Quello è che è successo ieri in Campania rappresenta un fatto gravissimo, sotto molteplici punti di vista. La decisione del governatore De Luca di chiudere le scuole è una scelta scellerata e pericolosa per varie ragioni. Anzitutto, per le conseguenze dirette e devastanti che avrà su bambini e ragazzi. Ricordiamo che le scuole in Campania si sono aperte tardissimo dopo sette mesi di chiusura e che non è passato neanche un mese da quando gli studenti sono rientrati a scuola. L’effetto psicologico su di loro, così come sulle loro famiglie, è terribile, destabilizzante e apre scenari incerti e inquietanti sull’anno scolastico.

Ci si chiede come mai De Luca non abbiamo neanche pensato di limitare la didattica a distanza alle superiori, salvando i bimbi nei nidi, nelle materne, nelle elementari. Ci si chiede come mai De Luca non abbiamo pensato di fare lockdown locali, specifici e non l’intera regione. L’unica spiegazione che si può dare è quella che ci troviamo di fronte a una persona che non ha minimamente capito la gravità della sua scelta né le conseguenze. Onestamente, a mio avviso, una persona che appare perfino pericolosa.

Ma ci sono altre ragioni che rendono questa decisione più che sbagliata. Si crea un grave precedente per gli altri governatori, specie per “gli sceriffi” o comunque quelli che, privi della necessaria cultura, tenderanno a optare per la scelta più facile, chiudere le scuole. Non solo. Si dà un messaggio totalmente sbagliato all’opinione pubblica, alla quale in sostanza si dice che la colpa del contagio è di studenti e bambini. Quando così non è. Si destabilizzano letteralmente le persone, che ormai vivono nel terrore di chiusure improvvise e da parte del governo e da parte dei governatori. E se le prime sono motivate quanto meno da un rapporto con un Comitato tecnico scientifico che fornisce una base fondata alle decisioni – che pure, tuttavia, dovrebbero comunque essere vagliate dalla politica e considerate nei loro effetti sociali, oltre che economici – nel caso dei governatori si ha la sensazione di essere in balia di arbitri impazziti. Che come nel caso di De Luca sembrano non aver capito la situazione in cui ci troviamo.

E cioè questa, delicatissima. La seconda ondata del virus è molto più pericolosa della prima. Ma non dal punto di vista epidemiologico e sanitario, no. Dal punto di vista della tenuta sociale. La gente è stanca, impaurita, esasperata. Segue tutte le misure che vengono imposte, ma comincia a essere insofferente a scelte che non vengono adeguatamente spiegate. Onestamente non aiutano né il balletto dei numeri riportati ogni giorno, che crea un effetto ansiogeno, né le continue esternazioni contraddittorie dei virologi, che producono un effetto di confusione tra le persone. Il malessere è accentuato anche dalla cattiva, per non dire pessima, organizzazione delle Regioni. Quando si parla di “collasso”, di “posti letti finiti”, di emergenza totale la gente si chiede: “Ma cosa si è fatto in questi mesi? Come è possibile che ci ritroviamo in questa situazione?”. E ha dannatamente ragione. Non si è fatto nulla o comunque non quello che sarebbe servito.

Tutto ciò è psicologicamente e socialmente devastante. In questa situazione di incertezza, fatica, frustrazione e rabbia delle persone, e dei genitori in particolare, una chiusura così, brutale, insensata della scuola davvero rischia di spingere le persone sul fronte del negazionismo, o quanto meno dello scetticismo più totale verso e istituzioni. Uno scetticismo che non possiamo assolutamente permetterci. Chiudere le scuole è l’ultima, ma davvero l’ultima delle cose che in questo momento dovremmo fare, specie quando non si è agito sulla tenuta del sistema sanitario, specie quando non s è intervenuto per i trasporti, specie quando nulla è stato fatto “intorno” alla scuola per preservare la scuola stessa. Non solo: a parità di contagiosità vanno salvaguardate le attività umane che hanno più valore ed è del tutto evidente che la scuola è la cosa più importante che ci sia e dunque prima di lei bisogna chiudere ben altro. I sacrifici li devono fare gli adulti, non i bambini già duramente provati da sette mesi di isolamento. E’ inaccettabile.

D’altronde, per capire che la scuola sia un ecosistema prezioso che va salvato ci vuole cultura. Ci vuole la capacità anche di capire come una decisione del genere mini la fiducia della gente, e di tutto il paese. La ministra Azzolina ha detto che è contrarissima alla decisione. Ma bisogna andare oltre. Occorre che il governo impugni la decisione, per fermare altri governatori. Occorre che il governo si pronunci in maniera chiara e forte. Purtroppo non è facile, avendo proprio il governo autorizzato Regioni a prendere misure ulteriormente restrittive. L’autonomia regionale, ormai si è visto, è una sciagura totale da molti punti di vista. Avere ventuno sistemi sanitari diversi non ha aiutato nella pandemia. Come non aiuta avere ventuno regioni che sulla scuola decidono diversamente, e all’interno di essere scuole che decidono per conto loro in nome dell’autonomia. Come è possibile, ad esempio, che se il ministero ha detto che non va fatta la didattica a distanza alcune scuole abbiano invece tranquillamente deciso per farla? La scuola dovrebbe essere unica, statale, i bambini sono uguali ovunque e così i loro diritti.

In tutto ciò, infine, dovrebbero pronunciarsi il Pd e in particolare Nicola Zingaretti, visto che De Luca a quel partito appartiene. Non sono accettabili ipocrisie o mezze posizioni, tipiche, si sa, del segretario democratico. Zingaretti dica qual è la sua posizione. Perché qui ci vuole una presa di posizione forte. O si rischia, la rottura del tessuto sociale, altrettanto pericolosa degli effetti del virus. Mi pare che i governatori non l’abbiano capito.

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