Pur essendo l’Australia formalmente una monarchia ed Elisabetta la nostra regina, devo dire che l’attenzione politica dei cittadini australiani in fatto di politica estera si focalizza molto maggiormente sugli Stati Uniti (che hanno un peso geopolitco infinitamente superiore in questa regione) e sui nostri vicini neozelandesi. La Vecchia Europa fa poca notizia, qui. E devo ammettere che seguire in parallelo le due campagne elettorali di questi paesi è stata un’esperienza antropologica affascinante.

Mentre Joe Biden e Donald Trump battagliavano con accuse e insulti di ogni tipo durante i dibattiti televisivi e attraverso i social media, in Nuova Zelanda due donne stavano dando una dimostrazione di civiltà, educazione e disciplina politica da far impallidire tutti noi maschietti. Di Jacinta Ardern ho già scritto in passato. Una fuoriclasse assoluta.

Eletta primo ministro a 37 anni, è la seconda donna nella storia a partorire essendo a capo di un governo. Ha vinto nettamente le elezioni pur venendo da un primo mandato di governo funestato da un attentato terroristico di un suprematista bianco contro una moschea e un centro islamico (51 morti), l’eruzione di un vulcano che ha ucciso 17 persone e una pandemia globale, cui l’Ardern ha risposto in modo magnifico al punto che la Nuova Zelanda si può tranquillamente dichiarare Covid-free ad oggi, avendo visto la morte di “sole” 25 persone a causa del virus e un numero di casi attivi pari a 73 secondo i dati odierni.

La sfidante della Ardern, Judith Collins (partito conservatore), è stata accusata di non aver fatto una campagna elettorale scintillante, non essendo stata in grado di presentare una linea politica forte come si attendeva il suo elettorato. Non sta a me giudicare se sia vero o falso. Quello che mi rimarrà impresso per il resto dei miei giorni è la frase che la Collins ha pronunciato durante il dibattito finale, quando le è stato chiesto un commento generale sulla Ardern. La sua risposta è stata: “Indipendentemente dalla nostre differenze politiche, io ammiro Jacinda per l’impegno e la passione che ha mostrato nel coprire questo incarico. E’ una cosa che rappresenta un grande esempio per tutti”. Senza parole.

La Ardern dopo la vittoria ha formato il nuovo Gabinetto di governo. 20 ministri, tra cui otto donne, 5 Maori (tra cui la nuova ministra degli Esteri Nanaia Mahuta, il cui volto è abbellito da uno stupendo moko, il tatuaggio sul viso tipico della tradizione Maori) e tre ministri appartenenti alla comunità Lgbt, fra cui Grant Robertson, primo uomo gay nella storia a ricoprire il ruolo di Deputy Prime Minister. Niente di sorprendente per un paese che – ricordiamolo – fu il primo a concedere alle donne il diritto di voto nel lontano 1893. Contate che nella civilissima Italia il suffragio universale fu istituito nel 1945!

In Italia siamo ancora in attesa di un Presidente del Consiglio donna e ci ricordiamo gli abusi cui sono stati sottoposti parlamentari e ministri non facenti parte del mainstream a causa dei loro orientamenti sessuali (Nichi Vendola) o colore della pelle (Cécile Kyenge). Siamo i soli ad avere questo invidiabile primato di non aver mai avuto una donna a capo del Governo? No, se può servire di consolazione. La Spagna è nella stessa situazione, e la Francia deve ancora eleggere un Presidente della Repubblica donna. Anche la progressista Australia, che ha avuto un solo primo ministro donna nella sua storia (Julia Gillard), si trova oggi governata da un Gabinetto di 22 ministri, di cui solamente 6 donne.

Insomma, non serve vivere negli Usa e ascoltare Trump con la sua orrenda misoginia per immaginarsi di vivere nel secolo scorso. Abbiamo fulgidissimi esempi nella civile e progressista Europa. Ed è per questo che Jacinda Ardern e il suo nuovo Gabinetto fanno notizia in tutto il mondo. Loro non sono speciali, fanno solo ciò che dovrebbe essere la norma in ambito politico, così come lo è in ambito aziendale e in ogni altro settore della vita civile. Ma vista la situazione di molti altri Paesi (senza arrivare agli estremi russi e cinesi), conquistano le prime pagine dei giornali di tutto il mondo. Ed è questo l’aspetto triste che dovrebbe farci riflettere.

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