Il Codice rosso in un anno ha permesso l’apertura di 4mila indagini per i quattro nuovi reati di violenza di genere introdotti dal provvedimento: violazione misure di protezione per le vittime, costrizione al matrimonio, Revenge porn, sfregi permanenti. Di queste, mille inchieste sono solo sul Revenge porn che punisce la Diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti (art 612 ter cp). I dati, che riguardano il periodo tra il primo agosto 2019 e il 31 luglio 2020 (includendo quindi anche i mesi di lockdown), sono contenuti nel Rapporto del Guardasigilli Alfonso Bonafede sulle nuove misure. Il report è stato presentato oggi, alla vigilia della giornata contro la violenza sulle donne, dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, la ministra per le Pari opportunità Elena Bonetti e appunto il ministro della Giustizia. “E’ un primo tassello, ma i dati sui femminicidi ci dicono che il percorso da fare è ancora lungo”, ha commentato il premier. Mentre Bonafede ha ribadito: “La legge sul Codice rosso è una legge di civiltà, indispensabile per assicurare una tutela immediata alle vittime di violenza domestica e di genere”.

In totale, si legge nel documento, sono state aperte 3.932 indagini e, per quelle già concluse, in 686 casi è stata già formulata richiesta di rinvio a giudizio. Sono inoltre 90 i processi che si sono già conclusi (65 in fase di udienza preliminare e altri 25 in Tribunale) e nel complesso sono già state inflitte 80 condanne (compresi i patteggiamenti e i decreti penali). Altri 120 processi sono in corso in fase di dibattimentale. “Il dato corposo delle denunce e quello dei procedimenti già approdati alla condanna in primo grado”, si legge nel Rapporto del Guardasigilli, “consentono di rilevare l’utilità concreta dell’approccio procedimentale, basato sulla corsia preferenziale dell’ascolto, e della introduzione dei nuovi reati. Il dato complessivo delle richieste di rinvio a giudizio appare significativo dell’opportunità dell’intervento normativo del Codice Rosso, in mancanza del quale le gravi condotte tipizzate non avrebbero avuto risposta adeguata”.

Sono 82 le inchieste aperte per il reato di “Deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso”. In particolare: 35 sono state le richieste di rinvio a giudizio, 6 le richieste di archiviazione, 5 le sentenze emesse, di cui: 2 condanne con rito abbreviato, 1 condanna in Tribunale, 2 assoluzioni 2 processi conclusi in Tribunale, 1 ancora in corso. Con riferimento al reato di induzione o costrizione al matrimonio, sono 32 le inchieste aperte, di cui: 3 richieste di rinvio a giudizio 7 richieste di archiviazione, 2 processi in corso di svolgimento in Tribunale.

Per quanto invece concerne la ‘Violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa’, sono 2.735 indagini aperte, di cui: 527 richieste di rinvio a giudizio, 350 richieste di archiviazione, 74 sentenze emesse, di cui: 30 condanne con rito abbreviato 21 patteggiamenti, 18 condanne in Tribunale, 2 decreti penali di condanna 2 assoluzioni, 1 proscioglimento, 20 processi conclusi in Tribunale, altri 104 ancora in corso.

Viene inoltre segnalato il sensibile aumento – dell’11% – dei procedimenti iscritti per maltrattamenti contro familiari e conviventi catalogabili come violenza di genere nel periodo primo gennaio- 31 maggio 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019, “trend che può essere imputato alle misure di contenimento da lockdown che hanno portato a situazioni di convivenza forzata”. In particolare, fra agosto 2019 e luglio 2020 si è infatti registrato un incremento del numero dei procedimenti iscritti per il reato di maltrattamenti contro familiari e conviventi, passato da 36.539 a 40.726 (+11%). È, viceversa, emersa una diminuzione per le altre fattispecie di reato inasprite dal Codice Rosso, “addebitabile anche alle restrizioni di movimento e di relazioni sociali imposte dal lockdown: violenza sessuale -4%, corruzione di minorenne -10%, violenza sessuale di gruppo -17%, stalking -4%”.

Conte, nell’introdurre la presentazione dei dati, ha ribadito che “il Codice rosso non è la panacea”: “Alcuni dati mostrano che qualcosa comincia a funzionare meglio che in passato ma siamo consapevoli che il Codice Rosso non è la panacea. I dati sui dati dei femminicidi ci dicono che il percorso da fare è ancora lungo. Il Codice è solo un tassello fondamentale importantissimo che riguarda il momento in cui la violenza è già avvenuta: non basta“. E, Conte ha continuato: “Un intervento serio richiede tempo, un approccio sinergico e la consapevolezza che la strada per invertire darà i suoi frutti nel tempo ed è questa la strada che come governo, insieme ai ministri, ci impegniamo a percorrere”. Quindi ha continuato: “Poco più di un anno fa il Codice Rosso è diventava legge dello Stato. Parliamo di un insieme di norme scritte con il contributo fondamentale delle associazioni che da anni si occupano delle vittime di violenza di genere, per porre rimedio a una serie di limiti del sistema normativo che si era rivelato inadeguato. “In passato le donne che avevano trovato la forza di denunciare il loro carnefice rimanevano inascoltate, precipitavano in un abisso ancora più profondo e noi abbiamo voluto offrire alle vittime di violenze fisiche ma anche psicologiche la certezza di un aiuto, che le mani verranno afferrate, che ci sarà chi in tempi brevi si occuperà di loro e oggi a un anno dall’entrata in vigore del Codice Rosso e alla vigilia della Giornata internazionale per l’eliminazione delle violenza contro le donne è tempo di tracciare un primo bilancio della sua efficacia”.

Articolo Precedente

Parità di genere, sul lavoro la situazione italiana è migliorata ma distanze sono ancora nette: “Senza interventi serviranno 477 anni”

next