È stato un trionfo annunciato. Ma durante tutta la sua festa, Luca Zaia, il governatore più votato di sempre in Italia, è costretto a mettere le mani avanti. E smentire più e più volte qualsiasi contrapposizione con Matteo Salvini. “Ci siamo messaggiati, mi ha fatto i complimenti. Ma fra noi non c’è nessun dualismo. Io penso a governare il Veneto, non ho nessuna velleità politica nazionale. A me la vita ha dedicato questo ruolo, che è quello di amministrare”, ripete fino alla fine il presidente del Veneto. Che sceglie di festeggiare la terza elezione nella sede del K3 di Treviso, sede trevigiana della Lega. Lo attendono per ore i fan leghisti, ma lui vuole aspettare che i voti si consolidino. Arriva solo quando è buio sulla città. Lo introduce Lorenzo Fontana, commissario del partito e plenipotenziario di Salvini in Veneto. Che sceglie con cura le parole: “Ha vinto tutta la Lega. Qui, oggi, celebriamo un risultato storico. Da domani ci sarà una maggioranza assoluta di consiglieri leghisti in consiglio regionale. E sapete perchè? Perchè noi abbiamo incarnato il pensiero del nostro popolo veneto”.

L’ex ministro della Famiglia spiega subito cosa vuol dire questo voto per il governo centrale: “Noi abbiamo dato la prova che la Lega vince perchè con le tasse più basse d’Italia abbiamo i servizi migliori, come ha dimostrato l’emergenza Covid. A Roma abbiamo mandato un segnale chiaro: adesso devono darci l’autonomia”. Fontana non spiega però cosa può voler dire l’esito del voto veneto per via Bellerio, dove Salvini sta commentando il deludente risultato nelle altre regioni. Il commissario della Lega parla di tutto ma evita con cura l’argomento più spinoso: i voti presi dalla lista personale di Zaia. Si avvicinano al 50%, che vuol dire il triplo rispetto a quanto raccolto dalla Lega ufficiale, quella col nome di Salvini nel simbolo. Temendo una disfatta, il segretario aveva voluto in testa alla propria lista quasi tutti gli assessori uscenti. E il suo uomo in Veneto, aveva scritto ai segretari delle oltre 400 sezioni del Carroccio per invitarli a votare la lista ufficiale della Lega e non quella Zaia Presidente.

Non è servito a niente: Zaia da solo ha preso tre volte i voti del partito. E oggi può permettersi di avere il piglio di chi adesso non dovrà chiedere permesso a nessuno. Il governatore sorride e si toglie pure qualche sassolino dalla scarpa: “La lista del presidente intercetta il consenso che non va al partito”, spiega prima di cominciare a negare qualsiasi dualismo con Salvini. “La differenza di voti tra la lista del presidente la Lega c’è stata anche nel 2010 e nel 2015, anche allora avevo una mia lista, che addirittura si chiamava ‘Forza Marca’”, dice. Potrà diventare un soggetto politico autonomo? “No, rimarrà un gruppo in consiglio regionale. E non dimenticate che io faccio parte del gruppo della Lega”. Poi il governatore lancia un messaggio distensivo agli alleati del centrodestra, con Forza Italia cancellata dalo scenario politico regionale e i Fratelli d’Italia che raggiungono l’8,5 per cento, buon risultato, ma lontano da quello a due cifre in cui molti speravano nel partito della Meloni, anche per effetto della massiccia campagna acquisti che ha drenato uomini e amministratori soprattutto da Forza Italia. Evidentemente “l’effetto Z.” è stato più forte di tutto.

Al punto da rendere la Lega in Veneto indipendente anche dai suoi alleati? Probabilmente no, visti anche i patti elettorali sottoscritti dalle tre forze del centrodestra. “Non faccio una questione di poltrone, avremo modo di ragionare” risponde Zaia a chi gli chiede lumi sulla futura giunta. “Non sarà un’amministrazione di ordinaria amministrazione, ma sappiamo di avere dei compagni di viaggio”. A chi gli chiede quale sarà il suo primo obiettivo, risponde citando quella che è finora la sua più grande incompiuta: “L’autonomia del Veneto è il primo obiettivo. Roma deve capire che il voto del Veneto significa anche questo”. Non una buona notizia per la Lega sovranista e nazionalista di Matteo Salvini.

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