Dalla ferma volontà di conservare e recuperare le tante testimonianze storiche, archeologiche, architettoniche e paesaggistiche delle aree interne, un unicum che solo l’Italia può vantare, e consapevoli della contestuale necessità di invertire la tendenza allo spopolamento, nasce nel 2019 una lunga riflessione in Italia Nostra che si conclude con un documento organico, il “Piano Nazionale per il Restauro, messa in Sicurezza, Ripopolamento e Riuso del Patrimonio storico architettonico e urbanistico dei centri storici dei piccoli paesi e dei Borghi con priorità per le aree interne e marginali a maggior rischio sismico”, più semplicemente “Piano Borghi”.

Elaborato avvalendosi di specialisti delle molte discipline e settori economici interessati interni ed esterni all’Associazione, il Piano scaturisce, ben prima del crescente interesse verso i Borghi determinato dalla pandemia, dalla obiettiva necessità di salvaguardare e recuperare materialmente e socialmente le aree interne, poiché rappresentano una vera e propria ricchezza diffusa, spesso ignorata e sottovalutata, anche in termini economici e attrattivi.

Garantire la conservazione e il restauro dei caratteri storico-architettonici, ambientali e paesaggistici e la sicurezza antisismica e idrogeologica sono le condizioni preliminari imprescindibili, sia per fermare lo spopolamento e favorire il reinsediamento, sia per mantenere l’attrattività dei Borghi nel loro carattere identitario. Interventi poco rispettosi del patrimonio storico, ambientale e paesaggistico determinerebbero infatti automaticamente una perdita di valore e quindi di attrattività specie sotto l’aspetto turistico-culturale, come avvenuto con la scadente edilizia, sia sotto l’aspetto architettonico che strutturale, degli anni ’60 e ’70.

Consapevole delle difficoltà e complessità attuative, Italia Nostra nel Piano Borghi individua alcuni aspetti qualificanti in sintonia con la Strategia Nazionale Aree Interne, con l’Agenda Onu 2030 per uno sviluppo sostenibile, con l’Agenda del Controesodo dell’Anci sui piccoli comuni e con le recenti dichiarazioni della Presidenza dell’Unione Europea riguardo la necessità di un nuovo progetto culturale per l’Europa con la “con-creazione di strategie sul patrimonio culturale” quali motori di ripartenza post Covid.

Il primo punto saliente del Piano Borghi, fermi restando la conservazione e il restauro, è il coordinamento di tutti i canali di finanziamento esistenti, per garantirne un’immediata operatività, ribaltando la consueta logica secondo la quale, dato un finanziamento, si propone un qualunque intervento pur di ottenerlo, pianificando invece un progetto organico di consolidamento, restauro e adattamento e su di esso far confluire più canali di finanziamento.

Tra questi si ricordano, tra gli altri, il Sisma bonus e l’Ecobonus con gli indispensabili correttivi tecnici e urbanistici in quanto strumenti difficilmente applicabili ed efficaci nel complesso tessuto storico dei borghi e dei centri storici minori. Ci può essere inoltre la possibilità di utilizzare i fondi del Recovery Fund e quelli di Banca Depositi e Prestiti e, tra quelli privati, fondi assicurativi, bancari, di fondazioni private, associativi.

Non bisogna neanche dimenticare che gran parte dei Borghi ricade all’interno del sistema dei Parchi naturali nazionali e regionali, che rappresenta oltre il 10% del territorio nazionale. Proprio la legge quadro sulle Aree protette, all’art.7, tra le misure di incentivazione alle quali è attribuita priorità nella concessione di finanziamenti dell’Unione europea, statali e regionali, prevede ai primi due punti proprio il restauro dei centri storici ed edifici di particolare valore storico e culturale e il recupero dei nuclei abitati rurali.

Un altro punto saliente del Piano è promuovere azioni per favorire il reinsediamento nei Borghi attraverso il mantenimento dei servizi di base ove presenti e la loro riattivazione ove non più presenti; favorendo l’associazione di Comuni per i servizi di medio livello e per la dotazione di infrastrutture informatiche necessarie per il lavoro a distanza e di infrastrutture fisiche con preferenza verso la mobilità su ferro, per garantire l’accessibilità ai servizi di livello superiore; infine fiscalità di vantaggio.

Parallelamente si prevede il sostegno all’agricoltura biologica e di nicchia, nonché all’allevamento tradizionale, già oggi in espansione, favorendo anche in questo caso la contestuale conservazione e recupero del paesaggio agrario (costruito nel significato tedesco del termine ackerbau, ovvero “costruito” e “coltivato”) alterato da interventi recenti, anche in riferimento al Registro nazionale dei paesaggi rurali di interesse storico, delle pratiche agricole e delle conoscenze tradizionali, istituito dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali con decreto del 2012.

Ritenendo infine indispensabile un coordinamento generale e linee di indirizzo tecnico-operative univoche, sia per evitare disparità di trattamento che per promuovere procedure e tecniche di intervento e infine per garantire la qualità degli interventi, il Piano Borghi prevede la costituzione di una Struttura di Missione interministeriale (Mibact, Mit, Mef) “dedicata” presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, dotata di personale adeguatamente formato, con la funzione, appunto, di coordinamento e indirizzo di Unità Tecniche Regionali e Tecnico Finanziarie Comunali anch’esse da formare adeguatamente agli obbiettivi del Piano.

Il Piano Borghi pertanto è un programma a breve, medio e lungo termine di conservazione e restauro del patrimonio storico architettonico e paesaggistico, di ridistribuzione della popolazione in favore delle aree interne, che possono offrire condizioni di vita più salutari e a misura d’uomo, con il contestuale rilancio virtuoso dell’economia, soprattutto della filiera dell’edilizia nel post pandemia a favore delle piccole e medie imprese diffuse sul territorio, che notoriamente sono l’ossatura economica d’Italia.

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