Un tesoretto da svariate decine di milioni di euro che non è stato ancora speso. E rischia di essere gestito senza trasparenza. Secondo i consiglieri del Pd al Pirellone è questo il destino delle donazioni che migliaia di cittadini e aziende hanno versato alla Regione e agli ospedali lombardi nelle settimane calde dell’emergenza Covid. Un timore basato sulle prime due avvisaglie. I 25 milioni ricevuti per l’ospedale in Fiera verranno dirottati su altre iniziative. E, in generale, la legge di bilancio regionale moltiplicherà le possibili destinazioni delle donazioni: originariamente finalizzate all’acquisto di beni e servizi per gli ospedali, potranno in futuro essere utilizzate anche per “fronteggiare le conseguenze sociali ed economiche dell’emergenza Covid”.

In tutto la Regione ha raccolto 185 milioni di euro in donazioni (162 in denaro e 23 in attrezzature), tra quanto arrivato sul conto aperto dallo stesso Pirellone (53 milioni) e quanto arrivato a ospedali e Ats (132 milioni), le vecchie Asl. A ricevere di più sono state le strutture che hanno rappresentato i centri nevralgici della lotta al Covid, come l’ospedale Sacco di Milano, a cui sono stati donati 30,3 milioni, e il Papa Giovanni XXIII di Bergamo (22,5 milioni). Dei 53 milioni ricevuti sul conto della Regione, 25 avevano come destinazione indicata dai donatori il nuovo ospedale in Fiera. Ma la mega terapia intensiva voluta dalla coppia Fontana&Bertolaso è stata realizzata con parte dei 22,9 milioni di donazioni raccolte in autonomia da Fondazione Fiera.

E qui veniamo a uno dei punti delicati. Quei 25 milioni, ritiene la giunta, non sono necessari per l’ospedale, e così sono stati dirottati su altro: “Le donazioni destinate alla struttura verranno utilizzate, previa autorizzazione dei donatori, per ulteriori iniziative legate all’emergenza”, si legge sul sito della Regione e in risposta a un’interrogazione del Pd. L’ospedale, dove sono stati curati appena una trentina di pazienti, oggi è vuoto, ma nelle intenzioni della giunta potrà tornare utile nel caso di una seconda ondata dei contagi. Tant’è vero che nel piano ospedali approvato a luglio, sono previsti ulteriori investimenti per 7 milioni di euro in macchinari. Soldi a spese del governo, mentre contemporaneamente le donazioni destinate all’ospedale in Fiera finiranno altrove. Per questo la consigliera del Pd, Carmela Rozza, accusa la giunta di “far cassa con i soldi donati dai cittadini durante l’emergenza. Le persone sono state generosissime, ma certamente non saranno contente di sapere che i loro soldi non sono ancora stati spesi, né programmati per la temuta seconda ondata”.

Poi c’è il secondo punto delicato. I soldi ricevuti direttamente dal Pirellone, si legge sul sito della Regione, sono in generale “destinati all’acquisizione centralizzata di beni durevoli o consumabili e comunque destinati alle strutture sanitarie lombarde”. Ma al momento non sono serviti a finanziare le spese effettuate dalle singole strutture sanitarie, perché queste hanno utilizzato e gestito “in piena autonomia” quanto a loro volta ricevuto dai donatori, come detto 132 milioni tra denaro e beni. Così la Regione nulla dice su quanto realizzato dai vari ospedali con le donazioni. Mentre il destino delle risorse sul conto ad hoc del Pirellone è tutt’altro che definito. Potrebbero essere utilizzate – ipotizza la Regione – per far fronte agli acquisti già effettuati di mascherine, camici e apparecchiature mediche che dovrebbero essere rimborsati dalla Protezione civile, ma che scontano “l’incertezza della totale copertura da parte dello Stato delle spese sostenute”.

Sull’utilizzo delle donazioni incombe poi una norma contenuta nell’assestamento di bilancio che con ogni probabilità verrà approvato settimana prossima. A fine marzo una legge regionale aveva stabilito che le donazioni fossero destinate “ad acquisizioni di beni e servizi necessari alle strutture del servizio sanitario regionale da utilizzare nelle attività di contrasto all’emergenza epidemiologica da Covid-19”. In futuro invece, stabilisce la nuova norma, potranno essere utilizzate anche “per l’attuazione delle politiche sociali finalizzate a fronteggiare le conseguenze sociali ed economiche dell’emergenza epidemiologica da Covid-19”. La giunta, accusa Rozza, avoca a sé la gestione di queste risorse: “È grave che non ci sia trasparenza su come vengono utilizzate, anche perché non esiste un regolamento che dica come devono essere spesi i soldi raccolti dalle donazioni liberali. Noi chiederemo che questo regolamento venga introdotto”.

Twitter: @gigi_gno

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