L’incremento della mortalità complessiva nel mese di marzo e nei primi quattro giorni di aprile, quindi per qualunque causa e non solo per coronavirus, riguarda tutta Italia ma si concentra soprattutto al Nord. È la prima evidenza che emerge dai nuovi dati diffusi dall’Istat: l’Istituto ha scelto di concentrarsi su 1689 Comuni considerati rappresentativi e ha rilevato che nell’Italia settentrionale si registrano le variazioni più consistenti. In oltre la metà dei Comuni del Nord presi i considerazione, i morti per il complesso delle cause sono più che raddoppiati nel periodo dal 1 marzo al 4 aprile rispetto al dato medio dello stesso periodo degli anni dal 2015 al 2019.

Il metodo – L’Istat ha deciso di concentrarsi sui Comuni italiani in cui ci sono stati almeno dieci morti nel periodo 4 gennaio-4 aprile (ultimi tre mesi) e in cui si registra un aumento dei morti pari o superiore al 20 per cento nel periodo 1 marzo-4 aprile 2020 rispetto al dato medio dei 4 anni precedenti. In questo modo l’Istituto di statistica ha selezionato i Comuni che presentano un importante eccesso di mortalità: sono in tutto 1689, la scorsa settimana erano 1450. “Questi comuni non costituiscono un campione – spiega l’Istat – ma solo un loro sottoinsieme meritevole di attenzione: l’importante incremento dei decessi per il complesso delle cause, infatti, si è osservato proprio in concomitanza della diffusione dell’epidemia di Covid-19“.

La distribuzione temporale e geografica – L’incremento della mortalità complessiva osservato nel mese di marzo e fino al 4 aprile rappresenta un’inversione di tendenza dell’andamento della mortalità giornaliera dei mesi di gennaio e febbraio 2020. Nei primi due mesi del nuovo anno, infatti, i decessi erano stati inferiori alla media 2015-2019. Un fenomeno, osservare l’Istat, che si può spiegare con condizioni climatiche favorevoli e un conseguente rallentamento della diffusione dell’influenza stagionale. L’aumento dei morti emerge “solo a partire dalla fine di febbraio e dalla prima settimana di marzo ed è concentrato nei comuni del nord e del centro in cui l’epidemia si è diffusa di più”, scrive l’Istituto di statistica. Un incremento diffuso nei grandi comuni ma anche nelle realtà più piccole.

A Bergamo morti quintuplicati – Come era già emerso dalla precedente analisi, la situazione più critica si è verificata dei comuni della provincia di Bergamo. Il capoluogo vede quintuplicare i decessi per il complesso delle cause per il mese di marzo e per i primi quattro giorni di aprile, passando da una media di 141 casi nel 2015-2019 a 729 nel 2020. Incrementi della stessa intensità, quando non superiori, interessano la maggior parte dei comuni della provincia bergamasca. Situazioni particolarmente allarmanti anche nella provincia di Brescia: nel capoluogo i decessi per lo stesso periodo sono triplicati: da 212 nel 2015-2019 a 638 nel 2020. Aumenti ben superiori al 200% sono presenti anche in capoluoghi come Piacenza (283%), Pesaro (246%) o Cremona (345%). Tra i comuni verificati che entrano nella selezione per la prima volta, l’Istat segnala infine Bologna che presenta un incremento del 22% dei decessi dal primo marzo al 4 aprile, rispetto alla media dei decessi dello stesso periodo degli anni 2015-2019.

Anziani al Nord: +158% di decessi – Considerando invece il genere e la classe di età dei morti, le differenze tra uomini e donne sono particolarmente accentuate nei più anziani residenti al Nord: si osserva un incremento dei decessi del 158% a fronte del 105% per le donne, nella classe di età 75 e più. Una mortalità più alta per il sesso maschile si registra più in generale in tutta Italia e indipendentemente dall’età.

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