Mentre in altri Paesi le scuole stanno riaprendo, ad esempio in Francia e in Germania, in Italia sulla data dell’apertura delle scuole c’è ancora un silenzio assordante, che solo vari scoop di giornali hanno colmato, gettando le famiglie nell’incertezza e nell’ansia. Ad oggi non sappiamo neanche cosa accadrà a settembre.

Parliamo di 12 milioni di famiglie con figli, delle quali il governo, nelle vesti della ministra della Pubblica Istruzione soprattutto, non sembra volersi occupare, almeno nei termini di una comunicazione chiara ed efficace, mentre tutto si concentra sul tema della riapertura economica.

Decidere di lasciare le scuole chiuse, tutte le scuole, senza distinzioni, è una soluzione davvero troppo facile. La prima domanda che, come genitori, ci facciamo è che tipo di lettura scientifica c’è alla base di questa scelta e se, soprattutto, tale scelta abbia ragioni cliniche oppure meramente, o soprattutto, organizzative. In altre parole i motivi sono solo di salute oppure le scuole italiane non sono semplicemente pronte?

Se è vera la prima, come mai le altre scuole sanno riaprendo? Sulla base di altri dati? Se è vera la seconda, va fatta un’operazione di sincerità e dire che, più che un problema di sicurezza oppure oltre, c’è anche un problema legato alla scuola italiana. Ma anche qui: perché non riaprire le scuole in alcune regioni? Oppure i nidi e le scuole per l’infanzia, visto che i bambini piccoli sono più difficili da tenere e soprattutto hanno ripercussioni linguistiche, cognitive, emotive e sociali assai maggiori dalla interruzione scolastica, che sarà di sei mesi almeno?

La seconda domanda è: se le aziende riaprono, chi terrà i nostri figli? Pensiamoci bene. I nonni, pilastro del welfare e dell’aiuto, sono fuori gioco. Affidargli i bambini mentre si va al lavoro significa esporli a rischio certo. E allora? Davvero pensiamo di coprire oltre 40 ore di lavoro settimanale con i voucher baby sitter? E dove si trovano tutte queste baby sitter? E chi ha i soldi per pagarle così a lungo? Si parla di estensione di congedi parentali. E anche qui: quanti lavoratori ci rientreranno? I soliti dipendenti? E tutti i precari, autonomi, intermittenti? E quanti mesi si pensa di coprire?

Bisogna ricordare anche che se le scuole resteranno chiusi anche i centri estivi, che per settimane coprono i genitori d’estate. E pure i centri diurni per disabili, e pure tutti i centri sportivi, con danno enorme sia per i ragazzi disabili, per i quali lo sport è fondamentale, sia per tutti gli altri. Il paradosso è che, mentre da noi la ministra per la Famiglia annuncia pomposamente di voler riaprire i parchi, altrove si discute di come sistemare i banchi. Ma a noi non servono parchi aperti, serve la scuola. E lo sport, specie per i più fragili.

L’errore più grande, tuttavia, rispetto al tema famiglie e scuola, questo governo lo sta facendo – ripeto – sul piano comunicativo, come già era successo nel caso dei goffi chiarimenti sul decreto che consentiva ai bambini di uscire. Ma qui la posta in gioco è ben più fondamentale.

E allora altro che silenzio, occorre riaprire presto e subito un dibattito pubblico sul tema della scuola, sulle conseguenze di una chiusura prolungata, sulla possibilità di differenziare regioni e istituti (ma dove è finita l’autonomia scolastica? Se io, preside, magari di una regione con pochissimi contagi, ho un cortile enorme e un giardino e posso fare lezioni all’aperto perché non posso farle?). Non possiamo continuare a ricevere informazioni dai giornali, l’effetto è veramente allucinante (notizie che la ministra poi non smentisce né conferma).

Si sono fatte milioni di conferenze stampa per comunicare dati, decreti e qualsiasi cosa. Una conferenza stampa dedicata alle famiglie, con tutte le informazioni che meritano, la vogliamo fare?

Ecco perché ho scritto questa petizione che, se credi, ti invito a leggere e condividere (clicca qui)

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