Pensavo di averle viste tutte. Ed invece. Ogni Dpcm varato è come uno scrigno prezioso, nascondendo e svelando alla sua apertura perle di straordinaria varietà. Certo, occorre leggerlo e rileggerlo più volte, prima di superare il suo contenuto enigmatico, a volte ermetico. Ove non surreale.

Ma quello che mi ha sorpreso è certamente il Dpcm 24 ottobre 2020, il quale ha inaugurato una nuova frontiera del diritto italiano: il diritto pedagogico surrealista. Un diritto che non si limita solo a prescrivere con certezza ciò che si deve fare (ad esempio tenere aperti i bar e i ristoranti sino alle ore 18) e ciò che non si deve fare (ad esempio muoversi in luoghi aperti al pubblico senza mascherina e senza il distanziamento di almeno un metro). No, va ben oltre.

L’Italia non è più solo la culla del diritto. Anela a diventarne pure la tomba.

Un diritto che è stato ideato dai nuovi Padri fondatori (qualcuno li considera Padri af-fondatori, posto che lasceranno alle future generazioni un debito talmente abnorme che non potranno mai più risollevarsi) del diritto etico. Lo strumento di questo azzardo, – o a seconda della prospettiva, strumento di illuminata innovazione – lo si trova nel primo articolo: “4. E’ fortemente raccomandato a tutte le persone fisiche di non spostarsi, con mezzi di trasporto pubblici o privati, salvo che per esigenze lavorative, di studio, per motivi di salute, per situazioni di necessità o per svolgere attività o usufruire di servizi non sospesi” (DPCM 24.10.20 art. 1.4).

Tale periodo è un sofisticatissimo congegno surreale che pretende una decriptazione attenta del suo significato.

Iniziamo pazientemente a decriptarlo, intercedendo oltre la fonetica gutturale che evoca, in gola e in pancia, ed oltre anche l’equilibrismo grammaticale adottato.

Il primo passaggio: “E’ fortemente [raccomandato]”, intende spiegare innanzitutto che ciò che è raccomandato lo è con una vis major, con “una potenza di fuoco” inaudita, con boati, tuoni e lapilli, scintille e fuochi d’artificio, con giochi pirotecnici, con forza bruta. Insomma si intende differenziarlo da “E’ debolmente raccomandato”, il che preluderebbe ad una prescrizione fiacca, da mezza tacca, sbadigliante, approssimativa, incerta, timida. Sicché il “fortemente” è un rafforzativo tale da incutere timore e smuovere gli animi più incerti e soprattutto anarchici, che come noto abbondano. Evoca l’uomo forte ma con la pochette rassicurante. Evoca l’avvocato del popolo insomma.

E’ come leggere (il ché avviene realmente, di tanto in tanto) il cartello con su scritto “E’ severamente vietato fumare” o “E’ severamente vietato imbrattare i muri”. In Italia, diciamolo, il solo vietare non regge. Serve farlo in modo severo. Occorre sbraitare.

Il secondo: “[E’ fortemente] raccomandato” intende appunto raccomandare, esortare, invitare, da un lato con tono pedagogico (ti raccomando di fare i compiti eh!, mi raccomando non ti sporcare!) finalizzato ad educare i propri discenti, e dall’altro con toni evocativi accattivanti (essendo noi notoriamente un Paese fondato sulle raccomandazioni… e sulla demeritocrazia).

Dunque non una norma cogente ma bensì una norma cogliente, ossia da cogliere al volo.

Ma le sorprese non finiscono certamente qua.

Il terzo: “[4. E’ fortemente raccomandato] a tutte le persone fisiche”. La precisazione s’imponeva, giammai, – era imprescindibile, un esercizio di stilosa rappresentazione giuridica – onde evitare interpretazioni fuorvianti che avrebbero certamente indotto frotte di persone giuridiche (ad esempio l’intera FCA, Alitalia, Armani, Ferrari, Luxottica, Esselunga, Ferrero etc.) a spostarsi in blocco (ovviamente con tutta la sede, immobili, attrezzature, capitale umano etc.) su mezzi di trasporto pubblici o privati, così azzerando qualsivoglia distanziamento sociale e innalzando i casi di Covid-19 nella penisola. Ma soprattutto col rischio che non vi fosse più posto per le persone fisiche sui mezzi pubblici. Il che in realtà avrebbe potuto essere pure una buona idea alternativa, come prevenzione.

Il quarto, la vera chicca: “salvo che per esigenze lavorative, di studio, per motivi di salute, per situazioni di necessità o per svolgere attività o usufruire di servizi non sospesi“. Dunque, è sconsigliabile (perché il Presidente del Consiglio ed il suo Governo non vogliono affatto) che ci si sposti da casa ad eccezione però di: a) esigenze lavorative; b) esigenze di studio; c) per motivi di salute; d) per situazioni di necessità; e) per svolgere attività (quali non è dato sapere ma appunto essendo generiche vi rientra la qualunque); f) o usufruire di servizi non sospesi (il che, a rigor di grammatica si riferisce, il non sospesi solo ai servizi e non anche alle attività).

In pratica è come aver scritto che non ci si può spostare per mero cazzeggio, poiché ad excludendum rimarrebbe solo quello.

Riassumendo dunque. Emerge una norma dal contenuto urlato (fortemente), pedagogico (raccomandato), surreale (si noti bene, solo per le persone fisiche, sia mai), ed alla fine valevole solo per il cazzeggio (salvo che).

I più grandi giuristi italiani, da Beccaria a Carnelutti, sono attoniti dinanzi ad una tale maestria.

Niente di nuovo sotto il sole però. Uno dei maggiori problemi della nostra storia recente, con ricadute pesantissime sulla legalità, sulla giustizia, sull’economia, sulla vita quotidiana, con danni sociali ed economici mostruosi, è proprio rappresentato dall’analfabetismo giuridico, ossia da norme illeggibili, con rimandi infiniti, sgrammaticati, sconclusionati, lunghe, disarticolate.

Ossia da norme affatto normali. La norma a-normale con fascia tricolore.

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