“Il procedimento relativo alla presunta sepoltura in Vaticano, presso il Cimitero Teutonico, dei resti di Emanuela Orlandi è stato archiviato dal giudice unico dello Stato della Città del Vaticano che ha integralmente accolto la richiesta dell’Ufficio del promotore di giustizia”. È quanto afferma un comunicato della Sala Stampa della Santa Sede nel tentativo di mettere fine alla vicenda della ragazza sparita misteriosamente. “Il fascicolo – precisa la nota – era stato aperto nell’estate scorsa, dopo la denuncia dei familiari della giovane scomparsa nel 1983 a seguito della quale il promotore di giustizia, Gian Piero Milano, ed il suo aggiunto, Alessandro Diddi, avevano autorizzato l’accesso a due tombe ubicate all’interno del Cimitero Teutonico, poi risultate vuote”.

Il comunicato ricorda che “in quel contesto istruttorio, un ulteriore accertamento disposto dai magistrati aveva portato al rinvenimento, in un locale sotterraneo all’interno del complesso cimiteriale, di migliaia di frammenti ossei di diversa epoca ed origine. Le verifiche su tali reperti, effettuate dal professor Giovanni Arcudi, perito di ufficio, alla presenza dei consulenti della famiglia Orlandi, hanno portato a concludere che i frammenti rinvenuti sono databili ad epoca anteriore alla scomparsa della povera Emanuela. I più recenti risalgono ad almeno cento anni fa. Di qui – prosegue la nota – la richiesta di archiviazione che chiude uno dei capitoli della triste vicenda, nella quale le autorità vaticane hanno offerto, sin dall’inizio, la più ampia collaborazione. In questo spirito, il provvedimento di archiviazione lascia alla famiglia Orlandi di procedere, privatamente, ad eventuali ulteriori accertamenti su alcuni frammenti già repertati e custoditi, in contenitori sigillati, presso la Gendarmeria”.

Tutto era iniziato nel luglio 2019 con la richiesta della famiglia Orlandi, subito accettata dal Vaticano, di aprire due tombe all’interno del Cimitero Teutonico dove si ipotizzava fossero stati occultati i resti della ragazza. Ma al momento dell’apertura le tombe furono trovate completamente vuote. Non solo non c’erano i resti di Emanuela, ma nemmeno quelli delle due principesse che, stando alle lapidi, erano state sepolte lì dentro. Il Vaticano decise allora di aprire anche gli ossari rinvenuti poco distanti dalle due tombe contenenti migliaia di reperti. Ma per il perito nominato dalla Santa Sede quelle “ossa non risalgono a epoca successiva alla fine del 1800”.

Il Vaticano precisò, inoltre, che il consulente di parte della famiglia Orlandi “ha avanzato richiesta di accertamenti di laboratorio su circa settanta reperti ossei. Il professor Arcudi e la sua equipe non hanno avallato la richiesta perché le medesime strutture ossee hanno caratteri di datazione molto antichi. Per questi motivi, i campioni sono stati repertati e trattenuti presso il comando della Gendarmeria a disposizione del promotore di giustizia”. Ora, invece, le autorità vaticane hanno dato alla famiglia di Emanuela la possibilità di procedere privatamente a eventuali ulteriori accertamenti proprio su questi frammenti. Il segnale che il caso Orlandi non è ancora concluso.

Twitter: @FrancescoGrana

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