Dopo il post, gli insulti: “Mi danno del terrorista” accusa Luca Alini, 47 anni, infermiere dell’ospedale di Cremona conosciuto per un post su Facebook in cui si lamentava per il ritorno di casi di coronavirus all’ospedale dove lavora. “È stato uno sfogo – spiega – Una settimana prima avevamo liberato Pneumologia dall’ultimo paziente. Sette giorni dopo ne abbiamo ricoverati due, di lì a poco i degenti sono diventati dieci in tutto l’ospedale”. E da lì la reazione, immediata, per quello che stava succedendo. Uno sfogo sorto come una reazione istintiva, “di getto” a ciò che stavano vivendo, spiega Alini, per paura di “vivere la stessa situazione un’altra volta”.

Un gesto, dunque, nato dalla necessità che si trasmettesse un messaggio, come spiega lo stesso infermiere, affinché “la gente ci aiutasse rispettando regole e distanziamento”. Questo perché, chiarisce in un’intervista all’Huffington Post, “leggere e ascoltare le dichiarazioni di chi continua a sostenere che il Covid sia stato poco più di un’influenza, che colpisca per lo più persone anziane, magari affette già da altri problemi di salute, è insopportabile. È una cazzata, lo dico sulla base di quello che ho visto e vissuto”. Eppure, per molti utenti del web, il post di Alini è stato letto in tutt’altra maniera e l’infermiere cremonese è stato riempito di insulti: “Non sono abituato a così tanta cattiveria, agli insulti: sotto la foto ora addirittura mi danno del terrorista” spiega al Corriere della Sera.

In risposta a quanto scritto da Alini si è mosso anche Rosario Canino, il direttore sanitario dell’ospedale di Cremona in cui, da 10 anni, Luca Alini lavora come infermiere nel reparto di Pneumologia. “Attualmente abbiamo nove ricoveri in tutto. Uno è in Pneumologia, sette in Malattie infettive. Stasera – ieri per chi legge – un paziente è stato trasferito in terapia intensiva perché l’insufficienza respiratoria si è aggravata” spiega al Corriere. “Negli ultimi giorni c’è stata una piccola ondata di nuovi ingressi, che nella maggior parte dei casi potrebbe avere una stretta correlazione con il focolaio di Viadana” chiarisce il dirigente. Niente allarmismi, dunque, eppure, continua Canino, “troppa gente si è già tolta la mascherina o continua a tenerla sul collo. È fondamentale mantenere alta l’attenzione”.

Articolo Successivo

Tormenta di neve e gelo sulle Dolomiti, le immagini dal rifugio a 3343 metri: “Buona estate”

next