Non è un caso se, già subito dopo le elezioni, il MoVimento 5 Stelle, in quanto primo partito di maggioranza relativa dell’allora costituendo esecutivo, nel portare avanti le consultazioni per individuare un possibile alleato di governo, chiarì subito una cosa: possibile un governo con il Pd su un’agenda politica di temi specifici, a patto che si tratti di un “Pd de-renzizzato”.

Venivamo infatti dalla precedente legislatura in cui avevamo avuto modo di conoscere, da opposizione, l’operato di Renzi come presidente del Consiglio, e non ci era piaciuto quello che avevamo dovuto combattere e denunciare. Innanzitutto nel merito, dal “Salva-Banche”, che metteva al riparo gli interessi dei banchieri e all’angolo le istanze dei risparmiatori, fino allo “Sblocca Italia”, che destinava i nostri territori ad una nuova ondata di cemento e i nostri mari ed ecosistemi ad essere martoriati da nuove trivellazioni che oltretutto avrebbero devastato le economie locali senza portare nessun valore aggiunto alle imprese del posto. Ma soprattutto non ci era piaciuto il metodo di una gestione personalistica, sempre e costantemente alla salvaguardia del proprio ruolo da ‘prima donna’, a qualsiasi costo. A costo di sacrificare sull’altare del proprio ego gli interessi del Paese e del suo stesso partito e gruppo politico.

Oggi, all’interno di un contesto nazionale vessato dalla pandemia globale, assistiamo, drammaticamente, alla stessa dinamica: un intero popolo allo stremo in balìa delle esigenze di visibilità di un singolo individuo.

Per questo oggi ribadire piena fedeltà e sostegno al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e al progetto politico condiviso per il quale Conte è stato scelto, trovo che, in fondo, potrebbe essere una grande opportunità: non tanto quella di far ricompattare il M5s, che invece dà il meglio di sé quando riesce a convogliare le proprie energie sugli stessi temi e obiettivi più che sull’affermazione o eliminazione di un dato personaggio politico, quanto quella di porre fine una volta per tutte, non alle velleità di Renzi, che aprendo la crisi di governo ha celebrato da solo il proprio funerale politico, quanto al “renzismo” e a quella malsana abitudine di anteporre la propria immagine al Bene Comune, che di recente, da Salvini a Renzi, si è rivelata essere il tratto distintivo che accomuna i due ‘Matteo’.

Questo è lo scatto in avanti che questa crisi di governo, innescata dentro questa crisi epocale, può far fare alla politica ed ogni parlamentare che da lunedì, 18 gennaio, sarà chiamato a votare la fiducia a Conte e a quella roadmap con cui il governo potrà portare avanti tutti i provvedimenti necessari a fronteggiare la pandemia Covid-19 e a gettare le basi per ripensare all’#ItaliaCheVerrà.

#ConTe

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