L’emergenza coronavirus ha prodotto “una caduta dell’attività senza precedenti nelle serie storiche disponibili”, che ha portato nei mesi di marzo e aprile a un dimezzamento della produzione industriale. Lo rileva la nota congiunturale del Centro Studi di Confindustria che registra appunto una perdita di oltre il 50%. La fine del lockdown – prevede ancora Csc – cominciata a partire da oggi con la Fase 2, non genererà un veloce recupero perché le famiglie continueranno a essere prudenti e le imprese dovranno smaltire le scorte che si sono accumulate negli ultimi mesi. Il secondo trimestre, per queste ragioni, mostrerà una dinamica di Pil e produzione molto più negativa rispetto al primo: secondo Confindustria, tra aprile e giugno “c’è da attendersi una caduta del Pil italiano di almeno 8 punti percentuali“, mentre “la variazione acquisita della produzione industriale nel secondo trimestre è di -40,0%“.

“Una caduta senza precedenti e una ripartenza condizionata da incertezze del quadro nazionale ed europeo”. È in sintesi il quadro che emerge dall’Indagine Rapida sulla Produzione Industriale diffusa oggi dal Centro Studi di Confindustria. “È necessario – viene sottolineato – fare di tutto per sostenere adeguatamente imprese e famiglie; l’alternativa è un impoverimento generale e duraturo che riporterà i livelli di ricchezza indietro di quarant’anni”.

Viale dell’Astronomia avverte che, pur con la fine del lockdown, il secondo trimestre “mostrerà una dinamica di Pil e produzione molto più negativa rispetto a quella osservata nel primo”. “Le prospettive sono incerte e legate all’evoluzione della crisi sanitaria”. L’indagine rapida sulla produzione industriale del CsC registra “una diminuzione della produzione industriale del 26,1% in aprile su marzo, quando è arretrata del 25,4% su febbraio. Nel primo trimestre 2020 si registra una variazione congiunturale di -7,5% (da -1,2% nel quarto 2019). La produzione, al netto del diverso numero di giornate lavorative, arretra in aprile del 45,2% rispetto allo stesso mese del 2019. In marzo è stimata in calo del 26,5% sui dodici mesi”. Mentre “gli ordini in volume scendono del 44,6% in aprile su marzo (-42,1% annuo), quando sono diminuiti del 23,7% su febbraio (-52,7% annuo)”.

L’analisi del Csc tiene conto delle indicazioni di Eurostat sul trattamento dei “in un contesto caratterizzato dallo shock improvviso causato dalla diffusione del Covid-19″. Eurostat le nuove osservazioni come come ‘valori anomali’, un procedimento che evita che ci siano forti revisioni nelle serie storiche. “La variazione acquisita della produzione industriale nel secondo trimestre è di -40,0%”. Mentre “per i prossimi mesi, quando è attesa una modesta ripresa della domanda, c’è da attendersi un forte rimbalzo congiunturale dell’attività, pur in presenza di una variazione tendenziale ancora negativa”.

Per gli economisti di Confindustria, infatti, “anche tenendo conto di una dinamica positiva in maggio e giugno, la produzione nel secondo trimestre è attesa diminuire a un ritmo più che doppio rispetto a quello registrato nel primo. La ripartenza sarà graduale, nonostante la fine del lockdown, perché le abitudini di spesa delle famiglie sono cambiate e difficilmente torneranno in tempi rapidi a quelle precedenti e perché le imprese negli ultimi mesi hanno accumulato scorte che dovranno essere smaltite prima che il ciclo produttivo possa tornare a ritmi normali. Per queste ragioni la maggioranza delle imprese, con poche eccezioni, lavorerà a un regime ridotto per diversi mesi”.

Da Viale dell’Astronomia segnalano anche che “l’indice sul manifatturiero in aprile conferma uno scenario economico drammatico: l’indice generale è sceso a 31,1 (inferiore a 50 indica contrazione congiunturale), minimo dall’inizio delle indagini (1997). In particolare, l’indice della componente produzione è sceso a 11,4, con l’84% delle imprese che ha segnalato una diminuzione dell’attività, quello degli ordini è sceso a 11,6 con la componente estera a 18,2″.

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