Garanzie sul come verranno usati i soldi, ma anche la proposta di una forma di controllo nell’azienda almeno fino al rimborso del prestito garantito dallo Stato visto che all’orizzonte c’è la fusione con Psa, partecipata dal governo francese. Il maxi-dividendo straordinario da 5,5 miliardi di euro ‘scolpito nella pietra’, come l’ha definito John Elkann? “Tutti i loro operai sono in cassa integrazione, potrebbero aspettare o investire quei soldi in innovazione”.

È questa l’idea della Cgil sul futuro di Fca e il prestito garantito da 6,3 miliardi che l’ex Fiat ha chiesto a Intesa Sanpaolo in seguito all’emergenza coronavirus. Il segretario Maurizio Landini , intervendo all’incontro sul tema “Dove andiamo. Trasporti al lavoro: costruiamo oggi la mobilità di domani”, chiede innanzitutto al governo di pretendere garanzie sul “rafforzamento dell’occupazione” e un “no alle delocalizzazioni” alle aziende che chiedono le garanzie di Sace. Se ciò avvenisse, dice il leader del sindacato, “sarebbe una cosa seria”. E “sarebbe serio da parte delle imprese” accettarlo “perché vuol dire che stanno chiedendo i soldi per cose di cui hanno bisogno e per cose che servono a tutto il Paese”.

Per quanto riguarda Fca, lo scenario è ancora più complesso: “Noi stiamo dicendo al governo che parlare di Fca oggi vuol dire essere consapevoli che a fine anno ci sarà una fusione. E quindi ciò che è Fca oggi potrebbe non esserlo nel 2021″. Perché c’è in vista il matrimonio con il gruppo Psa, spiega Landini, che ha “nella proprietà francese lo Stato” e “allora c’è bisogno che si muova il governo italiano”. Ovvero: “Deve confrontarsi con i sindacati e, se si dà un prestito, condizionarlo alla difesa dell’occupazione e anche a una discussione su quale sarà la prospettiva” nel lungo periodo.

Non solo: “Siccome nel decreto Rilancio si parla di un ruolo strategico di Cassa Depositi e Prestiti nelle imprese, anche in funzione di crescita, sostegno e sviluppo, e siccome è già dentro molti cda di grandi gruppi con presenza pubblica come Fincantieri, Finmeccanica, Poste, Eni – argomenta il numero uno della Cgil – Non sarebbe male se il governo, oltre a convocarci e discutere con l’impresa, valutasse la possibilità di una sua presenza, anche solo per il periodo del progetto legato al prestito”. Per Landini è infatti “indubbio” che “nella fusione con Psa c’è anche un soggetto pubblico”, ovvero il governo di Parigi. “E sappiamo perfettamente quale attenzione ha lo Stato francese a difendere le proprie imprese e il proprio lavoro”, ragiona.

La leader della Fiom Cgil Francesca Re David ricorda invece che ad oggi “tutti i lavoratori di Fca sono in cassa integrazione” e quindi “si può aspettare a distribuire i dividendi fino alla fine del prestito”. Mercoledì sera, infatti, il numero uno di Exor e Fca, John Elkann, aveva tirato dritto sulla distribuzione della maxi-cedola prevista per gli azionisti quando la fusione con Psa sarà perfezionata.

“Non si può dire con lavoratori in cassa integrazione che il dividendo non è in discussione”, risponde Re David ricordando che in questi anni Fca ha “già distribuito il dividendo della vendita di Magneti Marelli” e “non ha pensato a innovare o capire come rafforzare gli stabilimenti”. Per questo, a suo avviso, è necessario “vincolare i soldi agli investimenti”.

Sul tema, secondo Landini, “è il momento della responsabilità per tutti”, perché “investire ora significa dare un futuro a tutti”. Le imprese – conclude – “siano virtuose, investano sul futuro dei territori in cui sono” e “facciano con noi una vera battaglia per una vera riforma fiscale”.

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