“L’Ordine dei medici dovrebbe ringraziarci per il richiamo, che è fatto a tutela della maggioranza dei medici che si comportano bene”. Il governatore Luca Zaia cerca di ricucire lo strappo, limitare le polemiche, lanciare messaggi di distensione ai medici di base del Veneto, piuttosto arrabbiati per la presa di posizione del dottor Paolo Rosi, da due settimane coordinatore del Comitato di crisi emergenza coronavirus. Il medico è incappato quasi subito in un problema. Ha infatti inviato una circolare interna invitando i servizi Suem a segnalare casi di medici di base che abbiano inviato al Pronto soccorso pazienti con poca febbre, senza effettuare una più approfondita analisi clinica. Il rischio, infatti, è quello di riempire di sospetti malati di Covid le strutture d’emergenza, evitando di effettuare lo screening primario. Il richiamo ha suscitato una levata di scudi, a cui Zaia ha cercato di porre rimedio durante la conferenza stampa nella sede della Protezione Civile di Marghera: “I medici di base sono irrinunciabili, una colonna portante della nostra sanità e fanno bene il loro mestiere. Poi, per colpa di qualcuno, viene screditata l’intera categoria. Ma al dottor Rosi avrebbero dovuto rispondere: ‘Grazie, vuol dire che ci difendi’”. Chissà se è riuscito a convincerli.

Facciamo un passo indietro. Cosa ha scritto Rosi al 118? L’intestazione era eloquente: “Segnalazione inadempienze medici di medicina generale”. Il testo: “Facendo seguito alle ripetute segnalazioni pervenute dalle Centrali operative del Suem, relative a pazienti affetti da iperpiressia e sintomi respiratori minori, che vengono invitati a rivolgersi al 118, dal medico di medicina generale senza che questi abbia provveduto ad alcun approfondimento clinico, si invitano i direttori delle Centrali operative a registrare i nominativi dei medici interessati ed a trasmetterli ai direttori del Distretto”. Lo scopo? “Dovranno provvedere alle opportune verifiche ed ai necessari provvedimenti atti ad evitare il ripetersi di tali comportamenti. Analoga segnalazione dovrà essere effettuata anche per eventuali casi riguardanti i medici del Servizio di Continuità Assistenziale”.

La categoria ha letto quelle parole come un attacco, un tentativo di schedatura, anche se il dottor Rosi aveva poi precisato: “Siamo abituati ad intervenire al primo allarme e visto che alcune centrali 118 hanno segnalato alcuni casi, ecco la circolare. Parliamo di casi sporadici, sottolineo, però noi ci teniamo ad intervenire per diversi motivi. Primo, per il paziente che ha diritto a trovare assistenza del proprio medico, e secondo per una tutela di tutti gli altri medici di medicina generale che svolgono il loro lavoro e rischiano la gogna perché qualcuno su Facebook scrive che il suo medico non risponde”.

La reazione è stata decisa, perfino con minacce di rivolgersi alla magistratura per diffamazione della categoria. “Si tratta di una disposizione inappropriata, non si può sparare nel mucchio, vanno fatti nomi e cognomi di chi non si comporta come dovrebbe”, ha dichiarato Domenico Crisarà, segretario regionale della Fimmg veneta, il maggiore sindacato di categoria. “Se ci sono comportamenti difformi da quelli contrattuali ed etici è chiaro che devono essere segnalati – ha aggiunto – è da una vita che lo diciamo, ma diciamo anche che vanno valutati assieme, non aprendo un clima di caccia alle streghe, di delazione, con comunicazioni general-generiche come quella di Rosi. Anche perché qualcosina da correggere ce l’abbiamo tutti”. E ha concluso: “Mi piacerebbe sapere cos’è successo durante l’estate: eravamo quelli che hanno fatto la differenza nella gestione dell’emergenza sanitaria rispetto al resto d’Italia, adesso sembriamo una professione di reietti”.

“E’ una lettera minatoria”, ha rincarato Maurizio Scassola, esponente della stessa associazione a Venezia. Bruno Di Daniel del sindacato Snami: “Siamo indignati, Rosi deve rispondere all’Ordine dei medici e non escludiamo di portare il caso in tribunale”. Ma anche la Federazione regionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri del Veneto ha fatto sapere che “valuterà le opportune iniziative, da attuare nelle sedi preposte, a tutela della professionalità e del decoro dei suoi iscritti”.

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