È la Grecia il punto maggiormente critico delle relazioni tra Ankara e Washington, con il dossier energetico che si arricchisce di nuovi capitoli densi di tensione. Mentre il blocco dei Paesi euroatlantici già da un biennio lavora al gasdotto Eastmed (Cipro, Grecia, Israele, Egitto) sotto la supervisione degli Usa, il controcanto della Turchia si materializza nel quasi scontro armato ingaggiato con la Francia nelle acque libiche. Segno che la nuova fase geopolitica attraversata dal Mediterraneo non è esente da colpi di scena. La nuova veste della Grecia, passata da cenerentola d’Europa a strategico gas-hub per il contemporaneao transito di Tap, Tanap e Eastmed sta producendo una serie di reazioni a catena in seno al governo turco.

È stato lo stesso presidente Erdogan ad ammettere candidamente che, senza risorse energetiche, non ci sarà sviluppo per il suo Paese. L’occasione è stata la cerimonia di inaugurazione delle centrali idroelettriche nella provincia di Tokat nella regione del Mar Nero, aggiungendo che Ankara aveva smantellato “ogni trappola trovata sulla sua strada” nel Mediterraneo orientale, con riferimento alle provocazioni contro Cipro e Grecia messe in atto proprio per l’eccessiva dipendenza energetica della Turchia. Non va dimenticato che negli ultimi tre anni l’afflusso di gas naturale liquefatto (Gnl) americano è cresciuto sensibilmente in un momento in cui la politica di Ankara di controllo delle rotte e delle fonti energetiche in Siria, nel Nord Egeo, in Libia e nel Mediterraneo orientale non sembra funzionare proprio perché condotta in contrasto con trattati internazionali e leggi.

Uno dei fronti più caldi è rappresentato dalla Zona economica esclusiva di Cipro. Si trova nel porto cipriota di Larnaca la nave di perforazione galleggiante Tungsten Explorer che dovrebbe essere utilizzata per le perforazioni nella Zee cipriota dalle società Eni e Total, i due player che si sono regolarmente aggiudicati i diritti sulla base di gare internazionali. Le operazioni sarebbero dovute iniziare già da due mesi ma il cronoprogramma delle attività ha subito uno slittamento di un anno proprio per via della Turchia, oltre che per il Covid. Per questa ragione la piattaforma di perforazione verrà trasferita dal Libano, con costi aggiuntivi milionari.

Uno scenario in cui spicca l’iperattivismo degli Usa che, ormai da un triennio, hanno intensificato relazioni e influenze in Grecia, grazie alla regia dell’ambasciatore ad Atene, Jeoffrey Pyatt, la cui permanenza nell’Egeo è stata già prorogata per ben due volte. Gli Usa non solo hanno annunciato più investimenti in Grecia, come alcune iniziative di Microsoft per il turismo, ma hanno avviato cantieri navali e nuove tecnologie militari.

Lo dimostrano, tra le altre cose, due elementi. Pochi giorni fa è stato siglato un accordo tra ONEX Neorion Shipyards, una società americana con attività in Grecia, e Israel Shipyards Ltd per la coproduzione delle corvette Themistocle. Si tratta di una nuova nave militare a basso costo in grado di svolgere più funzioni contemporaneamente, come la sorveglianza dei confini del Mediterraneo orientale, l’intelligence e la cooperazione con battelli più grandi. Inoltre le due società stanno lavorando a stretto contatto per lo sviluppo e la promozione internazionale di Themistocle, con la Grecia e Israele come i suoi principali hub di produzione.

In secondo luogo le attività cantieristiche si affiancano alla privatizzazione americana del porto greco di Alexandrupoli, snodo marittimo delicatissimo anche perché in prossimità delle pipeline di Tap e Tanap e buona base di controllo delle attività a Salonicco, dove il porto è stato privatizzato da un consorzio guidato dall’oligarca ellino-russo Ivan Savvides, già deputato alla Duma e figura molto vicina a Vladimir Putin.

Twitter: @FDepalo

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