La Juventus per il decimo, tutti gli altri, ma l’Inter più di tutti, per spezzare l’egemonia bianconera che va avanti da un decennio e ha quasi “ammazzato” la Serie A. La presentazione della stagione 2020/2021 che comincia oggi e finirà a maggio (Covid permettendo) in fondo non è poi troppo diversa da quella delle scorse estati. Stavolta però sono diversi i protagonisti, il momento storico della società bianconera e delle rivali, c’è stata una pandemia mondiale di mezzo che non ha stravolto gli equilibri (come dimostra l’ultimo scudetto, comunque vinto dai bianconeri) ma ha avuto indubbiamente delle conseguenze. Basterà per interrompere quell’impressionante striscia nell’albo d’oro della Serie A?

LO SCUDETTO: CONTE ALL’ASSALTO DELLA SUA EX – È la domanda che si fanno tutti, nessuno ha una risposta. Oggi l’alternativa alla Juventus si chiama Inter, anzi Antonio Conte. Lo si diceva già nel 2019, è vero, ma probabilmente fu un peccato di presunzione pensare che un solo mister potesse chiudere subito un gap profondo, scavato in anni di vittorie da una parte, sconfitte dall’altra. Un anno dopo, però, sono cambiate tante cose. L’Inter è cresciuta, ha saputo superare il solito crollo invernale, rilanciandosi ed arrivando fino alla finale di Europa League persa ad agosto col Siviglia: ha più esperienza, più personalità, più giocatori.

Dopo un’estate di dubbi e tensioni, Conte è rimasto proprio per questo. La Juve invece è di nuovo all’anno zero, dopo che il ciclo Sarri è finito prima di cominciare, e ha scelto di ripartire da Andrea Pirlo, un grande ex giocatore, non un allenatore: è la vera incognita della stagione, la più grande scommessa dell’era Agnelli. C’è addirittura chi sostiene che a partire favoriti stavolta siano i nerazzurri. Per dirlo bisognerà attendere almeno la fine del mercato, in cui entrambe hanno investito poco, e che può spostare tanto. Quel che è certo è che nessuno è mai apparso così vicino alla Juventus come l’Inter quest’anno. Ma forse la differenza la faranno anche e soprattutto le altre, a partire da Lazio e Atalanta: c’è bisogno di un campionato più competitivo per mettere in difficoltà i bianconeri. E chissà che a quel punto anche Inzaghi e Gasperini non possano inserirsi nella lotta scudetto.

L’EUROPA: MILAN, ROMA E NAPOLI PER IL RILANCIO – Sarebbe ingiusto ridurre il campionato che verrà alle prime due, o alle prime quattro: Milan, Roma e Napoli hanno la tradizione se non altro per sognare. Certo, alzi la mano chi crede davvero che possano rientrare nella corsa per il titolo, ammesso che ce ne sia una. Più semplice che una fra Atalanta e Lazio non si confermi e venga risucchiata nella lotta per il quarto posto. È a questo che si aggrappano le speranze. Più del Milan e del Napoli, forse, meno della Roma che fin qui ha vissuto un mercato sottotono oltre al trauma del nuovo infortunio di Zaniolo. La corsa alla Champions sarà però ancora più determinante di quella scudetto, almeno per loro: dalla qualificazione nell’Europa che conta (e i milioni che assicura) dipende il futuro di queste società.

L’ALTRO CAMPIONATO DELLE PROVINCIALI – Qui comincerà un altro campionato, quello delle “provinciali”: una decina di squadre che non possono né vincere né perdere, non ambiscono alle posizioni che contano ma nemmeno temono davvero di retrocedere, molto spesso si ritrovano a febbraio-marzo senza obiettivi (con conseguenti smobilitazioni sul campo e sul mercato). L’anno scorso al settimo posto è arrivato il Sassuolo di De Zerbi, subito davanti all’Hellas Verona di Juric, vera sorpresa del torneo: le due provinciali del bel calcio proveranno a ripetersi. Le delusioni Fiorentina e Torino invece puntano al rilancio, insieme magari al Cagliari affidato a Di Francesco. Si giocheranno loro la prima piazza alle spalle delle altre. A volte, quando più d’una grande crolla clamorosamente, questo “titolo” può valere addirittura l’Europa. Molto più spesso no.

NEOPROMOSSE: SI SALVI CHI PUO’ – In coda, come sempre, sarà una lotta fra poveri per mantenere la categoria (e i soldi che la Serie A garantisce). A partire dalle ultime arrivate, Benevento, Crotone e Spezia. La matematica non mente: negli ultimi cinque anni (tranne che una volta) due delle tre neopromosse sono subito tornate in Serie B. È una delle tante conseguenze negative del sistema squilibrato del calcio italiano. Questo campionato difficilmente farà eccezione: il Benevento l’ultima volta fece da comparsa, stavolta punta a un’apparizione più consistente con Pippo Inzaghi in panchina e un mercato ambizioso, il Crotone pare poco attrezzato, ancor meno la cenerentola Spezia alla sua prima in A. Statistiche alla mano, resta da capire solo chi potrà essere la sorpresa, e chi eventualmente la vittima a prendere il suo posto in B. Andrà trovata fra le società messe in ginocchio dal Covid. Non sono poche.

Twitter: @lVendemiale

Articolo Precedente

Riparte la Serie A, ma quanti ostacoli da superare: tra stadi (forse) chiusi, calendario obbligato, tamponi e l’ipotesi playoff

next
Articolo Successivo

Riaprono gli stadi in Serie A: limite a mille persone dopo il summit Governo-Regioni. Spadafora: “Vogliamo allargare a tutti”

next