Dunque, la notizia è che il 15 ottobre uscirà nelle sale il nuovo film di Enrico Vanzina (il primo dopo la morte del fratello Carlo) Lockdown all’italiana, uscita peraltro anticipata da una locandina in perfetto Vanzina’s style “aiutatemi a dire brutta”, in cui spicca un Ezio Greggio nei “panni” di un cumenda smutandato e gli shorts rosa di Martina Stella. Paola Minaccioni e Ricky Memphis riempiono i lati della foto.

Tralasciando il fatto che non si sentiva particolarmente il bisogno di un altro film di Vanzina, il punto non è tanto se sia giusto o meno fare comicità o satira su una tragedia (anche perché il cinema ne è pieno), semmai di che tipo di comicità o satira si sta parlando. Da uno sguardo attento (ma non troppo) sulla florida filmografia dei Vanzina, non è difficile capire che picchi di satira si possono raggiungere grazie a battute come “Ma questa non è Las Vegas, questa è Las sfigas”, oppure “Ammazza c’ho più culo io che ‘n cinema porno”.

Vien da sé il vago sospetto (ma sono felicemente disposta a cambiare idea) ancor prima di correre al cinema a vedere questa ultima fatica, che la sopraffina intelligenza comica del film ci mostrerà il periodo drammatico del lockdown sotto una luce a dir poco diversa, certamente meno seriosa e sicuramente più… vacanziera. Chissà, magari in principio il titolo del film doveva essere “Vacanze di Pasqua a casa”, poi la produzione ha deciso per “Lockdown all’italiana”, perché buttarci dentro l’inglese fa più figo.

Insomma, in attesa di vedere il rispolverato bauscia Greggio alle prese con la quarantena forzata, vorrei tornare alle polemiche che l’uscita di questo film sta generando e alle accuse che gli vengono mosse: questa pellicola è tacciata – ancor prima che anima viva l’abbia vista- di ridere, ironizzare, sbeffeggiare, minimizzare o addirittura spettacolarizzare una tragedia. Come se il nostro Paese potesse davvero scandalizzarsi su una tal cosa.

Italia specchio di rettitudine e decenza, la stessa Italia che permette l’esistenza e soprattutto il successo di programmi che lucrano sulle tragedie personali e mondiali per fare audience, quell’Italia che sui social sorride beceramente di fronte a tutta una sfilza di decerebrati morti di fama, ex tronisti e parrucchieri delle star “de noarti” che, dopo essersene sbattuti alla grande delle disposizioni governative e dei morti per Covid, scroccando giri in barca e free drink al Billionaire hanno poi scoperto di essere positivi e non contenti, hanno usato questa loro condizione mediaticamente favorevole per farci delle storie su Instagram, vantandosi di essere stati contagiati, perché almeno loro possono permettersi di andare al Billionaire, voi poveri stronzi no.

Come ha giustamente sottolineato l’esimia Antonella Mosetti: “L’unica cosa che voi invidiosi potete permettervi di prendere al Billionaire è il Covid”. Stiamo ovviamente parlando di persone che sui social contano centinaia di migliaia di followers e che, mi preme sottolineare con somma inquietudine di madre, influenzano non poco i comportamenti dei più giovani e sprovveduti avventori del web.

Vorrei inoltre ricordare ai moralisti della domenica che esiste un programma su Canale 5 straseguito da una larga fetta di italiani, che va in onda nel pomeriggio e persino in prima serata condotto da Barbara D’Urso, che accanto a fenomeni da baraccone e tristi resti di soubrette, dà piena visibilità a personaggi come Angela Chianello, la qual signora è diventata famosa sui social (sempre per tornare alla decenza che contraddistingue questo Paese) per aver negato l’esistenza del Covid con fare strafottente, usando un’espressione che rimarrà nella storia di questo Paese accanto a “Date una carezza ai vostri bimbi e dite: questa è la carezza del Papa” e cioè “Non c’è n’è coviddi!”.

Ora, a fronte di queste premesse, mi piacerebbe sapere che tipo di scompenso vi genera un film di Vanzina che parla del lockdown. Qual è l’oltraggio, il vilipendio, l’affronto che questo film ha fatto alla vostra sensibilità? Semmai sarà l’ennesimo affronto al cinema italiano e a ben vedere, se i film di Vanzina hanno avuto un tale successo, non occorre chiedersi perché l’Italia ha così tanti problemi con la cultura. Ma vabbè, questo è un altro discorso.

Suppongo che dopo questo triste annuncio cinematografico sarete talmente indignati, che da ora in poi smetterete di guardare la D’Urso o di sorridere di fronte ai meme di Angela da Mondello e di condividerli su Facebook. Ma vi prego, concedetemi di avere qualche dubbio in merito.

Caffeuccio?

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Undine, un amore totalizzante e la tragedia che incombe sinistra: questo film è il titolo perfetto per tornare al cinema

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Lockdown all’italiana, Enrico Vanzina replica alle accuse: “Ho toccato la morte con mano, come posso scherzarci sopra?”

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