di dott. Federico Conte, Presidente dell’Ordine degli Psicologi del Lazio
e prof. Riccardo Tiscini, Ordinario di Economia Aziendale Università Mercatorum e Luiss

L’enorme quantitativo di denaro messo a disposizione dal governo per fronteggiare la crisi in atto allevia correttamente l’emergenza, ma non elimina il rischio principale che caratterizza l’anomala situazione che stiamo vivendo. La letteratura scientifica ha ricette economiche consolidate per far fronte agli choc di domanda o di offerta, ma pochi modelli prendono in esame il caso in cui lo choc sia congiunto.

Il lockdown ha creato una inevitabile rottura del legame tra domanda e offerta. Se si immaginano questi due elementi come una coppia in relazione è possibile ipotizzare che il distanziamento sociale imposto e la sospensione forzata di tutte le attività creeranno un indebolimento del rapporto che non potrà spontaneamente azzerarsi quando questa fase di contenimento sarà gradualmente allentata.

Quegli elementi intangibili come la fidelizzazione, la fiducia reciproca e l’ottimismo, che fanno da collante nel legame tra domanda e offerta, lasceranno spazio all’infedeltà, alla diffidenza e al timore.

Con l’iniezione di denaro, il governo punta a sostenere imprese e cittadini, considerandoli però come indipendenti gli uni dagli altri, nella speranza che poi questi, una volta superato il periodo di crisi, riallaccino autonomamente il rapporto che li legava in passato. Rapporto che, peraltro, si sviluppa in buona parte lungo filiere di produzione e consumo globali, che rendono gli effetti delle politiche nazionali strettamente interdipendenti.

Per questo, è necessario che gli interventi, nel prossimo futuro, puntino con maggiore decisione al cuore del problema, sostenendo la relazione che integra domanda e offerta, nel contesto globale. In termini psicologici si tratterebbe di un intervento mirato a “ricucire” la relazione. Il denaro non andrebbe quindi distribuito solo per finanziare le perdite, ma dovrebbe mirare ad alimentare i rapporti tra acquirenti e fornitori, e tra investitori e imprese, al fine di riattivare le relazioni nel sistema economico.

Si potrebbe quindi immaginare che, in ambito nazionale, il denaro erogato sotto forma di sussidio sia messo a disposizione dei cittadini (la domanda), vincolandoli agli acquisti, e di imprese e professionisti (l’offerta), con il fine di rendere disponibili ai clienti prestazioni professionali o prodotti “gratuiti” o “agevolati”. Ad esempio i 600 Euro distribuiti ai liberi professionisti potrebbero essere rinnovati affinché questi eroghino prestazioni “gratuite” ai loro clienti.

Lo stesso discorso si potrebbe fare con la vendita al dettaglio e i servizi al consumo. Analogamente, la Cig dovrebbe ridursi a favore di incentivi al mantenimento, anche part-time, dell’occupazione attiva. Opportuni incentivi fiscali potrebbero canalizzare il risparmio al finanziamento delle imprese italiane. E così via.

L’ipotesi prospettata rappresenta un cambiamento di paradigma e un accantonamento della logica assistenziale che, superata l’emergenza iniziale, non sarebbe la risposta più adeguata alla nuova fase di mercato. Non è solo un tema di allocazione di risorse economiche, bensì di messaggio alla collettività. La responsabilità sociale delle imprese è innanzitutto quella di produrre, il prima e il più possibile, cogliendo ogni occasione di lavoro, d’innovazione e di sviluppo.

Per questo, la correlata grande responsabilità degli amministratori pubblici è, nel rispetto della sicurezza e della legge (anche tributaria), agevolare e fluidificare tali iniziative, potenziando gli investimenti pubblici, ma soprattutto, a costo zero per lo Stato, tramite il superamento di una burocrazia che troppo spesso ha trovato legittimazione nel complicare o nel bloccare, mossa dalla riduzione delle responsabilità più che dalla promozione di iniziative.

Si attiverebbe una spirale virtuosa di ottimismo negli investitori, negli imprenditori e nei lavoratori, che appare l’unica via per la ripresa, dato che il maggior debito per i sussidi e l’iniezione di liquidità sarà sostenibile solo in presenza di una robusta crescita.

Proprio perché il mondo non si era mai trovato a fronteggiare una pandemia simile, serve ripensare le strategie, i modelli di intervento e i comportamenti della mano pubblica, affinché vengano prese in considerazione tutte le componenti che caratterizzano la complessità dei sistemi di convivenza, assumendo un vertice di osservazione innovativo che componga a sistema oltre agli aspetti medico-sanitari, anche quelli economici e psicologici.

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Coronavirus: passata l’emergenza, le imprese dovranno cambiare vita. O falliranno

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