Sold out già dalla mattina, il ristorante Dar Bottarolo a Tor Marancia è uno dei pochissimi locali a Roma ad aver accolto i clienti nonostante i divieti, per aderire alla campagna “IoApro”. “A chi mi chiama irresponsabile vorrei chiedere cosa cambia lavorare a pranzo per poi ripetere le stesse modalità a cena?” si domanda il gestore Giancarlo Gilardini. Tuttavia, nella serata saltano le misura di sicurezza sanitaria e tra i tavoli c’è chi brinda tutti insieme “alla libertà”. “Bisogna rispettare il diritto alla libertà del cittadino” ribadisce un’avventrice. E prosegue: “Tutti parlano di pandemia, ma mi guardo in giro e morti per la strada non ne vedo”.

L’azione di protesta potrebbe far scattare sanzioni salate sia nei confronti dei gestori sia dei clienti. Un rischio che nel corso della giornata di venerdì ha drasticamente ridotto la lista dei bar e dei ristoranti aperti a cena nella Capitale. Dar Bottarolo continuerà la sua protesta rimanendo aperto anche nei prossimi giorni, quando il Lazio diventerà zona arancione. “Cercheremo di stare aperti il più possibile, fino a quando non ci chiuderanno” risponde Gilardi. “Non capisco perché siamo irresponsabili – ribadisce il ristoratore – Siamo cittadini italiani, imprenditori, lavoratori di piccole imprese e cerchiamo solo di lavorare”.

Non tutti i ristoratori hanno simpatizzato con questa forma di protesta. L’associazione IHN, Fipe, Fieper e Confesercenti hanno promosso la campagna #AbbassoeChiudo. “È un atto di responsabilità da parte degli imprenditori che hanno attività di somministrazione, vogliamo rispettare tutte le regole del dpcm” spiega Omar proprietario della Latteria Garbatella. Gli imprenditori hanno affisso sul proprio locale un volantino con le richieste dirette al governo: certezza sulla riapertura, indennizzi adeguati e affitti calmierati. “Chiediamo maggiore attenzione” commenta Roberto Stagnetta del ristorante Il focolare. E conclude: “Aiutateci”.

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