“Con questi numeri, con l’aumento costante di nuovi positivi, arriveremo a un inasprimento delle misure di contenimento molto prima” di Natale. Il microbiologo dell’università di Padova Andrea Crisanti, ‘padre’ del sistema Veneto durante la prima ondata, avvisa: “Ero stato ottimista quando avevo parlato di lockdown a Natale”. Di fronte al raddoppio dei casi nell’ultima settimana, con un balzo da 29.621 a 59.242, secondo Crisanti, esiste “un doppio problema: i numeri che stanno venendo fuori sono un disastro”. Quindi: “Dobbiamo abbassare la curva dei contagi, ma una volta ottenuto il risultato, dobbiamo essere in grado di mantenere la curva bassa. Ma è saltato completamente il sistema di tracciamento”.

Al Messaggero il microbiologo spiega: “Supponiamo che le misure di contenimento funzionino, ma poi il problema è un altro: come manteniamo i numeri dei contagi bassi? Abbiamo fallito già una volta in questo. Vogliamo ripetere lo stesso errore? Le misure di contenimento sono inutili senza un piano organico per dotare l’Italia di un sistema che mantenga basso il numero dei contagi. È la vera sfida, dobbiamo insistere su questo”. E critica alcune scelte degli scorsi mesi, anche sulla scuola: “Se invece di buttare soldi per acquistare i banchi a rotelle avessimo investito sul tracciamento e sulla capacità di eseguire i tamponi, oggi saremmo in una situazione differente. Se avessimo investito davvero, come la Cina che in pochi giorni ha effettuato 11 milioni di tamponi, oggi ci troveremmo in una situazione diversa. Non possiamo andare avanti altri sei mesi solo con le chiusure. Come mai questo piano per potenziare tamponi e tracciamento non è mai stato discusso?”, si interroga. La scorsa estate, ricorda, “eravamo arrivati a 300 contagi al giorno, avremmo dovuto porci il problema e organizzarci per evitare che quel dato tornasse a salire mettendo in campo un reale ed efficace sistema di tracciamento e tamponi. Invece non abbiamo fatto nulla”.

Quanto al rapido incremento dei contagi, Crisanti afferma: “Per una volta che sono stato ottimista, sono stato smentito. Avevo previsto il lockdown a Natale, pensando che i positivi aumentassero in maniera graduale. Non mi sarei aspettato che il sistema territoriale di contrasto e tracciamento si sbriciolasse così velocemente. Ma non so se rischiamo il lockdown anche prima dell’arrivo del Natale, anche perché ormai sembra che in Italia la parola lockdown non si possa proprio pronunciare”. A suo avviso è tuttavia “evidente” che “un inasprimento delle misure sarà un rapido sviluppo se quelle che sono state messe in campo non funzioneranno”.

Preoccupazione viene espressa anche dal virologo dell’ospedale Sacco di Milano, Massimo Galli, esprimendo timori sull’efficacia delle nuove misure annunciate domenica sera dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte: “Tocca fare i conti con una durissima realtà: tutto ciò che non è davvero necessario ora non si può fare, si deve ragionare stile coprifuoco. Non sono rinunce definitive, adesso però siamo chiamati a fronteggiare una bestia di virus e non è un’impresa facile”.

E focalizza l’attenzione sul capoluogo lombardo, dove domenica i contagi sono stati oltre 700 solo in città: “A Milano è andata bene durante la prima ondata, perché il lockdown l’ha protetta. Però, ora siamo in una situazione di franco rischio, perché in città ci sono tantissimi contatti sociali, fra lavoro, scuola, vita mondana: occasioni che hanno generato focolai ovunque”, spiega a Leggo. Il virus, specifica, “non c’è ancora sfuggito di mano, ma siamo in grande difficoltà a contenerlo: ecco perché a Milano e forse in tutta la regione ci vuole una stretta in più”. In estate, aggiunge, ci “siamo dimenticati” della pandemia, in molti hanno avuto “atteggiamenti sbagliati e imprudenti” e “ora li paghiamo”. Negli ospedali, conclude, la “sofferenza è già molto forte” e l’incremento dei ricoveri è “importante”. Uno scenario in evoluzione: “Fra meno di un mese non oso immaginare se non invertiamo il trend”, conclude Galli.

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