Cominciano a schiarirsi i cieli europei dopo la forte contrazione dell’economia registrata nella prima metà dell’anno a causa del Covid-19. Nel terzo trimestre 2020 la Bce vede finalmente un primo rimbalzo: il Pil dell’Eurozona crescerà dell’8,4%. I dati indicano “un forte, anche se non completo, recupero dell’economia, sostanzialmente in linea con quanto ci si attendeva”, si legge nel consueto bollettino di Francoforte. Anche se, avvertono, “il livello dell’attività rimane ben al di sotto dei livelli antecedenti la pandemia da coronavirus”. Tutto dipenderà proprio dalla futura evoluzione della situazione sanitaria nel mondo e dalle eventuali misure di contenimento che i Paesi Ue saranno costretti ad adottare. “L’incertezza riguardo l’evoluzione della pandemia attenuerà verosimilmente il vigore della ripresa nel mercato del lavoro, nonché nei consumi e negli investimenti”, scrive ancora la Bce. Per questo, “permane la necessità di un ampio grado di stimolo monetario per sostenere la ripresa economica”.

L’espansione del Pil in termini reali è stata quindi rivista al rialzo per il 2020 rispetto alle precedenti previsioni (-8% a fine anno), mentre resta invariata per gli anni successivi: +5,0% nel 2021 e +3,2% nel 2022. Per quanto riguarda l’inflazione, si stima che rimarrà negativa per i prossimi mesi, per poi passare in positivo a inizio 2021. Tutto si basa comunque sull’ipotesi di un “parziale successo nel contenimento del virus, con una certa recrudescenza dei contagi nei prossimi trimestri che giustificherà la prosecuzione delle misure di contenimento, anche se meno rigide rispetto alla prima ondata, fino a quando non sarà disponibile una soluzione medica entro la metà del 2021″.

D’altronde, secondo gli esperti dell’Eurotower “la crisi legata al Covid ha rappresentato un triplice shock per l’economia mondiale”, ben maggiore rispetto alla crisi dei debiti sovrani di fine anni Duemila. “A differenza delle crisi passate, questa crisi ha colpito in modo particolarmente grave i consumi privati nel primo semestre del 2020″, sottolinea la Bce. “In prospettiva, se è probabile che gli effetti negativi delle misure di contenimento verranno meno e che la produzione mondiale registrerà un graduale recupero, la perdurante incertezza circa le prospettive economico-sanitarie continuerà a gravare sui consumi, frenando così una ripresa più vigorosa dell’attività economica”. La pandemia resta quindi la “principale fonte di incertezza per l’economia mondiale”, ben di più rispetto alle tensioni internazionali e ai rapporti, sempre più logori, tra Stati Uniti e Cina. Lo dimostra il fatto che “di recente il numero di nuovi casi giornalieri ha ripreso a salire, alimentando i timori di una forte recrudescenza dei contagi da coronavirus”.

Nel suo bollettino la Bce passa in rassegna anche alcune delle misure adottate dai Paesi dell’Eurozona in questi mesi. A partire dai sistemi di garanzia pubblica dei prestiti, che “hanno svolto un ruolo fondamentale nel sostenere la dinamica del credito alle imprese a partire da aprile, soprattutto in Spagna e in Francia. I flussi del credito bancario alle imprese dell’area dell’euro sono aumentati dall’inizio della pandemia di Covid-19 in Europa, a causa del grave fabbisogno di liquidità di emergenza durante il periodo di lockdown”. Nel caso dell’Italia, Francoforte rileva “alcuni ritardi dal lato dell’offerta connessi alla valutazione del rischio necessaria per i prestiti di importo elevato”. Difficoltà operative che inizialmente hanno frenato l’accesso al credito, salvo poi riprendersi durante l’estate: “A luglio e agosto l’erogazione mensile di queste tipologie di prestiti è stata più elevata in Italia che negli altri paesi”. Sullo sfondo, restano le difficoltà per le finanze pubbliche di ciascun Paese “Il costo di bilancio delle misure di contenimento è stato molto elevato per tutti i Paesi dell’area dell’euro”, conclude l’istituto guidato da Christine Lagarde, “anche se l’onere e la capacità di risposta variano da un Paese all’altro”.

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