Dal ‘triage’ agli ingressi scaglionati, fino ai criteri di accesso, che privilegiano le famiglie con maggiore difficoltà nella conciliazione tra cura dei figli e lavoro. Parte oggi l’esame da parte del Comitato tecnico scientifico del piano messo a punto dal tavolo formato da Anci, Società italiana di pediatri e ministeri della Famiglia, dell’Istruzione, della Salute e del Lavoro, che detta le linee guida agli enti locali per la riapertura, a giugno, di nidi d’infanzia e centri estivi e regola attività e servizi educativi che i bambini potranno tornare a seguire, con la collaborazione di associazioni e oratori. Tre i capitoli del documento, i cui contenuti sono stati anticipati da Repubblica. Nel primo ci si concentra sulle regole per la riapertura e la regolamentazione di parchi e giardini pubblici, che potranno essere frequentati anche da bambini più piccoli di tre anni (quelli che non sono obbligati a indossare la mascherina), se accompagnati da genitori. La seconda parte è dedicata alle attività organizzate per bambini di età superiore ai tre anni, sempre in parchi e giardini, ma con la presenza di un educatore. Il terzo capitolo, infine, è dedicato alla ripartenza dei servizi educativi per i bambini da 0 ai 6 anni, ma anche a progetti su attività ludico-creative per i bambini più grandi (delle elementari) e ai ragazzi.

L’ACCESSO AI SERVIZI – Stando al documento all’esame in queste ore (e quindi suscettibile di modifiche) gli ingressi a nidi e centri estivi potranno partire da giugno 2020. Potranno, se anche il pediatra avrà valutato che le condizione di salute del bambino sono idonee e, comunque, per accedere sarà necessario fornire un certificato medico. Avranno priorità le famiglie con maggiore difficoltà a gestire contemporaneamente figli e lavoro e, quindi, quelle dove entrambi i genitori lavoratori e non possono farlo attraverso lo smart working, i nuclei monoparentali o in particolari condizioni di fragilità, come quelli con un minore diversamente abile.

PRIMA DI ENTRARE – Sono previsti ingressi e orari di uscita scaglionati di almeno 5/10 minuti, per evitare assembramenti e, nelle strutture dove è possibile, i punti d’ingresso saranno differenziati da quelli di uscita. Entrambi dovranno prevedere percorsi obbligati. I bambini dovrebbero essere accompagnati sempre dallo stesso familiare per tutta la frequenza (non da persone anziane o affette da determinate patologie). I punti di accoglienza dovrebbero essere all’esterno dell’area o della struttura, per evitare l’ingresso degli adulti accompagnatori nei luoghi dove si svolgono le attività. Il triage prevede che venga chiesto al genitore se il bambino ha avuto febbre, tosse, difficoltà respiratoria, poi gli operatori osserveranno direttamente i bambini, segnalando eventuali sintomi. Prima dell’accesso all’area sarà necessario il controllo della temperatura mediante un termoscanner sia per gli educatori che per i bambini. Quelli con temperatura uguale o superiore a 37.5 e altri segni di malattia non potranno essere ammessi e, ai primi sintomi, verrà richiesto un certificato medico. Tutti, bambini ed educatori, dovranno lavarsi le mani o con gel igienizzante o con acqua e sapone in fontanelle e lavandini posti nei cortili di oratori, spazi gioco dei centri estivi e giardini. Il bambino dovrà igienizzarsi le mani anche una volta uscito dalla struttura prima di essere riconsegnato all’accompagnatore.

LE FASCE D’ETÀ – I bambini saranno divisi in gruppi sempre più piccoli (man mano che diminuisce la fascia d’età) che avranno ciascuno un operatore e non ci saranno contatti tra i diversi gruppi per garantire il distanziamento sociale ed evitare l’eventuale diffusione del contagio. Per i bambini dai 0 ai 3 anni (quelli che frequentano il nido) il rapporto sarà di un adulto ogni tre piccoli, dai 3 ai 5 anni (la scuola dell’infanzia) ci sarà un educatore ogni 5 bambini, mentre ci sarà un adulto ogni sette bambini per quelli fra i 6 e i 10 anni. Si prevede, invece, la presenza di un operatore per ogni bambino o ragazzo diversamente abile.

LE REGOLE DELLA ‘CONVIVENZA’ – Se per gli operatori e per gli adulti che accompagnano i bambini è obbligatorio l’utilizzo di mascherine, per i bambini al momento c’è solo una raccomandazione, anche se sarà il Comitato tecnico a decidere se inserire un obbligo e a partire da quale fascia d’età. Si suggerisce a Comuni e strutture di richiedere che il personale sia giovane e in piena salute e, dunque, meno esposto al rischio di contagio, ma anche di prevedere che ci sia un numero adeguato di operatori supplenti in caso di necessità. Sono consigliate le attività all’aria aperta e di tenere aperte le finestre nelle strutture chiuse. Tutte le aree frequentate dai bambini e le attrezzature dovranno essere continuamente sanificate. Come prevedibile, non si potranno fare feste di fine corso nei centri estivi e le attività dei bambini nelle strutture – è questo è un elemento di novità, di cui bisognerà verificare la fattibilità – dovrebbero essere documentate con video da consegnare alle famiglie.

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