Si guadagna anche mille euro al giorno” diceva due anni fa Salvatore Innocenti, uno dei primi quattro arrestati dell’operazione Billions, coordinata dal sostituto procuratore di Reggio Emilia Giacomo Forte. Le migliaia di euro scoperte dalla Guardia di finanza e dalla Polizia sono diventate centinaia di milioni, gli indagati sono saliti a 201 e per 51 di loro il gip Luca Ramponi ha firmato provvedimenti restrittivi che vanno dall’arresto in carcere all’obbligo di firma. Una organizzazione specializzata in reati tributari e frodi fiscali e bancarie, dedita al riciclaggio e all’emissione di fatture da parte di società fantasma per operazioni inesistenti.

Impressionante la quantità di denaro contante ritrovato, tantissimi pacchi di banconote da 50 e 100 euro nascosti anche in cucina sotto il forno. Impressionanti il volume d’affari (24 milioni di sola Iva evasa), la diffusione geografica (14 regioni su 20 in Italia e affari anche all’estero), la capacità di mascheramento attraverso prestanome incensurati. Con la ciliegina sulla torta di stimate imprese colluse disposte a chiudere un occhio e anche due in cambio di fatture false per abbattere il debito d’imposta. Su questo fronte deve rispondere di frode fiscale Francesco Veroni, amministratore della omonima F.lli Veroni fu Angelo Spa, rinomata impresa della provincia che lavora carni e produce salumi con un fatturato di 99 milioni (2018) ed oltre 170 dipendenti. Secondo gli atti, tra il 2012 e il 2015 la F.lli Veroni ha ricevuto fatture per oltre 100mila euro dalla IPS srl, una società cartiera dell’organizzazione, evasore totale negli anni 2016 e 2017, priva di sedi operative e depositata presso lo studio di un commercialista a Roma. La frode fiscale è contestata anche a Gianluca Maestri, imprenditore di Luzzara (Reggio Emilia) che con la sua azienda edile Gi Emme ha ottenuto molti appalti pubblici nei comuni reggiani e modenesi tra la via Emilia e il Po. Nelle opere di ricostruzione post terremoto tra il 2013 e il 2014 ha ricevuto l’affidamento di sette cantieri per un importo complessivo di 1,23 milioni di euro. La sua società riceveva le false fatture dalla Gasp srl di Giuseppe Aloi, nato in Germania ma residente a Cavriago (RE), già condannato sempre per frodi fiscali a 6 anni e 6 mesi nel primo grado del processo di ‘ndrangheta Aemilia.

L’organizzazione era strutturata in “cellule”, autonome territorialmente ma collegate tra loro, con una sorta di cassa comune nella quale confluivano soldi da riciclare o utili da spartire. Le cellule erano 10, con relativi capi e con autonome organizzazioni gerarchiche che scendono fino agli immancabili prestanome di società fittizie e agli altrettando indispensabili “prelevatori”, addetti alla raccolta del contante confluito sui conti correnti bancari e postali. Ad una di queste cellule operante a Reggio Emilia rispondeva, secondo gli atti dell’inchiesta, Alessandro Fontanesi, che è stato per anni (dal 2013) segretario provinciale del Partito dei Comunisti Italiani. Dice il gip Ramponi: “Pur formalmente incensurato è ragionevole ritenere che tragga dalla commissione di reati i mezzi per mantenersi, tenuto conto del suo ruolo di prelevatore stipendiato dal sodalizio”. Stando alle intercettazioni il suo capo era Michele Caccia, indagato assieme al fratello e al padre Luigi (nato a Cutro e noto alle cronache di Aemilia), che gli raccomandava di “spostare i soldi con intelligenza”.

Altri condannati per ‘ndrangheta in Aemilia e ora coinvolti in Billions sono Luigi Brugnano (10 anni e 6 mesi in primo grado) e Alfonso Frontera (8 anni). Tra gli indagati anche Vincenzo Vasapollo, già condannato per il tentato omicidio del collaboratore di giustizia Antonio Valerio e cugino del Nicola ucciso alla periferia di Reggio nel 1992 nella guerra di mafia tra i Grande Aracri/Ciampà/Dragone e i Vasapollo/Ruggiero. La ‘ndrangheta in Emilia è esperta nella falsa fatturazione, ma non tutti coloro che fanno falsa fatturazione sono ‘ndranghetisti” ha commentato il Procuratore di Reggio Emilia Marco Mescolini nel presentare i dati dell’inchiesta. Non sono ‘ndranghetisti ad esempio i capi delle due cellule che operavano a Cremona e a Quattro Castella. Il primo si chiama Giorgi Bellini e al telefono dice: “Le nostre società producono soldi”. Il secondo è il reggiano doc Luca Bonacini che guidava le attività assieme alla moglie Rossana Mariani, considerata una organizzatrice con alte capacità di comando. Marito e moglie commentano al telefono nel settembre 2018 i primi quattro arresti chiesti dal PM Forte all’inizio di Billions. Bonacini dice alla Mariani: “Lo sai che quelli sono i primi, eh? I primi dei nostri, hai capito?”. Ehhh, sì” risponde la moglie un po’ rattristata, ma Luca commenta spavaldo ridendo: “E vabbé, chi cazzo li conosce quelli lì…”. Ora forse si conosceranno in carcere.

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