Un debito di droga e la richiesta di un’altra dose di cocaina. Da qui la lite, le botte e la morte. È per questa ragione che poco prima di Natale, nella notte tra il 21 e il 22 dicembre, Sonia Nacci, 49 anni, di Ceglie Messapica, nel Brindisino, una persona fragile proprio a causa della tossicodipendenza, sarebbe stata picchiata a sangue e colpita con un martello da due uomini che a distanza di poco più di un mese sono stati arrestati dai carabinieri in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare. La vittima è morta in ospedale, per le conseguenze riportate alla milza. A distanza di poco più di un mese sono stati catturati i due presunti responsabili del pestaggio, padre e figlio di 40 e 20 anni, Giovanni e Christian Vacca, legati entrambi al mondo dello spaccio secondo quanto è emerso dalle indagini.

Entrambi rispondono di omicidio aggravato per aver “bloccato alle spalle” la donna e averla fatta cadere e sbattere con la testa per terra, per poi colpirla con calci e pugni e una mazza in ferro. La ricostruzione della vicenda non è stata semplice per gli investigatori, i carabinieri della compagnia di San Vito dei Normanni. Coordinati dal pm Raffaele Casto hanno effettuato accertamenti mirati. Sono partiti da alcune testimonianze, hanno poi chiuso il cerchio grazie alle intercettazioni telefoniche disposte. Il provvedimento restrittivo porta la firma del giudice per le indagini preliminari Vittorio Testi.

La vicenda ha inizio nel cuore della notte del 21 dicembre. Attorno alle 2 giunge una chiamata al 118. È il figlio di una donna che chiede aiuto. La madre era uscita di casa, poche ore prima, ed era tornata in condizioni preoccupanti. Aveva i capelli fuori posto, ha ricordato il ragazzo. Ma soprattutto lamentava forti dolori al fianco. Aveva detto di voler aspettare, prima di contattare i soccorsi. Poi era stata lei stessa a ritenere indispensabile l’arrivo di un’ambulanza. Sonia Nacci aveva riferito di essere stata aggredita da tre persone. Ma aveva anche detto di non conoscerne i nomi. Era stata portata all’ospedale di Francavilla Fontana prima, trasferita a Taranto poi dopo un delicato intervento chirurgico. È morta nel nosocomio del capoluogo ionico.

La procura di Brindisi ha disposto l’autopsia. Dall’esame è emerso che erano state le lesioni subite, compatibili con l’utilizzo di un arnese da carpentiere, a provocarne il decesso. I militari dell’Arma si sono messi al lavoro per definire ogni dettaglio. Ed è emerso che la 49enne aveva chiesto alla moglie di uno dei due indagati una fornitura di droga che non le era stata concessa in ragione di un debito pregresso. Da qui una lite, poi il pestaggio ad opera dei due uomini, secondo gli inquirenti.

Una reazione “furiosa”, scrive il gip nell’ordinanza di custodia cautelare, aggravata “dalla consistente perdita economica da loro subita pochi mesi prima, a seguito del rinvenimento e del sequestro di oltre 8mila euro in contanti nella loro abitazione unitamente a un foglio manoscritto su cui era appuntata la contabilità del loro traffico illecito”. Secondo il giudice i due indagati sono avvezzi “all’uso della violenza per risolvere le problematiche inerenti allo spaccio”. Sono difesi dall’avvocato Cosimo Deleonardis e saranno interrogati nelle prossime ore. L’arma ritenuta dagli inquirenti quella utilizzata per il delitto, una mazzetta da muratore, è stata sequestrata insieme a due telefonini.

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