Rinviati a giudizio i vertici della centrale elettrica di Favignana. I due amministratori della Sea saranno processati con il rito ordinario, con l’accusa di inquinamento ambientale, per il perdurato sversamento di gasolio nella zona della centrale. Il rinvio a giudizio è stato disposto dal gup di Trapani Caterina Brignone, che inoltre ha riconosciuto tra le parti civili tre cittadini e il comune di Favignana. Un dato significativo, se si pensa che in questi decenni la centrale è stata un bacino elettorale della maggior parte dei sindaci eletti sull’isola. Saranno processati con il rito ordinario l’amministratore unico, il professore Filippo Giuseppe Accardi e il procuratore speciale della società, Elisabetta Bonsignore. Il processo inizierà il prossimo 2 febbraio davanti al Tribunale monocratico di Trapani. Nel corso delle indagini, i pm della procura hanno accertato “un inquinamento di dimensioni vastissime” a fronte di “misure di bonifica palliative“.

Il danno risale ad una crepa comparsa negli anni Ottanta su uno dei serbatoi interrati, in cui era custodito il gasolio necessario per alimentare la centrale termoelettrica. Un incidente trascurato per oltre quarant’anni e riconosciuto in un dossier perfino dai titolari della Sea, la società che gestisce la struttura. Il caso venne anche sollevato in consiglio comunale dal consigliere Michele Rallo, ambientalista in passato esponente di Legambiente sull’isola. La crepa – datata nel tempo – oggi ha causato un disastro ambientale “di dimensioni vastissime”, scrivono gli inquirenti. Tanto che – come accertato dagli agenti del Corpo forestale e della Guardia di Finanza di Trapani – se all’epoca l’area danneggiata si estendeva per 1.400 metri quadri, nel 2016 è cresciuta fino a 94mila. L’episodio era diventato uno dei misteri dell’isola, ormai da anni meta dei vip, quando una donna residente in una villa che costeggia la centrale, raccontò al Ilfattoquotidiano.it che “per 15 anni dai rubinetti di casa usciva gasolio invece di acqua”.

L’inquinamento ha danneggiato “in via progressiva le matrici ambientali costituite da acque sotterranee e suolo senza soluzione di continuità – si legge nella richiesta dei pm di Trapani – causando un deterioramento significativo e misurabile di vaste porzioni di territorio e delle acque sotterranee nonchè dell’equilibrio di un ecosistema compreso nell’Area Marina Protetta (Amp) delle Isole Egadi, di rilevante importanza per la presenza di flora e avifauna protetta, la cui bonifica è conseguibile solo con provvedimenti eccezionali”. La Procura a fine 2018 aveva chiesto il sequestro della società (finalizzato alla realizzazione della bonifica), ma il provvedimento venne annullato per un vizio di forma. In seguito alle indagini la centrale ha eseguito la “messa in sicurezza operativa della falda della centrale elettrica” ed è tuttora operativa.

*aggiornato da redazione web il 30/11/2020 alle 16.30

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