Salvarsi dalla figuraccia casalinga grazie a due rigori (giusti grazie a una regola comunque contestabile) e festeggiare un punto determinante per lo scudetto. Il senso del pareggio casalingo della Juventus contro la bellissima Atalanta è tutto nelle parole di Leonardo Bonucci: “È sempre dura giocare contro di loro, la squadra ha fatto un grande lavoro di sacrificio. È un punto importantissimo che tiene lontane le inseguitrici. Stasera ha vinto veramente il gruppo, questo è lo spirito che dobbiamo avere. Oggi era importante vincere, non ci siamo riusciti ma portare a casa un punto tiene distante la Lazio. E la stessa Atalanta che poteva farsi sotto”. La tesi e lo spirito conservativo del difensore sono arrivati dopo che i campioni d’Italia hanno subito una vera lezione di calcio dai nerazzurri di Gasperini, per distacco la squadra più spettacolare d’Italia. Ha ragione Bonucci: il punto vale oro proprio per due motivi, perché fa aumentare a 8 il distacco da una Lazio ormai incapace di vincere anche le partite che si erano messe bene (vantaggio fortunoso di Luis Alberto prima del tracollo finale con il Sassuolo) e soprattutto perché tiene a distanza Papu Gomez e compagni, che se avessero vinto si sarebbe portati a meno 6 dai bianconeri. Pericolo scampato, insomma, anche se le indicazioni del sabato sera torinese non possono lasciar dormire sonni tranquilli a Sarri, alla dirigenza e ai tifosi juventini. Lo scudetto è sempre più vicino, ma per avere successo in Europa ci vorrà molto di più di quanto ammirato (si fa per dire) allo Stadium.

Juventus-Atalanta 2-2: doppietta di Cr7 su rigore dopo lo show della Dea
La Juve si salva due volte contro una Atalanta che supera a pieni voti il test per l’Europa. Due penalty di Cristiano Ronaldo regalano un punto d’oro (2-2) nella corsa verso lo scudetto alla Vecchia Signora. La Dea gioca un primo tempo in cui è superiore in tutto e per tutto sbloccando il risultato con Zapata. Nella ripresa i bianconeri crescono e trovano il pari con CR7 dopo un tocco di gomito di De Roon su cross di Dybala. Entrambe le squadre provano a vincere complici i cambi di qualità da ambo le parti: un siluro di Malinovskyi a dieci minuti dalla fine sembra riaprire il campionato, ma proprio al 45′ l’asso portoghese – che si porta a una sola rete dal capocannoniere Ciro Immobile, fermo a 29 gol – firma il 2-2 preziosissimo sempre su rigore che salva la Juve e Sarri da una sconfitta che avrebbe aperto processi e fiumi di critiche. Dal possibile meno sei gli orobici restano invece fermi a meno nove. Per lo scudetto è probabilmente finita, ma i lombardi escono dall’Allianz Stadium con la consapevolezza di non essere più una sorpresa ma una concreta realtà. La Vecchia Signora allunga sulla Lazio, distante otto lunghezze dopo lo stop con il Sassuolo, e mette un altro mattoncino verso il tricolore. Dopo il blackout con il Milan la Juve ritrova dal 1′ de Ligt e Dybala, ma neppure le due stelle riescono a evitare alla Vecchia Signora un primo tempo di sofferenza pura. In realtà gli unici lampi dei padroni di casa arrivano proprio quando la Joya ha il pallone tra i piedi: ma si tratta di azioni estemporanee frutto del talento dell’argentino e della sua condizione. È la ‘Dea’ infatti a fare la partita, prima e dopo il gol realizzato al 16′ da Zapata, imbeccato da uno splendido servizio di Gomez, bravo a far venire il mal di testa a un confuso de Ligt. La Juve pecca di brillantezza, non riesce ad accompagnare la manovra e a innescare le sue punte. E quando (spesso) la sfera è in possesso degli orobici, Bonucci e de Ligt fanno una fatica tremenda ad arginare uno straripante Zapata. L’unico difetto dell’Atalanta è quello di specchiarsi un po’ troppo e non approfittare totalmente delle debolezze della capolista, messe a nudo dalla grande intensità del 3-5-2 disegnato da Gasperini. Nella ripresa infatti la Juventus, ferita nell’orgoglio, entra in campo con ben altro piglio. Alza il baricentro, costringe gli ospiti a guardarsi anche alle spalle e non solo a correre verso la porta di Szczesny. E dopo pochi minuti la Dea capitola. Un cross di Dybala viene sporcato in area dal gomito di De Roon: Giacomelli non ha dubbi e concede il rigore che Ronaldo trasforma con freddezza. Nella mezzora finale inizia una nuova partita, frutto dei tanti cambi di qualità da una parte e dall’altra. I bianconeri approfittano del calo fisico dei lombardi e della spinta dei brasiliani Alex Sandro e Douglas Costa, entrati dopo il pareggio di CR7. Il match, con le squadre visibilmente lunghe, diventa una partita a scacchi. Sarri si gioca la carta Higuain, Gasperini cambia l’intero tridente inserendo Pasalic, Muriel e Malinovskyi. Proprio quest’ultimo pesca il jolly con un bolide da fuori area che si infila alle spalle di Szczesny. L’Atalanta accarezza l’impresa, la Juve ha le spalle al muro. Ma proprio al 45′ un braccio largo di Muriel in area vale il secondo penalty. Ronaldo non sbaglia anche questa volta: la capolista si salva, lo scudetto prende la strada di Torino. Ma Sarri non può ritenersi soddisfatto dalla prova dei suoi ragazzi.

Lazio-Sassuolo 1-2: allo scadere Caputo gela l’Olimpico. Per i biancocelesti terza sconfitta consecutiva
La Lazio non sa più vincere. All’Olimpico contro il Sassuolo la squadra di Inzaghi incassa la terza sconfitta di fila dopo quelle patite con Milan e Lecce. Un ruolino di marcia che blocca sul nascere qualsiasi sogno tricolore. Più che alla Juve i biancocelesti devono guardarsi alle spalle dove scalpita la lanciatissima Atalanta. La gara disputata nella canicola dell’Olimpico è la fotografia perfetta del momento laziale: la squadra è a corto di benzina e, nonostante l’impegno, non riesce a trasferire nelle gambe gli input che arrivano dal cervello. Ne deriva un gioco lento e prevedibile. Nel motore del Sassuolo invece il carburante non manca, anzi. La banda De Zerbi, nonostante i nove cambi rispetto al match precedente, viaggia a pieni giri. Quattro vittorie di fila che permettono di coltivare il sogno Europa League. Quelli contro la Lazio sono tre punti assolutamente meritati. Il fatto che siano arrivati nel finale con una zampata del solito Caputo è solamente un dettaglio. In caso di parità al triplice fischio finale gli unici a potersi lamentare sarebbero stati proprio i neroverdi. Che gli ospiti non fossero venuti in gita si etra capito già al 9′ quando il giovane Raspadori, al debutto dal primo minuto, mette in rete quello che sarebbe il gol del vantaggio dopo un rimpallo. A fermarlo, causa fuorigioco, è il Var. Pochi istanti dopo gli ospiti colpiscono pure una traversa con Djuricic mentre la Lazio annaspa. A scuotere i padroni di casa arriva però una delle solite discese di ‘motorino’ Lazzari. Al 33′ l’esterno si fa tutta la fascia e mette in mezzo dove Luis Alberto deposita il gol del vantaggio. Sembrerebbe l’incipit di una favola a lieto fine ma la ripresa si trasforma presto in un incubo. De Zerbi affianca Caputo a Raspadori ed è la mossa vincente. Al 7′ il veterano serve un cioccolatino che il classe 2000 scarta con facilità per il pareggio. È la rete che cambia il corso della gara. Il Sassuolo cresce mentre la Lazio, con il passare dei minuti, crolla. Le occasioni vere sono una per parte, Djuricic prima e Immobile poi, ma l’inerzia è saldamente nelle mani degli ospiti. Solo nei minuti finali i biancocelesti provano il classico assalto alla baionetta tutto cuore, ma la lucidità e poca. Il Sassuolo, invece, ne ha in abbondanza e colpisce nel recupero con il ‘killer istinct’ delle squadre affermate. Cross da sinistra, sponda di Ferrari e correzione in rete di Caputo da pochi passi. Per De Zerbi e i suoi ragazzi una grande soddisfazione, per la Lazio una doccia fredda – anzi ghiacciata – sui sogni di tricolore.

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