La villetta di Cogne, dove nel gennaio 2002 Annamaria Franzoni ha ucciso il figlio Samuele, verrà messa all’asta. Il 19 febbraio 2021 si terrà l’apertura delle eventuali offerte per l’acquisto della casa, che è stata messa in vendita nell’ambito di un contenzioso tra i coniugi Lorenzi e l’ex avvocato della donna, Carlo Taormina. Era stato proprio lui a chiederne il pignoramento per far fronte al mancato pagamento della sua parcella. Franzoni, infatti, come ha stabilito una sentenza civile passata in giudicato, gli deve oltre 275mila euro, “rivalutati in 450mila dalla corte”. È stato il Tribunale di Aosta, un mese fa, a disporre la vendita dell’immobile, dopo aver respinto a settembre le richieste di sospensione dell’esecuzione immobiliare da parte dei coniugi Lorenzi.

L’offerta minima per la villetta è di 626.475 euro. Si tratta – si legge nella perizia – di una “villa di pregio isolata su quattro lati” e “bifamiliare”: le due unità immobiliari “sono utilizzate dai proprietari quale seconda casa”. Inoltre “il fabbricato, nel suo complesso, risulta in ottime condizioni generali”. Il valore stimato della casa di Montroz è di 835mila euro: iniziali 950 mila euro a cui sono stati sottratti 115 mila per regolarizzare “difformità edilizie”. La “stima dei costi di regolarizzazione” tiene conto, tra l’altro, della mancanza di “comunicazione di fine lavori”, del “certificato di abitabilità” non richiesto, di una diversa suddivisione dei locali nel sottotetto e in un deposito interrato (entrambe sanabili) e di una scala in legno da rimuovere.

La casa di Montroz è dove il 30 gennaio 2002 fu ucciso il piccolo Samuele, delitto per cui la madre è stata condannata a una pena di 16 anni nel 2008. La pena si è ridotta a poco più di 10 anni di reclusione, grazie a tre anni di indulto e allo sconto per la buona condotta. Ai domiciliari dal 2014, Franzoni è libera dal 2019. All’epoca dei processi la villetta, che ora sarà venduta, fu al centro di innumerevoli perizie e scontri tra esperti di accusa e difesa, battaglie combattute dalle aule di giustizia ai salotti televisivi, ma anche luogo di misteri mai chiariti sulla dinamica dell’omicidio. Franzoni vi fece ritorno per qualche giorno subito dopo essere tornata in libertà, salvo poi trasferirsi sull’Appennino bolognese.

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