Ho appena finito di ascoltare il discorso di Giuseppe Conte al Parlamento. Premetto, ritengo che il Presidente del Consiglio sia la persona più indicata a gestire il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, per l’utilizzo di enormi risorse che arriveranno per merito del suo governo e delle sue personali visite a Bruxelles. Ho letto l’ultima versione del Pnrr e le linee guida che la Commissione ha emanato per la sua redazione. I capisaldi identificati dalla Commissione sono quattro, e uno riguarda la transizione verde e digitale.

La transizione verde prevede sei pilastri:
1 – mitigazione del cambiamento climatico,
2 – adattamento al cambiamento climatico,
3 – protezione e uso sostenibile delle risorse acquatiche e marine,
4 – transizione all’economia circolare,
5 – prevenzione e controllo dell’inquinamento,
6 – protezione e restauro della biodiversità e degli ecosistemi.

La Natura (in termini di biodiversità ed ecosistemi) non è presente nell’ultima versione del Pnrr e non è stata menzionata nel discorso di Conte. Il PdC si dichiara disponibile a prendere in considerazione modifiche e miglioramenti, però sarebbe bene, prima di tutto, ascoltare quel che chiede la Commissione.

Un piano da più di 200 miliardi deve soddisfare tutte le prescrizioni richieste: la Commissione non ama farsi prendere in giro. Nel Pnrr non ci sono misure dirette di protezione e restauro della biodiversità e degli ecosistemi, il pilastro 6 della transizione verde. Come anche mancano la Protezione e l’uso sostenibile delle risorse acquatiche e marine, il pilastro 3 della transizione verde.

Ma c’è di più, tra quello che manca. Una delle missioni identificate dall’Unione europea per implementare la transizione verde chiama Salute degli Oceani, dei Mari, delle Acque Costiere e Interne. Questa missione manca nelle missioni del Pnrr.

Ho fatto parte del comitato scientifico nominato dalla Commissione per supportare questa missione con principi e linee guida. Sono sconcertato nel vedere come non sia presa in alcuna considerazione in un paese con 8.500 km di coste. È evidente che chi ha redatto il piano non ha letto con attenzione le linee guida, oppure non ne condivide le priorità. Potremmo tornare a Bruxelles e dire: voi ci chiedete di spendere una parte di questi fondi per obiettivi che riguardano la protezione della biodiversità e degli ecosistemi, con particolare riguardo al mare, ma questo per noi non è prioritario: vogliamo fare altro. Biodiversità ed ecosistemi saranno protetti indirettamente dalle ottime scelte che faremo nei campi che li potrebbero interessare.

La Commissione, però, potrebbe rispondere: la sostenibilità, come previsto dal New Green Deal, implica che la crescita del capitale economico non possa avvenire con l’erosione del capitale naturale; come pensate di verificare la sostenibilità di quel che proponete se non prendete in considerazione il capitale naturale, inteso come biodiversità ed ecosistemi?

Non si può gestire quel che si ignora.

Una significativa porzione di elettori ha capito che la sostenibilità è il futuro, così come lo ha capito la Commissione presieduta da Ursula Von Der Leyen. Ma non trova riscontro alle proprie aspettative sul “mercato” politico. La destra non mostra sensibilità ambientali, e privilegia il capitale economico. La sinistra pensa al capitale umano, ma non al capitale naturale. Il primo Grillo era sensibile a istanze di sostenibilità, ma pare siano state dimenticate, altrimenti biodiversità ed ecosistemi sarebbero nel Pnrr, vista la solida presenza del M5S nel governo.

C’è tempo per rimediare. Il partito che proporrà di soddisfare i requisiti dimenticati potrà dire di avere a cuore lo stato dell’ambiente, a differenza di tutti gli altri. Ho avuto una particina a livello europeo nella definizione degli obiettivi di sostenibilità, con la redazione di documenti strategici sulla sostenibilità marina su incarico della Commissione, sul futuro della ricerca marina europea in un’ottica di sostenibilità e sulla messa a punto di linee guida sulla pianificazione spaziale marina e marittima attraverso il coordinamento di un progetto europeo sull’istituzione di reti di Aree Marine Protette e Piattaforme Eoliche Offshore in Mediterraneo e Mar Nero.

Questi modesti contributi, assieme ad altri ben più sostanziosi, hanno portato alla definizione delle linee guida per la redazione del Pnrr, che rispecchiano in tutto e per tutto le posizioni in cui mi riconosco. E che non trovo nel Pnrr nella sua forma attuale. Attuare la transizione ecologica senza l’ecologia fa a pugni con la logica.

Non seguire queste indicazioni ci espone al rischio di veder rifiutare la nostra proposta e priva l’elettorato di una possibilità di scelta di voto basata sul riconoscimento dell’urgenza di politiche di riforma dei sistemi di produzione e consumo in un’ottica di sostenibilità. Riusciremo prima o poi ad avere un partito che finalmente si occupa del capitale naturale?

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