Dopo lo sgombero del Nuovo Cinema Palazzo, lo spazio sociale nel quartiere San Lorenzo, chiuso dalla polizia lo scorso 25 novembre, si riaccende la paura nelle occupazioni abitative della capitale. A essere maggiormente a rischio sono le persone che vivono in quegli stabili, circa una ventina, presenti nella lista stilata l’anno scorso dal Viminale e portata avanti dall’attuale prefetto di Roma, Matteo Piantedosi, che in un’intervista recente ha dichiarato: “Il Covid non fermerà gli sgomberi, perché la proprietà privata è sacra”. In cima all’elenco ci sono i due palazzi in viale del Caravaggio, di proprietà della famiglia Armellini, occupati sette anni fa, in cui vivono circa 400 persone, tra cui 70 bambini e per il cui mancato sgombero il Tribunale di Roma ha condannato il Viminale a risarcire la proprietà.

“L’emergenza sanitaria che stiamo vivendo è un motivo in più per temere questo momento – ha dichiarato Anna Sabatini, occupante di Caravaggio – non crediamo alle soluzioni alternative messe in campo, perché si parla sempre di centri di accoglienza per un po’ di persone e agli altri non rimane che la strada”. Secondo i medici dell’unità mobile di Intersos, che svolgono visite a domicilio in alcune occupazioni della città, gli sgomberi sarebbero una scelta gravissima: “Mettere ora le persone per strada senza dar loro la possibilità di accedere ai servizi igienici, porterebbe a un rischio maggiore di patologie infettive – fa sapere Antonella Torchiaro, coordinatrice e medico dell’ong – disgregare una comunità che si auto-aiuta in un periodo come questo, non sarebbe una mossa vincente, né dal punto di vista di sanità pubblica, né da un punto di vista di salute individuale”. A denunciare i danni provocati dagli sgomberi è anche Cristiano Armati dei Movimenti per il Diritto all’Abitare: “Non hanno mai ridato niente alla città, una volta mandate via le persone, i palazzi sono sempre rimasti vuoti”.

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