Si apre una settimana decisiva per il governo, costretto a reintrodurre norme più stringenti per il contenimento del coronavirus dopo che i nuovi casi sono tornati stabilmente sopra quota 2mila. L’appuntamento più atteso è martedì, quando il ministro della Salute Roberto Speranza si presenterà in Parlamento per chiedere un’ulteriore proroga dello stato di emergenza al 31 gennaio e per discutere le nuove misure previste dal Dpcm in cantiere a Palazzo Chigi. I contenuti del provvedimento, però, sono già stati concordati a grandi linee nel corso di un vertice di maggioranza che si è svolto domenica e verranno ulteriormente discussi nel Consiglio dei ministri previsto per questa sera alle 21. Ad anticipare la linea è il premier Conte, che da Assisi dice: “L’attenzione è altissima“, ma tutto “sarà fatto all’insegna della proporzionalità“. Sul tavolo c’è anche una prima analisi dell’andamento dei contagi dopo la riapertura delle scuole – su cui è previsto un incontro nel pomeriggio tra la ministra Lucia Azzolina e gli esperti dell’Istituto superiore di sanità – ma soprattutto il via libera alle modifiche ai decreti Sicurezza targati Salvini.

Le misure previste dal Dpcm – Come ampiamente anticipato nei giorni scorsi da diversi esponenti dell’esecutivo, la prima misura prevista dal Dpcm che dovrebbe essere varato tra martedì e mercoledì è l’obbligo di indossare le mascherine anche all’aperto in tutta Italia. Appare scontata anche l’introduzione di nuovi divieti, come il tetto massimo di persone alle feste private e alle cerimonie (matrimoni, battesimi) e l’ipotesi di anticipare alle 23 l’orario di chiusura di bar e ristoranti. Una regola su cui però la maggioranza si riserva ancora di decidere: nelle prossime ore se ne discuterà insieme ai governatori delle Regioni nel tentativo di trovare una soluzione che possa mettere tutti d’accordo, senza gravare troppo sul settore già colpito dalla crisi. Proprio sul fronte delle Regioni, però, potrebbe esserci una novità. Palazzo Chigi sta valutando l’ipotesi di reintrodurre una norma, in vigore durante i mesi più duri della pandemia, che impedisce agli enti locali di emettere ordinanze meno restrittive rispetto a quelle fissate a livello nazionale. Il via libera finale è atteso solo al termine del confronto tra governo e parlamentari che si svolgerà martedì. Come riporta il Corriere della Sera, ieri il presidente del Consiglio ha ribadito più volte che “daremo conto ai cittadini di ogni decisione che prenderemo, aprendoci al confronto con il Parlamento in modo da spiegare con trasparenza le motivazioni che ci spingono ad adottarla”. Il “principio cardine” su cui si basano le scelte del governo resta la lotta al Covid-19, ma Conte assicura: “Interverremo in maniera ponderata e solo nelle modalità ritenute necessarie e adeguate, per ottenere lo scopo di contenimento del contagio”.

Toti protesta: “Inaccettabile” – Nonostante le rassicurazioni del governo, comincia a salire la tensione con le Regioni. Il governatore della Liguria Giovanni Toti definisce “francamente inaccettabile” l’introduzione dell’obbligo di indossare la mascherina ovunque in Italia (anche all’aperto). “Ritengo che un provvedimento universale e identico per tutto il Paese senza tenere conto delle varie situazioni sia un passo indietro”, spiega. Poi attacca Palazzo Chigi anche sull’altra norma allo studio, cioè lo stop alle eventuali ordinanze “morbide” delle Regioni. “Francamente un provvedimento che dovesse in qualche modo colpire i poteri delle Regioni lo riterrei gravemente intollerabile”, ha detto Toti.

Contagi a scuola, vertice Azzolina-Iss – Nel frattempo, a preoccupare maggioranza ed esperti è soprattutto l’aumento dei contagi al Centro e al Sud, come confermato dai dati arrivati negli ultimi giorni. Al momento, le Regioni con il maggior numero di ricoverati in ospedale sono infatti il Lazio (737) e la Campania (450). Il timore è che ad incidere sia soprattutto la riapertura delle scuole, dal momento che ormai sono passati più di 14 giorni (corrispondenti al periodo massimo di incubazione del virus) dall’avvio del nuovo anno scolastico. È per questo che la ministra Azzolina incontrerà nel pomeriggio l’Iss: l’obiettivo è fare un primo punto sull’andamento reale dei contagi tra le mura scolastiche. Solo dopo potranno essere valutate eventuali misure restrittive, come ad esempio un incremento dello screening sugli studenti grazie ai test rapidi antigenici o l’introduzione dell’obbligo di mascherina in classe (anche quando sono garantite le distanze).

La partita (tutta politica) dei decreti sicurezza – La settimana calda del governo si apre però anche con un altro dossier, cioè quello dei decreti Sicurezza. Dopo le fibrillazioni nei giorni scorsi tra Pd e Movimento 5 stelle, alimentate anche dallo scontro su un provvedimento caro al M5s come il ddl Costa contro gli ecoreati (tornato in Commissione Ambiente per un’ulteriore verifica), il premier Conte ha confermato che il nuovo testo sarà in Consiglio dei ministri questa sera alle 21. È una partita decisiva per i democratici, decisi a passare all’incasso dopo la vittoria alle ultime elezioni Regionali. “Non chiamateli decreti sicurezza, ma propaganda – ha detto il segretario dem Nicola Zingaretti – il fatto che li cambiamo sono il simbolo dell’evoluzione nell’alleanza. Non dobbiamo stare insieme per paura di perdere ma insieme per le idee”. Stando alle bozze diffuse nei giorni scorsi, il nuovo testo prevede di estendere nuovamente il raggio di applicazione della protezione umanitaria (tra le novità meno gradite ai pentastellati) e cancella una volta le per tutte le sanzioni milionarie per le Ong volute da Salvini, su cui anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella aveva espresso delle riserve. “Il testo c’è, è pronto, non ci sarà neanche bisogno di un pre-Consiglio”, spiegano dal Viminale. A patto che non ci siano colpi di scena dell’ultimo minuto.

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