Anche da dentro il Partito Repubblicano arrivano attacchi a Donald Trump che, il 3 novembre, sarà chiamato alla sfida elettorale con il candidato democratico, Joe Biden, per agguantare la riconferma alla Casa Bianca. Sono in diversi, nel Grand Old Party, a credere che il tycoon, secondo gli ultimi sondaggi in svantaggio di 10 punti rispetto all’avversario, non potrà sopravvivere politicamente alla pandemia di coronavirus e alle proteste che si sono scatenate dopo l’uccisione di George Floyd. Così aumentano i nomi tra coloro che, tra i conservatori, lo scaricano annunciando che non voteranno per lui o, addirittura, che sosterranno il candidato Dem.

Uno dei nomi più influenti apparsi sui media americani è certamente quello dell’ex presidente repubblicano, George W. Bush, che, scrive il New York Times, come nel 2016 ha fatto sapere alla sua cerchia di collaboratori di non avere alcuna intenzione di sostenere The Donald alle prossime elezioni. Una bocciatura che pesa ma che, quattro anni fa, non ha impedito al tycoon di diventare prima il candidato repubblicano alla Casa Bianca, nonostante la forte opposizione interna al partito, e poi di prendere il suo posto all’interno dello Studio Ovale vincendo il testa a testa con Hillary Clinton.

Simile al rifiuto di Bush è quello di Mitt Romney, senatore ed ex candidato alla presidenza da sempre volto degli oppositori al magnate statunitense tra i conservatori. Anche lui, come l’ex presidente, non metterà la croce sul nome di Trump il 3 novembre. Mentre la vedova del senatore John McCain, Cindy, ha addirittura deciso di sostenere Joe Biden, preferendo quindi dare il proprio sostegno ai Democratici.

E tra i nomi che potrebbero decidere di abbandonare la barca del tycoon, che adesso è riuscito a inimicarsi anche i militari, contrari all’intervento contro i manifestanti più volte minacciato dal presidente, ci sono anche Lisa Murkowski, una senatrice moderata dell’Alaska, e gli ex speaker della Camera John Boehner e Paul Ryan, anche se quest’ultimi non hanno ancora preso una decisione definitiva.

Ma chi si è espresso con maggiore durezza nei confronti di Donald Trump, anche lui annunciando il proprio sostegno a Joe Biden, è l’ex segretario di stato americano sotto la presidenza Bush, Colin Powell. Il generale, da sempre sostenitore del Gop, è stato il primo afroamericano a diventare capo della diplomazia Usa e in un’intervista alla Cnn ha dichiarato: “La gente sta realizzando che Donald Trump è un pericolo per il Paese. Si è allontanato dalla Costituzione”, ha detto in relazione alla gestione delle proteste degli ultimi giorni. E per questo, ha aggiunto, ritiene che non dovrebbe essere rieletto alla presidenza perché “mente continuamente”: “Penso che non sia un presidente efficace. Ha iniziato a mentire il giorno dell’inaugurazione, quando ci fu la disputa sulla dimensione del pubblico presente, non credo che questo sia nel nostro interesse”.

Alle dichiarazioni di Powell ha risposto lo stesso Trump, definendolo “un vero truffatore, responsabile di aver portato l’America nelle disastrose guerre in Medio Oriente. Ha appena annunciato che voterà per un altro truffatore, Sleepy Joe Biden”, ha scritto su Twitter dove, poco dopo, ha aggiunto che “Powell non aveva detto che l’Iraq aveva ‘armi di distruzione di massa’? Non le avevano, ma noi siamo andati in guerra!”.

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