La promessa è quella di ripristinarla nell’arco di una settimana, ma al momento la app messa a punto dal Giappone per tracciare i contagi da coronavirus è stata sospesa per problemi di natura tecnica a soli 4 giorni dal lancio. Il ‘bug’ più importante è che accetta e registra codici non emessi dal ministero della Sanità, quindi non ufficiali, come ha spiegato il ministro Katsunobu Kato. Come per Immuni, anche l’app giapponese – già scaricata 3,71 milioni di volte – funziona con l’impiego del Bluetooth: dovrebbe accettare solo i codici assegnati dalle strutture sanitarie alle persone che sono risultate positive ai test per il Covid-19, e allertare chi l’ha installata in caso di contatto a meno di un metro di distanza o meno e per più di 15 minuti con un paziente positivo al coronavirus, cancellando i dati (non sono richiesti quelli personali) dopo 14 giorni. Adesso il ministero – convinto che sinora non ci siano stati falsi allarmi – ha fermato il sistema di notifiche della app e di uso dei codici.

Le app in Europa – A pochi giorni dal lancio, comunque i download erano stati tantissimi. Non è andata altrettanto bene per l’app italiana che al 22 giugno – cioè una settimana dopo il lancio – era stata scaricata solo 3 milioni e mezzo di volte. Va meglio invece in Germania, dove Corona Warn App – lanciata il 16 giugno – al momento ha superato i 10 milioni di download (6,5 milioni di volte in 24 ore). Numeri assoluti migliori, ma si tratta comunque di una percentuale di utilizzatori inferiore al 15% della popolazione tedesca: numeri ben lontani dal 60% di copertura che gli esperti ritengono la soglia necessaria per avere una copertura sufficiente.

A esortare i tedeschi a installarla sui propri smartphone è stata la stessa Cancelliera Angela Merkel, in modo da “riconoscere e spezzare le catene di contagio“. Resa disponibile dopo sei settimane, è stata anche qui al centro di polemiche sul suo funzionamento, la compatibilità con vecchi modelli di telefoni cellulari e, soprattutto, le garanzie di privacy. Quest’ultima questione è particolarmente sentita nel paese, dove è ancora viva la memoria dello spionaggio statale durante il regime nazista e nella Germania est.

Chi invece deve ripartire da capo è il Regno Unito, che dopo aver sperimentato un sistema diverso ha deciso di fare dietrofront, seguendo l’esempio di Italia, Germania e Danimarca che hanno optato per un approccio decentralizzato, con i dati conservati sui dispositivi degli utenti. E così ha stabilito che l’app si baserà sulla piattaforma messa a punto da Google e Apple. Il servizio sanitario nazionale ha testato il primo modello, centralizzato, sull’Isola di Wight per un mese ma ha visto che non è molto compatibile con gli iPhone di Apple. Un vantaggio del cambiamento di sistema è anche l’interoperabilità con le app di altri paesi, in un momento in cui si stanno aprendo le frontiere. Resta ancora con un sistema tutto suo la Francia, a cui sarà difficile, a questo punto, collegarsi alle app di altri paesi. In questo caso, al momento resta flop, con appena 1,9 milioni di download in ben tre settimane.

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