Abbassare l’Iva per far ripartire i consumi. Spunta anche questa ipotesi tra le misure che potrebbero rientrare nel progetto di rilancio che ha preso forma nel corso degli Stati generali dell’economia e che il governo si prepara a mettere in campo nei prossimi mesi. Al momento è solo un’ipotesi, anche perché si tratta di una misura “costosa“, ha sottolineato il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Dall’Europa, spiega il commissario Ue all’economia, Paolo Gentiloni, non arriva nessuna preclusione a priori: “Noi valutiamo le proposte dei Paesi quando ci vengono formulate nei bilanci, o in futuro nei piani di recovery, quindi faremo lo stesso con una proposta di questo genere quando ci verrà presentata”. L’Ue però ha spesso chiesto il contrario, cioè di spostare la tassazione dal lavoro ai consumi.

Anche per questo il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, chiede una riforma del fisco: “Serve una visione complessiva” e “non imposta per imposta”, afferma intervenendo online a un evento ai Lincei. Visco ha sottolineato come “è una vecchia storia”, ma attuale, il tema della “grande dimensione dell’evasione, dell’illegalità e della criminalità organizzata“. Questo “si trasforma in un carico fiscale molto pesante per chi le tasse le paga”. Sul lato della spesa, il governatore ha ricordato come si tratti di un “livello che più o meno è quello che si attende da un paese che ha uno stato sociale come il nostro”.

Totalmente positivo invece il commento del presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli: “Bene l’ipotesi del governo di sostenere consumi e domanda interna attraverso misure di riduzione dell’Iva, sarebbe un segnale importante di fiducia che abbiamo sempre auspicato”. Sangalli chiede anzi “che non sia una misura eccessivamente provvisoria” perché “consumatori e imprese hanno bisogno di certezze per programmare e realizzare scelte di acquisto e di investimento indispensabili per rilanciare l’economia”. Per Sangalli “bisogna passare subito dagli annunci alla concretezza dei risultati”.

La necessità di un intervento come la riduzione dell’Iva deriva dalla preoccupazione del governo di ricreare il clima di fiducia necessario ad innescare il circuito dei consumi. Si guarda in particolare a quanto fatto dalla Germania, che nel maxi piano da 130 miliardi lanciato dalla cancelliera Merkel per far fronte alla crisi, ha previsto anche la riduzione dell’Iva (dal 19 al 16%) per sei mesi. L’Iva, imposta sul valore aggiunto, ha oggi in Italia un’aliquota ordinaria del 22% della base imponibile. Alcune particolari operazioni scontano l’aliquota ridotta al 4% o al 10%. Il rischio di aumento dell’Iva è stato recentemente scongiurato dal decreto Rilancio, che ha definitivamente cancellato le clausole di salvaguardia.

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