La variante inglese frena l’Austria che non allenta le misure anti-covid e prolunga il lockdown di due settimane. Il cancelliere austriaco Sebastian Kurz ha annunciato che la chiusura nazionale verrà estesa a causa della diffusione nel paese della versione inglese del covid. La riapertura delle attività nel Paese è ora prevista per l’8 febbraio con l’implementazione di severe misure restrittive, ma solo se il numero di nuovi casi segnalati giornalmente diminuirà in modo significativo.

Inizialmente, l’allentamento del lockdown era previsto per il 25 gennaio. Secondo i primi test, però, la variante inglese è già relativamente diffusa in Austria, e gli esperti hanno raccomandato di non abbassare la guardia. Al contrario, la distanza da rispettare tra le persone è aumentata da 1 a 2 metri e le mascherine Ffp2 devono ora essere indossate obbligatoriamente sia nei negozi che sui mezzi pubblici.

“Abbiamo ancora due o tre mesi difficili davanti a noi”, ha detto Kurz secondo il quale aprire adesso sarebbe “un’incoscienza”, se non addirittura “negligenza“. L’obiettivo sarebbe di riaprire dall’8 febbraio tutti i negozi, nonché parrucchieri e musei, nel rispetto di rigide condizioni. Dovrebbero invece aspettare fino a fine febbraio i settori di turismo e gastronomia: a metà mese verrà valutata l’opportunità di un’apertura a marzo.

Per quanto riguarda le scuole, il ritorno alle lezioni in presenza slitta a dopo le Semesterferien, cioè le vacanze di febbraio, quando riprenderanno in modo scaglionato: Vienna e la Bassa Austria dovrebbero riprendere le lezioni in presenza l’8 febbraio; Alta Austria e Stiria posticipano di una settimana le vacanze e tutte le altre regioni riprenderanno la scuola in presenza il 15 febbraio.

LONDRA STUDIA GLI HOTEL COVID PER CHI VIAGGIA –Di contro la madrepatria della variante, il Regno Unito, sta valutando di mettere in quarantena tutti i passeggeri in arrivo in Gran Bretagna, dove si parla di appositi hotel i cui costi sarebbero a carico dei viaggiatori. Lo ha detto il ministro degli Esteri inglese, Dominic Raab, confermando un’indiscrezione del Sunday Times. Intanto da lunedì 18 gennaio tutti i passeggeri in arrivo nel Regno Unito dovranno mostrare un risultato negativo del tampone, oltre ad osservare un periodo di autoisolamento di 10 giorni.

Ma Londra vuole andare oltre, e secondo il giornale i ministri del Regno hanno già ordinato la messa a punto di piani per la creazione di questi hotel per le quarantene.
Il governo britannico ha “preso in esame tutte le possibilità“, ha detto Raab a Sky. Londra, scrive ancora il Sunday Times, seguirebbe così l’esempio dell’Australia e della Nuova Zelanda. Gli hotel utilizzerebbero la tecnologia Gps e le videocamere dotate di software per il riconoscimento facciale in modo da assicurarsi che i loro ospiti non violino la quarantena.

Raab ha inoltre promesso che ogni adulto nel Regno Unito riceverà la prima dose del vaccino contro il coronavirus entro settembre. “L’obiettivo è offrire una prima dose a tutta la popolazione adulta entro settembre”, ha dichiarato a Sky. Farlo più velocemente sarebbe ”fantastico”, ha aggiunto, “ma per ora questa è la tabella di marcia”. Raab spera inoltre che “con l’arrivo della primavera” alcune delle restrizioni possano essere “gradualmente” allentate in modo che il Paese possa “tornare alla normalità”.

La strada non sarà facile da momento che, secondo quanto dichiarato dal direttore del Servizio sanitario britannico (Nhs), Sir Simon Stevens in Gran Bretagna viene ricoverato un paziente covid “ogni 30 secondi”. Da Natale, ha spiegato, il numero dei pazienti ricoverati è arrivato a 15 mila, l’equivalente di 30 ospedali pieni. E domenica 17 gennaio il bollettino ha registrato 671 nuovi decessi per il Covid e 38.598 ulteriori contagi. Dall’inizo della pandemia, sono state 3.395.959 le persone risultate positive al Covid-19 in Gran Bretagna, mentre i morti sono stati 89.261.

E PECHINO COSTRUISCE OSPEDALI DI ISOLAMENTO – Intanto la Cina domenica 17 gennaio ha riferito di 109 nuovi casi confermati, due terzi dei quali nella provincia di Hebei a nord di Pechino, e nessun decesso. Nella provincia di Hebei il governo sta costruendo ospedali di isolamento con un totale di 9.500 stanze per arginare la risalita dei contagi. Da dicembre la Cina ha riportato centinaia di nuovi contagi. Sabato 16 gennaio la Commissione sanitaria nazionale ha attribuito la responsabilità dei contagi ai viaggiatori e a beni importati, che a suo dire hanno portato il virus dall’estero.

Dall’altra parte del mondo, invece, il Messico ha registrato oltre 20mila nuovi casi per il secondo giorno di fila, suggerendo un ulteriore aumento dei contagi in un Paese in cui in molte zone gli ospedali sono già in difficoltà. I casi confermati sabato sono stati precisamente 20.523, mentre venerdì 15 gennaio ne erano stati registrati 21.366. Si tratta circa del doppio giornaliero rispetto a una settimana fa. Solitamente nei fine settimana i dati calano, il che lascia immaginare che la prossima settimana i numeri saranno ancora più alti. I decessi registrati in 24 ore sono stati 1.219, quasi un record. Al momento il Messico ha complessivamente registrato 1,63 contagi e oltre 140mila morti.

PASSAPORTO VACCINALE SUL TAVOLO DEL CONSIGLIO UE – Intanto in Europa il passaporto vaccinale entra ufficialmente nel dibattito politico. La proposta, formulata dalla Grecia, è stata accolta con favore dal presidente del Consiglio Ue Charles Michel, che ne discuterà con i leader dei 27 giovedì prossimo in videoconferenza. L’idea di un certificato europeo per le persone vaccinate è stata lanciata dal premier greco Kyriakos Mitsotakis per ridare ossigeno al turismo.

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