Il Tesoro sta intensificando i suoi sforzi per cedere la sua quota di maggioranza in Mps a UniCredit, con l’obiettivo di chiudere l’operazione all’inizio del 2021. Lo riporta Bloomberg, confermando indiscrezioni di stampa. Il ministero punterebbe a definire uno schema della vendita entro gennaio e raggiungere un possibile accordo con l’istituto di piazza Gae Aulenti entro la fine di marzo per portare l’operazione nelle assemblee primaverili delle due banche. Intanto giovedì il cda del Monte ha approvato il Piano Strategico 2021-25 che come da attese prevede migliaia di esuberi: gli organici si ridurranno di 2.670 unità, tenendo conto delle uscite tramite il ricorso al fondo di solidarietà, del turnover naturale e degli annunciati nuovi ingressi.

Il piano strategico prevede un ritorno all’utile nel 2023 dopo che il 2022 si chiuderà con un risultato netto in pareggio. Quanto all’anno in corso, il risultato sarà “impattato da oneri di ristrutturazione e da rettifiche di valore su crediti legate alla emergenza pandemica, ma con una attività commerciale in linea con quanto osservato nella seconda metà del 2020″.
I fabbisogni di capitale sono quantificati tra 2 e 2,5 miliardi.

Ora il Tesoro dovrà avviare un confronto con la direzione Concorrenza della Commissione Ue. Il documento, comunica la banca, è stato “elaborato ipotizzando iniziative strategiche coerenti con un sostanziale mantenimento dell’attuale modello operativo e dell’infrastruttura tecnologica della banca, al fine di non porre vincoli ad ipotesi aggregative“. E tenendo presenti gli impegni assunti dal Governo con la Ue e il dpcm del 16 ottobre 2020, “nel cui ambito – ricorda Mps – viene segnalato opportuno ‘avviare un processo di dismissione della partecipazione detenuta dal Ministero nel capitale sociale di MPS, da realizzare con modalità di mercato e anche attraverso operazioni finalizzate al consolidamento del sistema bancario”.

Alla cessione della banca a Unicredit si oppongono però i 5 Stelle e il Pd toscano, oltre ai sindacati, preoccupati che gli esuberi annunciati oggi possano raddoppiare, con la “deforestazione” bancaria di Siena e Firenze. “Il piano industriale di Mps rappresenta soltanto il primo tempo di una partita molto più complessa – rimarca il leader della Fabi, Lando Sileoni – nella quale incideranno la voglia, l’intenzione e la determinazione delle ‘parti interessate’ rispetto alle decisioni già prese della Banca centrale europea e della Commissione europea”, entrambe schierate per una fusione con Unicredit.

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