Arancia non va a fare la spesa perché manda… Mauro Bellugi. A Diretta Stadio il microfono aperto all’ex difensore nerazzurro è una trovata da Telegatto ad honorem. Metti un Parma-Inter che diventa un supplizio in notturna che nemmeno Fuori Orario dedicato al cinema di Andy Warhol. Metti lo studio di 7 Gold agghindato come una guglia del Duomo di Milano. Metti che a commentare la partita ci siano il re della sceneggiata interista Filippo Tramontana; Francesco Oppini modalità divanetto del privé dell’Hollywood; e un signore elegante e silente chiamato “avvocato” (in ogni trasmissione sportiva c’è sempre un “avvocato”, ci mancherebbe). Metti che il conduttore, uno che si distingue dagli altri perché porta giacca e cravatta dell’Oviesse, lasci fare tutta la trasmissione al telecronista-tifoso. A quel punto chi ti potrà mai salvare la serata? Eccolo allora Maurone, con quella sua parlata tosco-umbra impastata da mille dialetti padani e da parecchi bianchetti friulani.

Tutto di bianco vestito, camicione di lino penzolante da danzatore di samba, casacca aperta sul petto come un moschettiere del re. Bellugi ricopre la figura dell’esperto che si è fatto le ossa sul campo, anche se a livello anagrafico prima di lui sono rimasti solo Giuseppe Meazza e Virgilio Fossati. Insomma il difensore che con Sandrino Mazzola pare litigasse una domenica sì e l’altra pure (anche se non si sa in che lingua), durante Diretta Stadio ha il compito del guizzo, della sentenza inappellabile, della parolina mancante quanto il ritmo langue. Ebbene a Mauro queste cose gli sono state spiegate, ma alla fine a lui mettigli uno schermo davanti agli occhi con l’Inter e non capisce più niente. Al 29esimo del primo tempo interrompe il rosario di Tramontana: “Mi sono accorto che non c’è Eriksen” (è una battuta, chiariamo). Un minuto dopo il telecronista tifoso con stemma dell’Internazionale sulla t-shirt richiama una giocata di Candreva dicendo: “Vi ricordate di Nippo Nappi?”. E in sottofondo, senza che l’abile regia lo inquadri Bellugi sottolinea, in uno stadio già avanzato da osteria numero uno: “Sì, sì mi ricordo Nappo Nappi”. Dagli qualche secondo e il carburante comincia ad entrare in circolo. Un giocatore dell’Inter, infatti, si sta “strascinando il piede”. Un altro che compie un gesto plastico diventa: “L’ha presa Otis!”(che è poi Moses).

Solo che la parte migliore del canovaccio abbozzato con 7 Gold è quello del fuori onda, del microfono acceso sempre, anche quando parlano gli altri. Mauro in questa categoria dello spirito è imbattibile. Per lui intervenire anche quando stanno mandando la pubblicità è un obbligo. Dice “bagliato” quando un difensore nerazzurro “sbaglia” con la “s”. Un ragionamento che avrebbe meritato un’ospitata alla Domenica Sportiva comincia con un “anche quest’anno…” ma finisce lì sospeso, poesia scapigliata prolungata nel vuoto di una quantità infinita di puntini puntini. Poi ancora: “ va beh ma…”; “…prendeva un 6 ora è un 6 meno”; “gooool, ah no”; “ciao”. Ed ora prima del gran finale con Mauro Bellugi un po’ di pubblicità su 7Gold. Anzi, la pubblicità di 7Gold: lo spot con Tiziano Crudeli che vende capsule del caffè. Un accostamento diabolico (la caffeina che entra in circolo e ti fa sbraitare? Se sì, chapeau) con Crudeli imbestialito per tutto il tempo della televendita come un Giorgio Bracardi d’annata. La lettura del numero verde poi, è così tignosa, irregolare, incancrenita, da fare concorrenza ad alcune sue grandi sparate di rabbia in diretta durante un derby vinto dal Milan. Torniamo in studio perché Bellugi nell’intervallo si dedica alla rubrica “Up and Down” dove vengono imitati i voti di Eraldo Pecci alla DS, qui sparacchiati agli inguardabili giocatori dell’Inter (Biraghi prende pure un 6 meno meno). Solo che Mauro a questo punto è abbastanza esausto. La lingua si accartoccia, il ragionare si fa fumoso, le parole appena abbozzate diventano monosillabi incomprensibili. Così il secondo tempo è solo una lunga pausa. Accasciato, distrutto, semi addormentato sotto gli effetti di una morbida grappa in barrique. Poi l’Inter ribalta il risultato, va a vincere a Parma, e Bellugi, difensore agile ma mai goleador, tenta il timido colpo di tacco prima del triplice fischio. Oppini: “Il Parma più Kulusevski che altro”. Bellugi dal terzo anello di San Siro, in sottofondo, senza essere inquadrato, microfono aperto tutta la vita: “Che colpo di Kulu”.

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