Nuovi focolai di coronavirus come quelli di Bologna, Mondragone o Genova sono “attesi e inevitabili”, l’importante è che vengano individuati con rapidità e circoscritti. Mentre il ‘cluster’ nei magazzini bolognesi di Bartolini si allarga, con 27 nuovi casi riconducibili scoperti dalla Regione Emilia-Romagna che si aggiungono ai 64 censiti giovedì. Ma Ranieri Guerra, direttore aggiunto dell’Organizzazione mondiale della sanità, e Andrea Crisanti, direttore di Microbiologia dell’Università di Padova, non si dicono preoccupati per i nuovi cluster individuati ieri in Italia. Anzi, spiegano che eventi come questi saranno la normalità nel prossimo futuro, quando i contagi sono destinati ad aumentare, e che le autorità dovranno rimanere vigili per evitare che questi possano trasformarsi in nuovi contagi di massa.

“Non c’è preoccupazione perché è tutto ampiamente atteso. Entrambi i focolai sono stati identificati immediatamente e circoscritti, quindi il sistema messo in atto tiene. È inevitabile ci siano focolai in giro per l’Italia e per l’Europa”, ha spiegato Guerra parlando ad Agorà, su Rai3.

Dichiarazioni simili a quelle rilasciate da Crisanti a Repubblica: “È ciò che avevamo previsto – ha detto – Ci aspettavamo di avere a che fare, passata l’ondata principale della pandemia, con questi focolai. Del resto il virus non se ne è andato. Oggi (ieri, ndr) ci sono stati quasi 300 casi. Qualcuno la malattia la trasmette”. E tra questi ci sono anche gli asintomatici, ha continuato il medico chiarendo la sua posizione rispetto, invece, ai tentennamenti dell’Oms nelle ultime settimane: “Sicuramente sì, anche loro – continua – Sennò non avremmo ancora tutti questi casi. Poi se ci sono persone che si ammalano e hanno i sintomi queste trasmettono ancora di più. Non capisco proprio come certi colleghi abbiano potuto fare affermazioni fuorvianti e non coerenti con le stesse direttive del ministero alla Sanità sul tema degli asintomatici. Si sono presi una grave responsabilità”.

I rischi, spiega, non possono essere eliminati, ma certamente limitati grazie alle misure di prevenzione messe in campo dai governi: “La malattia circola, in un giorno ci sono stati 180mila casi. Chi non ha fatto il lockdown ha problemi. Basta vedere la Svezia. Oppure il Brasile, dove sta succedendo un disastro non paragonabile alla situazione italiana. Lì il problema è che troppe persone non hanno il medico. Paradossalmente è una situazione simile agli Usa, dove 50 milioni di cittadini non vanno dal dottore”.

E se questi nuovi episodi hanno fatto preoccupare la popolazione, Crisanti avverte che la situazione peggiorerà con l’arrivo dell’autunno, quando è prevista una seconda ondata della pandemia: “Chiaramente il rischio aumenterà. Le persone staranno più al chiuso, le temperature saranno più basse e l’umidità più alta. Poi c’è l’effetto confondente con altre malattie da raffreddamento. Per questo bisogna incoraggiare tutti a fare la vaccinazione anti-influenzale

E nella serata di giovedì due nuovi focolai, con 13 contagiati, sono stati individuati in Val d’Ossola, entrambi riconducibili al mondo del frontalierato. Le persone infette sarebbero venute in contatto con due lavoratori frontalieri, uno che lavora in Canton Vallese, l’altro in Canton Ticino. L’Asl ha confermato i contagi: “Il nostro sforzo è di allargare le indagini ed essere attenti a tutte le frequentazioni, soprattutto sui luoghi di lavoro da dove sono partiti i contagi”, spiegano dall’Azienda sanitaria. Per circoscrivere i due focolai si stanno eseguendo numerosi tamponi sia sui familiari che sulle persone venute in contatto con i frontalieri.

Mentre continua l’apprensione nel sito di Bartolini a Bologna, dove i lavoratori “sono terrorizzati”, spiega Maurizio Lago, segretario della Uil Trasporti Emilia-Romagna di fronte al crescere dei contagi, arrivati a 91. “Stiamo chiedendo di fare un lockdown di quel sito. Andrebbe bloccato tutto. Qui si parla della salute dei lavoratori e per noi tra la produzione e la salute dei lavoratori non ci sono dubbi”. A suo avviso è “evidente” che “se venivano rispettati i protocolli di sicurezza, il contagio non partiva”.Per il sindacalista a essere preoccupati sono gli autisti e spedizionieri, “che girano per Bologna” e bisogna capire se hanno avuto rapporti con il personale della cooperativa.

Intanto, rimane alta la tensione a Mondragone, dopo che ieri gli abitanti hanno iniziato a protestare nell’area colpita dal virus, abitata principalmente dalla comunità bulgara e rom locale, provocando la reazione delle persone che abitano i palazzi ex Cirio, con lanci di sedie e sassi dai terrazzi. Intorno alle 2 i Vigili del Fuoco sono dovuti intervenire per l’incendio di un furgoncino in viale Margherita, probabilmente di proprietà di un bulgaro, a ridosso dei palazzi. Dai primi accertamenti sembra che la causa sia dolosa e che sia stata usata una bottiglia incendiaria.

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