Sentenza “censurabile”, “ricognizione delle responsabilità penali (…) affatto condivisibile”, “la sentenza d’Appello presenta un vizio”. A scrivere così del processo sulla strage ferroviaria di Viareggio che ha portato a numerose condanne non sono gli avvocati difensori degli imputati che attendono il giudizio della Corte di Cassazione, ma un’analisi dell’Assonime, la lobby delle società per azioni. Tra gli imputati già condannati a pene tra i 6 e i 7 anni ci sono tre ex manager delle società del gruppo Ferrovie (l’ex ad Mauro Moretti è il più noto, gli altri sono Michele Mario Elia e Vincenzo Soprano), mentre il presidente dell’Assonime è Innocenzo Cipolletta che il giorno del disastro che provocò la morte di 32 persone era presidente di Ferrovie dello Stato. Un’assoluta garanzia di imparzialità, insomma. Lo studio dell’associazione è stato ripreso nei giorni scorsi da Repubblica e Sole 24 Ore. La diffusione del report e la sua pubblicazione avvengono a meno di un mese dall’udienza davanti alla Corte di Cassazione, fissata il 2 dicembre. Ma i due giornali non ne hanno fatto menzione.

Lo studio si concentra su un punto fondamentale: se si condanna Moretti, che all’epoca dell’incidente che squarciò la stazione di Viareggio era amministratore delegato di Ferrovie dello Stato, questo potrebbe diventare un precedente per il futuro. Più precisamente ci sarebbe il rischio che venga contestata la responsabilità oggettiva ai vertici delle società madri delle holding. Per Assonime però Moretti non può giuridicamente essere considerato amministratore di fatto anche delle società controllate e come tale non poteva “impedire l’illecito all’interno dell’organizzazione” di ogni società del gruppo Ferrovie.

Non solo: nell’analisi si legge che bisogna evitare “l’affermazione di forme di responsabilità oggettiva per il solo fatto di ricoprire un ruolo apicale all’interno del gruppo”. Gruppo, quello di Ferrovie dello Stato, che gli autori (anonimi) dello studio ricordano per ben due volte essere “un importante gruppo societario italiano, partecipato dello Stato”. Il messaggio è chiaro, tanto che Repubblica, che con un articolo riprende lo studio senza riferimenti ai tempi processuali, titola “Viareggio-FS, Assonime contro la sentenza: ‘Rischi per i vertici delle holding’”. Fa eco Il Sole 24 Ore: “Assonime: holding a rischio di stretta penale”.

I rischi, è sottinteso, ci sarebbero solo nel caso in cui la Cassazione confermasse la condanna a Moretti. Mettendo potenzialmente nei guai tutti gli amministratori delegati di tutte le holding operanti in Italia. Vale la pena ricordare che in particolare Moretti, secondo i giudici di Appello che confermarono la sentenza di primo grado, “deve essere dichiarato responsabile nella qualità di amministratore delegato di Ferrovie dello Stato per aver omesso di compiere interventi individuati” come idonei “per evitare il deragliamento del treno o quanto meno per evitare o ridurre le sue conseguenze catastrofiche. La condotta alternativa che egli avrebbe dovuto e potuto tenere – si legge ancora – consiste in particolare nel controllo delle modalità di svolgimento delle attività di trasporto delle merci pericolose, in relazione alla quale egli avrebbe dovuto assicurarsi che venissero applicate le migliori cautele possibili e quindi quanto meno il controllo della piena tracciabilità dei rotabili di proprietà di terzi e dei loro processi manutentivi, anche fornendo e imponendo una interpretazione corretta delle norme che eliminasse la prassi errata di non effettuare alcun controllo, neppure documentale” sui carri esteri circolanti “e che venissero previste misure precauzionali idonee in caso di mancanza di tracciabilità”.

Gli articoli di Repubblica, Sole 24 Ore e First Online (giornale online fondato e diretto da Ernesto Auci e Franco Locatelli, rispettivamente ex direttore ed ex caporedattore del Sole) non sono sfuggiti a Marco Piagentini, presidente dell’associazione dei familiari delle vittime della strage di Viareggio, Il mondo che vorrei, che nella catastrofe della Versilia perse la moglie Stefania Maccioni e due suoi figli, Luca e Lorenzo, di 4 e 2 anni.

“La tesi dell’associazione è l’assoluzione con formula piena – sottolinea Piagentini – Quello che ci deve far riflettere sono i tempi cronometrici di soccorso (alla vigilia della Cassazione) e un certo disinteresse per i responsabili delle società controllate (Rfi e Trenitalia), gli ad Elia e Soprano, anch’essi condannati. Pur avendo letto attentamente e lentamente la difesa a sostegno del Cavaliere del lavoro Mauro Moretti, non entreremo nei dettagli poiché sarà compito e competenza di altri sulla base delle impugnazioni e memorie presentate”. Tuttavia Piagentini, che nell’incendio provocato dal deragliamento del treno riportò ustioni che hanno causato ferite permanenti, si chiede ancora: “Perché viene utilizzata una siffatta Associazione per uno studio talmente elaborato da essere ritenuto una vera e propria consulenza tecnicamente… politica?”.

Per uno dei legali dei familiari, Tiziano Nicoletti, quel documento ha due facce. “Da un lato il livello tecnico e l’approfondimento di quello studio è alto, dall’altro però si tralasciano tutta una serie di prove, di leggi, di situazioni che sono emerse nel processo e, se si potesse replicare, entrerebbero completamente in contraddizione con quello che è scritto. I processi si fanno in tribunale, non con gli articoli così. È brutta anche la tempistica: a poche settimane dal processo di Cassazione, uscire con una difesa a spada tratta di quel tipo”.

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