Il Consiglio Superiore della Magistratura si spacca e con un solo voto di differenza tra favorevoli e contrari ha deciso il trasferimento d’ufficio, per incompatibilità, del pm della Dda di Brescia Mauro Leo Tenaglia. Tre le astensioni sul caso del pubblico ministero, finito davanti al Csm per le “forti criticità” sorte nei rapporti con gli altri colleghi della procura distrettuale dopo la perquisizione disposta nei confronti di un giornalista.

Nel luglio 2018, il sostituto procuratore dell’Antimafia dispose una perquisizione nei confronti del cronista del Giornale di Brescia e corrispondente dell’Ansa Andrea Cittadini, che in precedenza aveva diffuso la notizia del coinvolgimento del figlio dell’allora procuratore Tommaso Bonanno in un’indagine per rapina.

Per i sostenitori dell’archiviazione non c’erano i presupposti del trasferimento considerata “l’attualità del buon funzionamento della procura di Brescia”e il fatto che “i rapporti di Tenaglia con gli avvocati, gli investigatori e con diversi altri magistrati sono eccellenti”, come ha sottolineato il relatore della proposta alternativa bocciata dal plenum Filippo Donati (M5S).

“È importante che la vicenda non sia stata ridimensionata a una lite tra colleghi – commenta il relatore della proposta di maggioranza, approvata dall’assemblea Giovanni Zaccaro, togato di Area – e che sia stata valorizzata la condotta dei magistrati di Brescia che, in questa vicenda, hanno tenuto una condotta istituzionale, dando fiducia al Csm al quale, senza clamori esterni, hanno prospettato le difficoltà nell’ufficio”.

Il sequestro del cellulare, disposto da Tenaglia, venne eseguito il 24 luglio 2018 in “carenza assoluta di elementi fattuali” rispetto all’ipotesi di reato e sulla base di una motivazione “eccentrica” del pubblico ministero, sentenziò il Tribunale del Riesame. Cittadini era stato indagato dalla Procura di Brescia – ma il fascicolo venne trasmesso a Venezia – per istigazione alla rivelazione di segreti d’ufficio e pubblicazione arbitraria di atti d’indagine.

Intorno alla metà di luglio Cittadini – come raccontò Il Fatto Quotidiano – stava lavorando a un delicato articolo sul figlio del procuratore di Brescia, Tommaso Buonanno: cercava riscontri sul fatto che Gianmarco Buonanno, 33 anni, risultasse all’epoca indagato per la cessione di armi poi usate per una rapina a Manerbio, nel territorio di competenza della Procura bresciana retta dal padre. Il pezzo uscì il 18 luglio.

Tenaglia ipotizzava un concorso del giornalista nella rivelazione di segreti relativi all’indagine sulla scomparsa di Sara Capoferri, che si era allontanata da casa a Brescia ed è stata poi ritrovata il 5 marzo 2017 e sulla morte di Mario Bozzoli, l’imprenditore di Marcheno sparito nel nulla nella sua fonderia l’8 ottobre 2015 e mai più ritrovato. Articoli risalenti a mesi prima. La Procura tuttavia ebbe l’urgenza di intervenire il 24 luglio e il pm Tenaglia firmò il decreto di perquisizione a casa del giornalista, con il visto del procuratore Buonanno.

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