E’ da più di un mese che sappiamo, grazie all’evidenza scientifica pubblicata sulle riviste scientifiche internazionali più importanti a livello mondiale, che test di massa uniti a un sistema di tracciamento aggressivo sono strategie efficaci nel contenimento del coronavirus.

La strategia “testing and tracking” ha mostrato notevole successo nel contenimento della pandemia in Sud Corea, Singapore, Taiwan e Hong Kong, come sottolineato da molti articoli peer-reviewed, inclusi uno apparso su Science il 17 marzo e uno su Nature il 23 marzo di quest’anno. Similmente, questi studi sembrano corroborare i buoni risultati ottenuti in Veneto dalla strategia sviluppata dal prof. Andrea Crisanti a Vo’ Euganeo.

Secondo Crisanti il governo italiano per avviare, in sicurezza, la fase 2 deve fare diagnosi via telefono, geolocalizzare i possibili casi e, con software che già esistono, capire se in una certa area si sta formando dei cluster. “Se si ha questo sospetto, si chiude l’area e si fanno tamponi a tutti come a Vo’”, aggiunge Crisanti.

Il Comitato Tecnico Scientifico, nonostante la litania di conferenze stampa alle 18 della sera, si è sempre rifiutato di condividere i documenti e le raccomandazioni governative che ha prodotto. Tuttavia, il report che ha spinto il governo alla cautela rispetto alla riapertura della cosiddetta “Fase 2” è stato pubblicato online.

Il documento, che contiene analisi utili, esorta alla cautela per motivi piuttosto giustificabili. Tuttavia, è singolare come il report non contenga alcuna indicazione rispetto all’eventualità di usare test di massa e tracciare in modo aggressivo i sintomatici e gli asintomatici (il modello Sud Corea e Vo’ Euganeo).

Eppure in una recente intervista basata su un nuovo studio pubblicato su Nature Medicine emerge che “tutte le misure che permettono di identificare precocemente i positivi e interrompere le catene di contagio, oltre a un rispetto ferreo delle regole d’igiene e della distanza fra le persone [eviterebbero gli scenari peggiori]. Non distinguiamo fra app o altri metodi. Ma confidiamo che lo strumento principale resterà il tampone, da fare il prima possibile a tutti i sospetti contagiati e ai loro contatti”.

Il messaggio dello studio è “che solo un tracciamento aggressivo ci permetterà di allentare il lockdown senza conseguenze gravi”. Come si faceva notare in un recente articolo, chiedendo una risposta a uno dei membri del comitato e vice direttore aggiunto dell’Oms, cos’ha fatto il Comitato Tecnico Scientifico al fine di sviluppare una solida strategia di “testing and tracking”?

Il Comitato Tecnico Scientifico ha, anche se molto lentamente e senza ammetterlo apertamente, modificato il proprio approccio iniziando, ad esempio, a consigliare l’uso di tamponi oltre i casi gravi sintomatici. Inoltre, ha fatto sviluppare la app chiamata “Immuni”, che servirà al tracciamento. Tuttavia, queste risposte sembrano “troppo poco e troppo tardi” mentre sulla app “Immuni” Crisanti non usa mezzi termini: “Non serve a niente se non si ha la capacità di fare tamponi a tutti.”

Ricordiamo che Crisanti ha mostrato una lungimiranza strategica che ha sorpreso tutti, anche la stessa Regione Veneto che ora si vanta per i risultati sanitari ottenuti. Il direttore generale della sanità del Veneto, Domenico Mantoan scriveva che “[ogni analisi effettuata su] soggetti asintomatici non rientra tra le prestazioni coperte dal fondo Ssn (Sistema Sanitario Nazionale).” Non sarebbe il caso di coinvolgerlo nel Comitato Tecnico Scientifico?

Sarebbe inoltre necessario fare una seria analisi sull’impatto prospettico delle misure di lockdown e la susseguente crisi economica, psicologica, sociale e civile, sulla salute della popolazione. Le crisi economiche uccidono e causano disturbi mentali, mentre le quarantene hanno costi psicosociali molto pesanti per le popolazioni. Come si sta muovendo il comitato al fine di valutare costi e benefici delle strategie di contenimento del coronavirus oltre all’ambito sanitario?

A dire il vero, questo governo e comitato stanno affrontando dei compiti estremamente difficili e delicati. Sembrano trovarsi di fronte a una situazione che ricorda il paradosso del Comma 22, dal romanzo di Joseph Heller: se “apri tutto” sbagli perché il coronavirus torna a mietere vittime, se “tieni tutto chiuso” sbagli perché affondi l’economia, aumenti la disoccupazione, i suicidi e il disagio civile. Ci dev’essere una via di uscita. Troviamola presto!

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