Il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, ha cercato di impedire che dalla Provincia autonoma di Trento partisse l’ordine di abbattere l’orso che domenica ha aggredito due cacciatori di Cles, facendoli finire in ospedale. “È inaccettabile l’abbattimento di un orso, a maggior ragione in questa fase in cui ancora non si conoscono i contorni precisi della vicenda”, ha detto. Spiegando: “Se si trattasse di una femmina che voleva proteggere i piccoli lo scenario sarebbe diverso e potrebbero cadere i presupposti per la pubblica sicurezza”. E sono proprio questi i criteri, invece, a cui si appella il presidente Maurizio Fugatti che, nonostante la posizione espressa dal ministro pentastellato, ha firmato l’ordinanza di abbattimento.

È questa, infatti, l’unica misura prevista, con una gradazione in tre fasi. La prima: monitorare l’area del monte Peller, a tutela dell’incolumità pubblica. La seconda: “Procedere nel più breve tempo possibile all’identificazione genetica ed al riconoscimento dell’esemplare”. Fase finale: “Applicare, ad avvenuta identificazione e riconoscimento dell’animale, la misura dell’abbattimento”. Essa è prevista dal Pacobace (Piano di Azione Interregionale per la Conservazione dell’Orso Bruno sulle Alpi Centro-Orientali) nei casi di massima pericolosità. Fugatti sostiene che si sia in presenza di questa situazione, riferendosi alla relazione tecnica della Forestale: “Il comportamento tenuto dalle persone protagoniste dell’incontro evidenzia come l’attacco abbia avuto luogo senza che lo stesso sia stato in alcun modo volontariamente provocato, in orario diurno e in una zona normalmente frequentata dalle persone”. Insomma, vi sarebbero “significativi ed immediati rischi per l’incolumità pubblica”, anche perché “determinati soggetti di orso possono arrivare a reiterati attacchi all’uomo”. Inoltre, la zona dell’attacco è di facile accesso.

Il confronto a distanza tra Ministero e Provincia non è ancora sfociato in polemica. Anzi, il ministro ha “apprezzato il tono collaborativo, distensivo e istituzionale usato da Fugatti. Il dialogo è importante”. E si è dichiarato favorevole ad accogliere la richiesta di ridurre il numero degli orsi presenti in Trentino, ormai quasi un centinaio, spostandoli in altre zone.

Una delle vittime dell’aggressione, Christian Misseroni, 28 anni (figlio del macellaio Fabio di 59 anni, che lo ha salvato, subendo la frattura di una gamba), ha però dichiarato: “Non uccidetelo”. E lo stesso dichiarano le associazioni ambientaliste, pronte a ricorsi giudiziari e manifestazioni. I Verdi del Trentino: “Si è trattato di un incontro casuale. L’orso o l’orsa non era intenzionata a nuocere, ma si è trovata all’improvviso sul sentiero due persone. La decisione di sopprimerlo non rientra in quelle previste dal Pacobace”. “È intollerabile la pena di morte per l’orso”, dichiarano la senatrice di Leu, Loredana De Petris, presidente del gruppo Misto, e il senatore Sandro Ruotolo.

Il Wwf nazionale: “ L’emanazione di ordinanze di abbattimento appare una scelta improvvida e fuori luogo. Le dinamiche dell’incidente non sono ancora chiare, non sappiamo dell’eventuale presenza di cuccioli o di altre motivazioni che possono aver spinto l’orso a ferire le due persone”. Oipa Italia: “Presenteremo ricorso al Tar poiché l’abbattimento di un orso può avvenire, per legge, solo in caso di comprovata pericolosità nei confronti dell’uomo e quando si sia verificata l’inefficacia di misure alternative incruente”. L’Ente nazionale per la protezione animali: “La Provincia non faccia la caccia alle streghe, ma faccia chiarezza sui fatti”. L’associazione Animalisti italiani: “Predisporremo una diffida contro la Provincia di Trento. Il nostro pensiero non può non andare anche all’orso M-49 Papillon, letteralmente perseguitato dalla Provincia di Trento che dimostra ancora una volta di conoscere solo metodi repressivi e violenti. La storia continua a ripetersi così come era stato in precedenza per gli orsi Daniza e Kj2”.

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