Non che ci si aspettasse dati diversi o più incoraggianti, ma leggere un -98% di immatricolazioni fa comunque un certo effetto: il riferimento è al mercato italiano di aprile 2020, anch’esso in piena crisi da coronavirus. Lunedì 4 maggio è stata inaugurata la Fase 2, che ha allentato le restrizioni del lockdown: sono stati circa quattro milioni gli italiani tornati a lavoro, tra questi anche gli staff delle concessionarie che hanno riaperto le porte con tutte le misure precauzionali obbligatorie, quindi dispenser di gel igienizzanti, mascherine e guanti indossati. E su appuntamento.

Il report mensile del Ministero dei Trasporti intanto fa sapere che sono stati appena 4.279 i veicoli immatricolati, contro le 174.924 unità dello stesso periodo del 2019: nel mese, i privati hanno perso il 97,8%, il noleggio il 97,3% e le società il 96,9%.

“I dati ufficiali di Aprile – commenta Michele Crisci, Presidente dell’UNRAE, l’Associazione delle Case automobilistiche estere – confermano purtroppo quanto da noi anticipato sin dall’inizio della crisi”: Crisci ha quindi sottolineato come il blocco delle attività economiche abbia “messo in ginocchio la filiera della distribuzione auto, con le sue 1.400 aziende che sostentano 160.000 famiglie”.

Una situazione difficilmente risanabile senza un rapido aiuto da parte delle banche: “dopo 2 mesi di ricavi azzerati, molte delle concessionarie potrebbero non sopravvivere nonostante la riapertura” afferma ancora il presidente dell’Unrae che nel comunicato ufficiale rivolge un appello direttamente agli istituti di credito affinché “le ingenti risorse messe a disposizione dal Decreto Liquidità vengano prontamente erogate alle imprese del comparto auto”.

Lo stesso impegno del governo a favore del settore, ribadisce l’Unrae, deve essere più forte e incisivo, poiché si sta parlando di “un comparto strategico per il Paese, con il suo effetto moltiplicatore sull’economia ed il suo contributo al gettito erariale pari a circa 80 miliardi di euro annui”, che quindi non può in alcun modo essere lasciato indietro, soprattutto ora che lo spostamento individuale tornerà ad essere più diffuso e quanto mai necessario al contenimento dell’epidemia specie nelle grandi città.

Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor, ha sondato il clima di fiducia degli operatori del settore auto (da quota 33,3 di gennaio giunto a quota 3,6 di aprile) e sostiene che una soluzione potrebbe risiedere negli incentivi alla rottamazione, sia per l’acquisto di auto a basse e zero emissioni, sia per quelle con alimentazione tradizionale omologate Euro 6d; un’apertura, quella verso i motori “tradizionali” che sarebbe sostenuta anche dal vicepresidente della Commissione europea e commissario per il clima Frans Timmermans.

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