La similitudine di soldi veri che vengono buttati a “pioggia” da un elicottero (l’helicopter money, Hm in breve) per fornire aiuto economico diretto a cittadini colpiti severamente da una grave crisi è stata coniata nientemeno che dal premio Nobel 1976 Milton Friedman, che nel 1969 la suggerì come migliore rimedio al sostegno di una economia improvvisamente bloccata da qualche evento catastrofico.

Benché nessuno abbia mai eseguito alla lettera questo consiglio (per evidenti ragioni di inutile spreco) tuttavia, nei casi di chiusura forzata delle attività produttive, il rimedio del generoso sussidio ricevuto un po’ da tutti al fine di mantenere pulsante il cuore dell’economia innegabilmente funziona. Infatti tutti (quelli che possono) lo fanno.

Ne ho già parlato qui una prima volta nel 2016, ma in quella occasione si era più sfiniti che bloccati a causa del lungo periodo di insensata austerity in tempo di crisi (che fu già la principale causa della lunga “depressione economica” americana iniziata nel 1929 col crollo della Borsa), stavolta invece il quasi totale blocco di tutte le attività economiche produttive e di quelle legate al turismo e all’accoglienza ha aperto una voragine di parecchi punti di Pil nella nostra economia; bisogna quindi attivare il più presto possibile ogni sostegno economico utile alla sopravvivenza, proprio come si fa con gli organismi viventi cui vengono a mancare gli elementi essenziali per vivere.

L’Europa in questo frangente, benché abbia già stanziato cifre molto importanti al sostegno delle principali attività economiche, sta tuttavia già facendo il solito grave errore degli avari che, per non voler sprecare nemmeno un centesimo, finiscono col perdere cifre molto importanti. Come si fa a non capire, in casi come questo, che un giorno in più o in meno segnano il confine tra la vita e la morte di una o cento imprese?

E la differenza di un mese nell’arrivo degli aiuti può aggiungere due o tre zeri alle cifre della crisi. Mille aziende invece di dieci. Milioni, invece di migliaia, i posti di lavoro che si possono distruggere per sempre, specialmente in un periodo come questo che era già, prima della crisi, di transizione verso le nuove frontiere della tecnologia e dell’automazione. E che l’intero baricentro dell’economia globale si era già spostato considerevolmente verso le economie orientali, mentre quelle occidentali già zoppicavano vistosamente nell’impari competizione sul costo della vita coi rivali orientali.

I mercanti del Nord Europa hanno dovuto cedere sulla concessione degli aiuti, altrimenti saltava tutto subito, ma hanno vinto la battaglia dei “pidocchi”: gli aiuti non arriveranno prima del 2021 (cioè fra quattro o cinque mesi o più). Perché? Perché vogliono fare i sofisti su chi deve ricevere gli aiuti e su quanto va dato a ciascuno.

Principio senz’altro ammirato, in tempi normali, sui banchi di scuola e dagli economisti dei mercati, ma che possono essere apprezzati solo dai ricchi, dai nobili (ci sono ancora in Europa!) e dai loro amici banchieri che non disdegnano di fare affari coi residenti dei paradisi fiscali. Chi governa invece nelle grandi democrazie continentali deve avere un tantino più di riguardo verso il cittadino qualunque, che in pochi mesi rischia di veder sfumare i sacrifici di una vita intera.

Gli aiuti devono arrivare subito in questi casi. E la soluzione suggerita da Friedman nel 1969 è la migliore ancora oggi perché, come ha spiegato più volte un altro grande economista, Paul Krugman (Nobel 2008), i principi economici di una nazione sono completamente diversi da quelli di una famiglia, dove la propensione al risparmio è premiata. Nell’economia nazionale invece la moneta rappresenta la ricchezza, che deve circolare in continuazione da un soggetto ad un altro e non fermarsi mai. Quando si ferma si innesca la crisi. E più a lungo resta ferma, più grave diventa la crisi.

Gli Usa hanno già fatto un giro di “helicopter money” in aprile, certamente ne faranno un altro prima delle elezioni di novembre. Anche la Cina ha già distribuito in febbraio più di 1200 miliardi di yuan (156 miliardi di euro) e se occorresse lo farebbe ancora. In tutto il mondo nessuno esita più ad usare questo utilissimo strumento di sopravvivenza economica. E’ come l’ossigeno in chi fatica a respirare: può salvare la vita.

Anche in Europa si può fare, è solo un po’ più complicato per via della ancora imperfetta politica fiscale comunitaria ma, come ha fatto Mario Draghi col Quantitative Easing, anche l’Hm è possibile, anzi, ora è urgentissimo, utilissimo e davvero si può fare. Ne hanno discusso recentemente anche in Banca d’Italia, senza obiettare sulla fattibilità ma solo “sofisticando accademicamente” sulle sue caratteristiche e utilità generali.

Ecco, le loro valutazioni professionali sì, si possono rimandare al 2021, i miliardi a sostegno di una economia in coma da Covid-19 no, quelli bisogna farseli dare subito dall’Europa e darli a tutti, quasi senza eccezioni, purché fatti in modo da essere spesi subito, limitatamente a certi tipi di spesa e solo all’interno ciascuno della propria nazione. Verranno spesi tutti subito e sarà una grande boccata d’ossigeno per tutta l’economia europea, che intanto riprenderà a camminare. Madame Lagarde è molto esperta, metterà lei a punto tutta la manovra, ma senza perdere più nemmeno un giorno.

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