Tra due giorni il primo ministro francese, Edouard Philippe, presenterà il piano del Governo per uscire dal lockdown davanti all’Assemblea Nazionale, ma nel Paese non si placa lo scontro tra il comitato scientifico e il presidente Emmanuel Macron. Nel weekend gli esperti hanno diffuso un parere che, sulla annunciata riapertura delle scuole a partire dall’11 maggio, si è detto in disaccordo con l’esecutivo.

Macron e la squadra di governo sembrano determinati ad andare avanti e procedere con la riapertura di nidi, asili, poi con il rientro in classe prima degli alunni delle elementari, poi di medie e licei. Gli scienziati chiedono invece una riapertura a settembre, come in Italia. Il Consiglio “prende atto” della decisione del governo contraria ai suoi auspici e raccomanda almeno di “mettere in conformità i sanitari, disporre di gel disinfettante per tutti e preparare le aule in modo da potervi rispettare il distanziamento sociale. Inoltre, raccomanda fortemente l’uso delle mascherine a tutti, insegnanti, personale ma anche studenti, almeno fino alle medie nell’impossibilità di imporle ai bambini più piccoli”.

“La mancanza di conformità dei pareri del governo e degli esperti crea apprensione”, protestano i sindacati che parlano di impossibilità di una riapertura delle scuole in sicurezza.

Per il resto, il governo conferma la cifra di 500-700mila test che afferma sarà in grado di effettuare a chiunque abbia il minimo sintomo, per poter procedere con diagnosi ed eventuale isolamento. Ma al momento, oltre ai tamponi, sembra difficile anche poter contare sulle “equipe mobili” annunciate per i test a domicilio o sugli hotel in cui confinare chi non volesse rischiare di contagiare i familiari.

Sulla app che dovrebbe tracciare i movimenti e i contatti dei possessori di smartphone il dibattito è feroce fra governo e un’opposizione che non vuole cedere sul piano delle libertà individuali. Tutti gli scienziati, tranne uno che si pronuncia per l’obbligatorietà, propendono per una app da installare sullo smartphone su base facoltativa.

Anche i sindacati dei lavoratori delle ferrovie vorrebbero rinviare l’apertura per mancanza di sicurezza, mentre si ignora come il governo voglia procedere sull’utilizzo dei trasporti urbani, con la metro parigina che rischia di tornare ai livelli abituali di affollamento che renderebbero impossibile qualsiasi distanziamento.

La destra, intanto, chiede che, a differenza di quanto previsto dal governo, sul piano di riapertura del paese non si voti immediatamente dopo il discorso di Philippe: “Serve una riflessione di almeno due giorni”, ha proclamato la destra dei Republicains. Mentre per la sinistra radicale di Jean-Luc Melenchon, il voto immediato rappresenta “un imbroglio”.

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