Nelle ultime settimane due paesi che mi porto nel cuore (Italia e Nuova Zelanda) hanno vissuto, con intensità e conseguenze assai diverse, vere e proprie tragedie. Il 15 marzo a Christchurch un commando di quattro persone, guidato dall’australiano Brenton Tarrant, ha fatto fuoco sui fedeli radunati in due moschee, assassinando 50 persone. Pochi giorni dopo Ousseynou Sy, autista di origini senegalesi ma cittadino italiano da 17 anni, ha dirottato lo scuolabus da lui guidato a San Donato e, dopo aver legato i 51 bambini presenti a bordo, ha provato ad incendiare il mezzo. Strage solo sfiorata grazie al pronto intervento delle forze dell’ordine.

Due storie in parte simili, con un elemento in comune che salta subito all’occhio. Gli attentatori/terroristi provenivano da paesi diversi da quelli in cui si è svolto l’attacco. Tarrant, australiano che uccide in Nuova Zelanda; Sy, senegalese che tenta una strage in Italia.

Purtroppo le similitudini finiscono qui: molto tristemente per l’Italia, mi verrebbe da dire. La maniera di affrontare ed elaborare il lutto con cui la Nuova Zelanda sta impartendo lezioni di civiltà al mondo intero è assolutamente fenomenale. Continuo a leggere articoli che sottolineano l’enorme leadership mostrata dal Primo Ministro neozelandese Jacinda Ardern (guardacaso una donna, tema su cui riflettere in un paese come l’Italia che deve ancora vivere l’ebrezza di un Presidente del Consiglio al femminile) e ne decantano la sua compassione verso la comunità musulmana, così come la sua pronta azione politica – come per esempio la proposta di norme più restrittive per il possesso di armi – per evitare altri massacri in futuro. Quello che a me ha colpito moltissimo è che in nessuno dei suoi discorsi la Ardern abbia mai fatto un minimo riferimento all’origine dell’attentatore, tracciando una linea divisoria tra il suo paese e “gli altri”.

Immagino che qualcuno stia pensando che in fondo Australia e Nuova Zelanda sono quasi la stessa cosa… Non è proprio così. Esiste una rivalità molto forte tra i due paesi (simile a quella tra noi ed in francesi) e gli Australiani hanno sempre avuto la tendenza a considerare i neozelandesi con un certo senso di superiorità. Quale migliore occasione per i kiwi di rivalersi, sottolineando come il più ferale attentato del loro paese fosse stato preparato da un australiano? Ed invece nulla, proprio perché di fronte al dolore ed alla tragedia si cerca di capire, curare e prevenire indipendentemente dal colore della pelle. Brenton Tarrant era uno squilibrato mentale, così come Sy. Uno bianco e l’altro nero. Full stop.

In Italia invece il dibattito attorno alla tentata strage di San Donato è puzzato di marcio e stantio fin dal primo secondo, ed è montato giorno per giorno nella maniera più assurda – per non dire ridicola – che si potesse immaginare. Perché se uno arriva dall’Africa deve essere per forza un selvaggio abituato ai riti tribali. Cui neppure 17 anni nella civilissima Italia hanno insegnato le buona maniere, ohibò! Strano che una nazione che ha inventato ed esportato in tutto il mondo mafia, camorra, ndrangheta, sacra corona unita, Tangentopoli etc. non sia riuscita ad educare come si deve il “terrorista” Sy…Per non parlare di colore che si appellano ad un divieto totale di ingresso in Italia per tutti gli africani (o vale solo per i senegalesi?) a seguito di questo episodio. Ma come? Proprio noi che nei paesi dove siamo emigrati in massa (Stati Uniti, Germania, Australia, per fare qualche esempio) abbiamo inscenato nel corseo degli anni sparatorie in strada, rese dei conti tra bande rivali, schemi criminali etc… Avrebbero dovuto espellere tutti gli italiani in seguito a questi episodi? Oppure vietare l’ingresso per i futuri emigranti? Se coloro che chiedono a gran voce a Salvini di fare il poliziotto ancora più duro di quanto già sia riuscissero a collegare il cervello e pensassero alle loro famiglie, sono sicuro che troverebbero qualche parente che vive in un paese dove gli italiani non sempre si sono comportati bene.

Che facciamo allora? Espelliamo tutti i senegalesi dall’Italia e nel frattempo prepariamo la stanza degli ospiti per far rientrare i nostri cari da New York o Stoccarda? Chissà se un giorno avremo la fortuna di poter eleggere politici di altri paesi per governarci… io la mia scheda per la Ardern la infilerei dritta nell’urna. Così finalmente avremo un Primo Ministro donna ed una persona che ragiona con testa e cuore, invece che con i – tanto sopravvalutati in questo periodo – huevos!

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