Il London Stock Exchange Group, che attualmente controlla il 100% di Borsa italiana, è in trattativa esclusiva con la cordata franco-italiana composta da Euronext (federazione di Borse europee a cui già aderiscono i listini di Parigi, Amsterdam, Bruxelles, Lisbona, Oslo e Dublino), Cassa depositi e prestiti e Intesa Sanpaolo per la cessione di Piazza affari. La decisione, secondo quanto riporta l’agenzia di stampa Reuters, è stata presa dopo aver esaminato un gruppo di offerte concorrenti. “Questo progetto di trasformazione posizionerebbe il nuovo gruppo per realizzare l’ambizione di proseguire nella creazione dell’infrastruttura dell’Unione dei mercati dei capitali in Europa, sostenendo al contempo le economie locali”, si legge in una nota di Euronext-Cdp. Una soluzione che piace anche a Palazzo Chigi, dal momento che solo una settimana fa il ministero dell’Economia aveva caldeggiato la discesa in campo di Cdp in modo tale da assicurare a Borsa italiana una “collocazione strategica all’interno del Mercato unico e dell’Eurozona”.

Se il negoziato dovesse andare in porto, Piazza affari manterrebbe le funzioni, la struttura e le relazioni attuali all’interno dell’ecosistema italiano, “conservando la propria identità italiana e i suoi punti di forza”, assicura la cordata. Il Ceo del listino italiano, inoltre, entrerebbe a far parte del Managing board di Euronext, mentre il Ceo di Mts (il prezioso mercato delle obbligazioni, costola di Piazza affari) si unirebbe al Managing board esteso. Cassa depositi e prestiti e Banca intesa diventerebbero a loro volta azionisti dell’operatore di cambio francese, grazie alla sottoscrizione di un aumento di capitale.

In questo modo, si legge ancora nella nota, l’Italia “diventerebbe il principale contributore in termini di ricavi del gruppo Euronext post aggregazione. In qualità di nuovo Paese rilevante all’interno del modello federale di Euronext, l’Italia sarebbe presente con propri rappresentanti italiani a livello della governance di gruppo di Euronext, fra gli Azionisti di riferimento, nel Supervisory board, nel Managing Board e nel College of regulators (Collegio dei Regolatori) che vigila sulle attività del gruppo”. In tutto questo, l’attività di vigilanza diretta di Borsa italiana rimarrebbe invariata, consentendo a Consob e Banca d’Italia di continuare a regolare direttamente le attività di Piazza affari.

Sull’operazione pende però la scure dell’Ue, dal momento che qualsiasi potenziale vendita dipenderà dall’esito dell’esame della Commissione Europea sull’affare Refinitiv: il London Stock Exchange Group, infatti, ha deciso di mettere in vendita il listino italiano contestualmente alla sua fusione da 27 miliardi di dollari con il gigante Usa dei dati finanziari. Una partita dai connotati anche politici: non è un mistero che il presidente francese Emmanuel Macron tifi per la cordata franco-italiana, a discapito degli altri due pretendenti (Deutsche Börse e gli svizzeri di Six). Vale lo stesso per il ministero del Tesoro italiano, che ha ricordato come “ai sensi alla normativa sul golden power e delle normative di settore” tutte le offerte saranno “oggetto di vaglio da parte del Governo e delle autorità di vigilanza”. Anche se il Ceo di Euronext Stephane Boujnah nega che nella decisione di Lse di avviare trattative esclusive abbia pesato l’influenza della politica: “Per noi è un’operazione naturale perché si inserisce in un modello federale che esiste e funziona da 20 anni”.

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