Materassini speciali, particolari sistemi pirotecnici e più in generale tecnologie utili a frantumare i massi senza rischi per nessuno. A Pantelleria la messa in sicurezza del costone che sovrasta il lago di Venere sarebbe dovuta passare da questo, almeno stando al progetto presentato dalle tre imprese che si sono aggiudicate, a inizio anno, un appalto da oltre due milioni di euro. Stando però ad alcune riprese girate qualche mese fa, non tutto sarebbe andato secondo i piani. Dalle immagini, infatti, si vedono alcuni operai lavorare – senza dispositivi di protezione individuali e anche senza maglietta – spingere i massi verso valle. I grossi blocchi di pietra rotolano fino a valle, fermandosi a pochi metri dalla strada che costeggia uno dei siti che più attirano i turisti che scelgono come meta l’isola siciliana.

“Non ero a conoscenza di questi fatti, per quanto i controlli spettino agli uffici sarei stato informato – dichiara il sindaco di Pantelleria, Vincenzo Campo –. Da parte mia posso garantire che l’impegno del Comune a garantire che i lavori vengano svolti correttamente è massimo, per questo avvieremo i controlli per accertare cosa esattamente sia accaduto”. Per l’appalto – i cui fondi sono stati stanziati dal Commissario straordinario per il rischio idrogeologico – l’ente locale ha nominato un direttore ai lavori e un responsabile per la sicurezza. “Sono dipendenti comunali qualificati e i sopralluoghi sono stati fatti, però non è pensabile che facciano da baby sitter a lavoratori che, se lasciati da soli, rischiano di mettere in sicurezza la propria e altrui incolumità”, continua Campo.

A volerci vedere chiaro, intanto, sono i deputati regionali di Attiva Sicilia, il gruppo nato all’Ars dalla scissione all’interno del Movimento 5 stelle. Partito, quest’ultimo, che guida l’amministrazione comunale a Pantelleria. “Le immagini lasciano estremamente perplessi – commenta il deputato trapanese Sergio Tancredi a ilFattoQuotidiano.it – È incredibile che sì effettuino lavori di questo genere senza alcun tipo di sicurezza. Stiamo preparando un’interrogazione parlamentare per capire i contorni di questa vicenda paradossale”.

Il consolidamento del costone roccioso rientra tra le opere finanziate dal Cipe nell’ambito degli interventi che fanno parte del capitolo siciliano del Patto per il Sud. L’iter burocratico è iniziato nel 2018 e si è concluso a inizio di quest’anno. Un percorso contraddistinto anche da un ricorso alla giustizia amministrativa da parte delle imprese che avevano vinto la gara, ma che poi sono state escluse dal responsabile unico del procedimento Salvatore Gambino perché la loro offerta è stata ritenuta non sostenibile economicamente. Secondo il Rup, la proposta, che come da bando doveva comprendere non solo un ribasso economico ma anche migliorie del progetto, non avrebbe garantito margini di guadagno alle ditte mettendo così in discussione la reale capacità delle stesse di completare i lavori. In seguito all’esclusione, l’appalto è stato aggiudicato alle imprese Gheller, Fox e Sofia Costruzioni. La prima con sede legale a Solagna, in provincia di Vincenza, le altre in Sicilia. “Ciò che mostrano le immagini non è normale – commenta Gaspare Inglese, progettista e direttore dei lavori – Sino ad oggi durante i controlli in cantiere non erano emersi comportamenti scorretti. Le immagini risalgono certamente a qualche mese fa, ma contatteremo le ditte per chiedere spiegazioni”. A chiedere chiarimenti in merito alle attività all’interno del cantiere saranno anche gli esponenti di Attiva Sicilia. “Ci chiediamo come sia possibile che nessuno controlli il corretto operato delle aziende che hanno vinto l’appalto”, conclude Tancredi.

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