Mai così tanti iscritti al corso di formazione per nuovi volontari. Succede alla Croce Casalese di Casalpusterlengo, epicentro insieme a Codogno e agli altri comuni della Zona Rossa del Basso Lodigiano, della prima tremenda ondata di contagi di coronavirus in Italia. Qui il Covid ha picchiato durissimo a febbraio e marzo, quando se ne sapeva ancora molto poco, e nel giro di pochi giorni sono esplosi centinaia di casi. Ambulanze in servizio 24 ore su 24, soccorritori stremati che spesso, purtroppo, si trovavano di fronte ai propri concittadini in condizioni disperate: alcuni morti sull’uscio di casa, prima di poter essere caricati in ambulanza.

Nonostante tutta la paura e il dolore vissuto da questa comunità, così profondamente ferita dal Covid, la straordinaria notizia: in 42 si sono presentati al primo appuntamento del corso di formazione organizzato come ogni anno dai volontari della Croce Casalese, una delle 112 associazioni di Anpas Lombardia che, come tante altre realtà di volontariato, negli ultimi anni ha registrato numeri sempre più bassi di nuovi adepti.

“Sinceramente non ce l’aspettavamo, devo dire che mi sono emozionato quando la sera dell’inaugurazione del corso ho visto che continuava ad arrivare gente – spiega il giovanissimo presidente Davide Orlandi, 27 anni – Abbiamo anche avuto qualche difficoltà a sistemare tutti, per garantire il distanziamento. Ci aspettavamo nella migliore delle ipotesi una quindicina di persone, gli scorsi anni abbiamo viaggiato tra i 5 e i 10 nuovi iscritti all’anno, che sono un po’ pochi”.

Il corso di formazione, con le nuove norme, procede non più in presenza ma per via telematica e durerà circa un anno. Poi ci saranno i primi affiancamenti con le squadre di soccorso. Anche il presidente della Croce Casalese si è chiesto quanto il Coronavirus abbia influenzato questa eccezionale partecipazione. “Per questo corso sicuramente abbiamo fatto una campagna pubblicitaria non indifferente, sfruttando anche i social, abbiamo rafforzato i rapporti con Anpas Lombardia, che ha influenzato positivamente la gestione, dalle forniture alla consulenza sulla formazione – sottolinea Orlandi – Poi sicuramente anche il Covid ha influito perché con la situazione che c’è stata i media ci hanno dato uno spazio e una visibilità che prima non potevamo neanche immaginare. Improvvisamente da un giorno all’altro tutti hanno visto le immagini dei soccorritori del 118 impegnati sul campo, purtroppo in tanti se li sono trovati sotto casa, al lavoro. L’emergenza Covid ha dato coscienza di una realtà che forse prima veniva un po’ data per scontata”.

Gli iscritti al corso sono ex sindaci, professori universitari e di liceo, un ex carabiniere. Circa la metà sono giovanissimi, molti 20enni, tra di loro anche parecchi parenti di soccorritori. Dopo aver visto gli sforzi fatti dai propri cari durante l’emergenza della scorsa primavera, hanno deciso di dare il proprio contributo, accantonando paure e insicurezze.

“La decisione di partecipare al corso l’ho presa subito dopo l’esplosione del Covid. Ho potuto vedere da vicino l’impegno che ci ha messo mio fratello – spiega Alice Orlandi, sorella del presidente – Certo, un po’ di paura per il virus c’è, ma prevale la voglia di essere utili e di dare una mano nel concreto”.

“Mio papà è soccorritore da anni, mi ha sempre affascinata questo mondo e ora mi sono iscritta perché finalmente sono diventata maggiorenne. Penso sia fiero di me perché questa è una cosa a cui tiene molto anche lui – racconta Giorgia Soldati – Anche la situazione legata al coronavirus sicuramente mi ha spinta a dare di più. Quando è scoppiata l’emergenza qui nel Lodigiano e mio papà usciva in ambulanza avevo un po’ di paura perché all’inizio non sapevamo a cosa andasse incontro. Ma già lo scorso marzo mi sono fatta coraggio e tramite la Croce Casalese ho iniziato con un piccolo incarico. Portavo i tablet in casa di riposo per permettere agli anziani di fare le videochiamate con i parenti”.

Poi c’è Giorgia Bagnis, che studia infermieristica: “Con l’università siamo rimasti un po’ bloccati, soprattutto per quanto riguarda i tirocini e così ho iniziato a pensare a un modo per rendermi utile e fare esperienza sul campo. Tra i miei coetanei non è una scelta molto frequente, ma sicuramente cercherò di coinvolgere qualche amico anche se capisco che non è un tipo di volontariato semplice e che bisogna essere pronti psicologicamente”.

Tra le altre giovanissime neo iscritte al corso c’è anche Fatma El Sharkawi, 19 anni, di origini egiziane, che frequenta la scuola di operatore socio sanitario: “Secondo me questa pandemia un po’ ha risvegliato il senso di responsabilità, prima c’era più menefreghismo. Mi è capitato, in passato, di vedere persone che stavano male per strada e di chiamare l’ambulanza mentre gli altri passanti si giravano dall’altra parte. Adesso credo ci sia più sensibilità”.

C’è anche chi ha sentito l’esigenza di dedicarsi agli altri dopo un momento molto doloroso della propria vita. Carlo Vestiboli, ex Brigadiere Capo dei Carabinieri in pensione, ha iniziato a fare volontariato dopo la scomparsa dei propri genitori, morti lo scorso anno a distanza di 40 giorni l’uno dall’altra. “Quando mio papà e mia mamma erano ricoverati ho visto l’eccezionale lavoro dei volontari in hospice – racconta – e quando sono mancati ho deciso anche io di dare il mio contributo entrando nell’associazione Il Samaritano. Portavamo la merenda, facevamo qualche chiacchiera con i pazienti, ho imboccato un’anziana nella stessa stanza dove è morta mia madre. Mi ha sempre ripagato molto poter aiutare gli altri e durante il mio servizio nell’Arma le occasioni per prestare soccorso sono state parecchie. Penso non ci sia niente che possa arricchire di più che aiutare gli altri”. Quando con l’emergenza Covid tutte queste attività di volontariato sono state bloccate, Carlo non ha voluto fermarsi e ha subito cercato un altro modo per mettersi al servizio degli altri: il corso per volontari della Croce Casalese.

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