Un focolaio è scoppiato dentro un Rsa di Adelfia, in provincia di Bari, coinvolgendo una persona su 4 tra quelle che frequentano la struttura. Venerdì 22 gennaio sono risultati positivi asintomatici in 28 tra anziani e operatori sanitari. Il tutto a sette giorni dalla somministrazione della prima dose del vaccino. Un “arrivo”, quello del siero anti-Covid, che l’Rsa Casa Caterina aveva deciso di festeggiare con musica e balli. “Per noi era davvero una festa, il regalo che i nostri nonni avevano chiesto alla Befana”, dice il direttore sanitario della struttura Nicola Dellino, anche lui risultato positivo, che precisa “il vaccino non ha niente a che vedere con i contagi”. Come noto, il vaccino garantisce una copertura efficace almeno nello sviluppo dei sintomi una settimana dopo la seconda iniezione.

Dei 28 attualmente positivi, 15 sono operatori sui 35 della struttura, e 13 sono anziani sui complessivi 75 ospiti. Tutti in ogni caso, al momento, sono asintomatici. Gli ospiti positivi sono stati isolati in un’apposita ala della casa di riposo e sono costantemente monitorati. Nella Rsa Casa Caterina mai, dall’inizio della pandemia, si erano registrati casi positivi. “Gli anziani e i dipendenti sono stati costantemente sottoposti a screening, prima test sierologici, poi antigenici e ora molecolari. Abbiamo fatto in questi 11 mesi più di mille tamponi”, aggiunge Dellino, che per ovviare all’assenza dei dipendenti in quarantena ha già provveduto all’assunzione di altro personale per l’assistenza agli anziani.

In merito all’episodio, l’epidemiologo e assessore alla Sanità in Puglia Pierluigi Lopalco spiega che “secondo quanto detta qualunque manuale di vaccinologia, di fronte all’assenza di sintomi, il vaccino, sia la prima dose che il richiamo, può essere somministrato”. Infatti, aggiunge “non andiamo a fare il tampone prima di fare il vaccino”. “Normalmente nel corso di una campagna vaccinale un portatore di una qualunque infezione, se non ha sintomi, si vaccina”. Cioè “la controindicazione a somministrare un vaccino è legata alla presenza di una malattia febbrile in atto”.

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